Angela«Tanti auguri». Mi porge la busta che tiene tra le dita, e io la fisso confusa.
Allungo la mano, la prendo e la rigiro per osservarla. È bianca, senza scritte, non è nemmeno sigillata.
«Non mi avrai scritto una lettera per il compleanno?», butto lì, il tono amaro tinto di ironia. Sarebbe la cosa meno da Logan in assoluto.
L'angolo della sua bocca carnosa si piega lievemente verso l'alto. «In realtà, l'hai scritta tu».
Mi acciglio. «Che?».
Logan fa un cenno con il mento.
Con l'incomprensione che mi arriccia la bocca, apro la busta e infilo due dita dentro.
Quando i miei occhi si posano su quello che racchiude, per poco non vado in apnea.
Le mie labbra iniziano a tremare per l'emozione. Estraggo adagio il foglietto tutto scritto, stropicciato e con l'inchiostro sbiadito. Logan deve aver tentato di stirarlo alla meglio, ma sono ancora perfettamente visibili le numerosissime pieghe dovute al fatto di essere stato appallottolato per poter essere lanciato come un proiettile. Un'infinità di solchi biancastri si intrecciano sulla carta sciupata sovrapponendosi alle lettere.
La scrittura è la mia. Un po' più immatura e acerba, ma è indubbiamente mia. Non è cambiata poi tanto negli anni.
«Non ci posso credere». Stringo forte i polpastrelli su quello che è stato uno dei tanti bigliettini che scrivevo a Logan quando eravamo dei bambini.
Mi aveva regalato una fionda, e la usavo per mandargli messaggini scritti su foglietti di carta attraverso le finestre.
Spesso erano messaggi di risposta alle sue prese in giro, alcuni invece erano pensieri forse un po' troppo profondi per una ragazzina, con cui volevo fargli capire quanto fosse importante per me la sua amicizia.
Solo ora, leggendo questa letterina che gli ho scritto il giorno del mio dodicesimo compleanno, mi rendo conto di quanto in realtà i miei sentimenti trapelassero dalle parole marchiate ad inchiostro sul foglio.
Ricordo di avergli lanciato questo bigliettino alla sera, dopo la festa, per ringraziarlo del regalo: un collare per Stella, che era da poco arrivata a casa nostra.
È stato anche l'ultimo biglietto che ho scritto. Dopo, mi sentivo troppo grande per questo genere di cose. Dopo, ho capito di amarlo troppo, e pensavo che mi sarei tradita se avessi continuato con quel giochetto infantile.
«Logan», alito. Sollevo su di lui due occhi increduli, e lo sorprendo a fissarmi con una dolcezza da far tremare le ginocchia. «L'hai tenuta?».
«Le ho tenute tutte».
Mi si attorciglia lo stomaco. Spalanco le palpebre e mi trovo a corto di parole. Schiudo la bocca, ma escono solo deboli balbettii. «Tu... le hai... stai scherzando?». Ha davvero conservato le mie lettere? Quelle lettere sciocche e patetiche che ero certa buttasse ogni volta nel cestino, forse senza nemmeno leggerle con attenzione. In fondo era solo un ragazzino un po' presuntuoso. Non mi sarei aspettata qualcosa di diverso.
«Mai stato così serio», asserisce, il tono raspante. Le corde della mia anima vibrano, smosse dalla sua voce bassa e seducente. «Le ho ancora tutte. Le tengo in una scatola dentro il cassetto. Una volta Penelope, ficcanasando in camera mia, l'ha trovata. C'è mancato poco che la sbattessi fuori a calci per evitare che la aprisse».
Arrossisco. «Immagino che sarebbe stato imbarazzante...». Lettere romantiche mascherate da bigliettini d'amicizia, scritte dalla vicina di casa che tutti – soprattutto sua sorella – sapevano avere una cotta smisurata per lui. Mi sento così in imbarazzo.
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Quando Le Rondini Tornano A Casa
Storie d'amoreI Russo e i Castellani sono vicini di casa da una vita. I figli delle due famiglie sono cresciuti insieme, sono amici da sempre. Ma dall'amicizia possono nascere tante cose. Complicità. Amore. Rancore. Terza di cinque figli, sempre educata, composta...