Logan
Il buio pesto è spezzato solo dai lampioncini dei nostri giardini. Mi avvicino silenziosamente alla staccionata. Ho controllato dalla finestra che la via fosse libera, prima di scendere in cortile. Tommaso è stato l'ultimo ad uscire da casa loro.
Matt stasera è uscito con il resto del nostro gruppo, io mi sono inventato una scusa per dargli buca.
Alessandra e Roberto hanno portato Bianca al cinema, che voleva andarci da quando ha saputo che ci siamo stati noi più grandi. Carlotta dovrebbe essere in discoteca con le amiche.
Casa Castellani ora è immersa nel silenzio e nel buio più totale, ad eccezione di una stanza.
La sua.
Scavalco lo steccato nel solito varco tra la siepe, balzo nel loro giardino e mi avvicino alla porta. Suono il campanello, passa un po' di tempo senza che accada nulla.
Poi comincio a sentire una serie di bip rapidi e acuti, alla fine un fischio prolungato, e la luce sul piccolo tastierino vicino alla porta passa da rosso a verde.
Dopo l'incursione dei ladri, suo padre ha fatto installare un allarme. Immagino che abbia insistito perché lei lo inserisse, visto che sarebbe rimasta a casa da sola questo sabato sera.
Come la porta si schiude, io la spalanco di slancio e mi fiondo dentro impaziente.
Le nostre labbra si trovano al buio ancor prima che l'uscio si richiuda alle mie spalle.
«Quanto abbiamo?».
«Un paio d'ore al massimo», sospira contro la mia bocca, aggrappandosi alla mia felpa.
«Che palle». Riprendo a baciarla brontolando. Poi mi distacco e le prendo il viso tra le mani. Le accarezzo le guance, la guardo. Per un momento mi dimentico di qualsiasi altra cosa, vedo solo il verde dei suoi occhi. «Andiamo su?».
Mi sorride nella penombra, io mi scordo un secondo di respirare. «Sì». Mi pende per mano e mi fa strada verso le scale.
«Dov'è la belva?», domando guardandomi intorno.
«Di sopra. In camera mia».
Mi fermo con il piede sul primo gradino, lei è già qualche passo avanti a me. «Angela, non ho una gran voglia di farmi sbranare».
Lei si volta e scocca un sorrisetto, portandosi la mano libera su un fianco. «Non fare il fifone. Da quando hai paura dei cani?».
«Non ho paura dei cani. Ho paura del tuo cane», specifico puntandole un dito contro. «Mi odia».
«Ci sono io, non ti farà niente».
«Mmm», rumoreggio mentre lei riprende a trascinarmi su per le scale. «Sulla lapide voglio che scriviate "eroe". Sto andando a morire a testa alta».
«Ma smettila».
Raggiungiamo il piano superiore e passando davanti alla camera chiusa di suo fratello maggiore mi sorge spontanea una domanda. «Matt è uscito con i ragazzi. Ma Tommaso dove è andato stasera? Strano che sia uscito sapendo che saresti rimasta da sola».
Lei scrolla le spalle. «Sinceramente, non lo so. Ha accennato qualcosa sui suoi compagni di università, ma se devo essere onesta sembrava un po' strano mentre parlava. E sì, ha provato a dire che se avessi preferito sarebbe rimasto con me, ma l'ho praticamente sbattuto fuori dalla porta a calci nel sedere».
«Brava». Un sorriso storto si fa strada sulla mia bocca mentre la spingo contro la porta di camera sua e la faccio entrare. Incollo la mia bocca alla sua mentre avanziamo nella stanza, chiudo gli occhi e le accarezzo le labbra con la lingua, schiacciandola poi contro la sua e assaporando il suo sapore con un mugolio.
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Quando Le Rondini Tornano A Casa
RomanceI Russo e i Castellani sono vicini di casa da una vita. I figli delle due famiglie sono cresciuti insieme, sono amici da sempre. Ma dall'amicizia possono nascere tante cose. Complicità. Amore. Rancore. Terza di cinque figli, sempre educata, composta...