73 - STELLE STRAPPATE DAL CIELO

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Logan


Sole, luna. Giorno, notte. Azzurro, grigio, nuvole.

Ormai i giorni scorrono tutti uguali, e non mi interessa molto se sia mattina, pomeriggio, sera. Se ci sia bel tempo oppure no. A volte, se non esco, nemmeno lo so che tempo c'è fuori. Le mie tende sono sempre chiuse.

Perché fa troppo male continuare a guardare la sua finestra.

Mi fa sentire uno schifo. Per averla lasciata di nuovo, per non riuscire a trovare una soluzione migliore.

Cerco di sedare il dolore fingendo di non averla ad appena sei metri di distanza. Provo ad immaginare che lei non ci sia già più, perché tanto prima o poi mi dovrò abituare al fatto che non sia più in quella stanza. Che se ne sia andata.

Non ho idea di quando partirà davvero per l'istituto a Parigi. Probabilmente con l'inizio dell'anno scolastico. Non resta molto tempo.

L'estate finirà presto. Cambierà tutto. Io non andrò più a scuola, forse comincerò l'università, forse vorrò solo morire, senza di lei.

E lei se ne andrà in un altro Stato. E a quel punto sarà abbastanza libera da decidere di seguire qualsiasi strada le si presenterà davanti, come è giusto che sia.

Come merita davvero.

Quello che mi spezza di più è che lei ancora non ha accettato la cosa, e se un po' mi viene da sorridere davanti al coraggio con cui continua a lottare per noi, dall'altro la invidio, perché io un coraggio così ho dimostrato di non averlo.

Vorrei soltanto che la smettesse, perché già mi è tremendamente difficile stare senza di lei, e vorrei capisse che lo sto facendo anche per lei. Per semplificare le cose a entrambi. Perché è inutile convincersi che una volta lontani le cose potranno funzionare. È un'illusione troppo fragile.

Vorrei che smettesse di provare a telefonarmi. Di mandarmi messaggi in cui mi chiede di vederci, in cui mi prega di andare al suo saggio finale, quello che si terrà tra pochi giorni.

Quello a cui sarà di nuovo presente il dirigente di quell'istituto, il saggio che potrebbe cambiarle la vita.

Perché non ce la faccio.

Non ce la faccio a vedere il suo nome sullo schermo e pensare che le cose non saranno mai più come prima.

Non ce la faccio a pensare di andare a quel saggio e vederla brillare sul palco, sapendo che per le scelte che ho fatto non posso più abbracciarla e stringerla come se fosse mia.

Perché Angela è una stella, e se abbracci le stelle poi finisci in cenere, se non sei abbastanza forte da resistere al loro fianco. Io non credo di esserlo, non lo sono mai stato.

Per questo devo lasciarla brillare da sola.


*


Il soffitto della mia camera è bianco, un po' stinto agli angoli in effetti. Dovrei ritinteggiarlo. Prima, però, dovrei togliere quelle stelle adesive. Quelle che si illuminano al buio.

Se le tolgo, poi dovrò riattaccarle una volta finito di dipingere.

Ma che senso ha riattaccarle, se lei non è qui ad attaccarle con me?

Una morsa mi stringe il cuore. Ormai sono più i momenti in cui me lo sento stretto e contratto che quelli in cui riesce a battere normalmente.

Giuro, mi sembra di impazzire.

Il battito è sempre agitato, sempre di corsa, sempre schiacciato da un peso che non so come togliermi di dosso.

Sto impazzendo, cazzo, sto impazzendo completamente.

Quando Le Rondini Tornano A CasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora