Capitolo 2

120 4 2
                                    

"Allora giovanò, che se dice da quanno nun so più venuta? La fidanzatina ce ll'hai?" chiese la zia mentre era impegnata a tagliare la parmigiana.
"No signora, mi sto preservando" rispose con un sorriso smagliante.
"C'hai 'nbel prototipo de ragazzina, vero?" chiese ancora mentre divideva le porzioni nei piatti.
"Si. Queste d'oggi non hanno nulla a che vedere con me e con chi voglio al mio fianco. Sono tutte molto sciatte e coatte..nulla che faccia al caso mio" ribattè.
Mi strozzavo quasi con la coca cola nell'udire quella grande stronzata. Nulla che faccia al caso suo? Ma se è appena venuto fuori da una storia con Anna Maria Limoni, la più coatta e troia dell'istituto?, pensai.
Cosa non farebbe per pararsi il culo e per apparire perfetto agli occhi degli altri? Praticamente nulla.
"Che c'è tesò? Nun te senti bene?" chiese inclinando il capo cercando di assumere un espressione melodrammatica. "Sto benone, solo che preferirei mangiare e stare in silenzio zia. Sono argomenti che ho sempre recriminato, e vorrei evitarli anche oggi se non ti spiace" risposi dopo aver tossito per qualche secondo, ininterrottamente.
Avevo sempre odiato quei discorsi proprio perché altrimenti mia zia iniziava a raccontare i tempi in cui lei era una ragazzina. Sicuramente poi finiva col dire che le ragazze di oggi non hanno pudore, dignità, ed intelligenza, perché se l'avessero avuta la nostra generazione non sarebbe quasi tutta finita su mtv con sedici anni e incinta. Aveva ragione, lo pensavo anch'io, ma lei generalizzava facendo di tutt'erba un fascio, e sentirmi parte di quella grande stramagioranza di baby squillo, mi faceva un effetto nauseabondo.
"Posso cambià argomento o me devo imbavaglià?" chiese visibilmente innervosita, ma mantenendo la calma.
"Parla quanto ti pare senza toccare questo tasto dolente. So a memoria la tua storia, la vita, la morte e il tuo miracolo, non vorrei riascoltarlo per la trentesima volta dopo i rari pranzi di famiglia, quindi prosegui con un'altro argomento. Anche perché ne sono più che sicura del fatto che Federico ne sappia già fin troppo della nostra generazione di merda, zia" buttai fuori, senza rendermi conto della sua espressione gelida, "e comunque, tanto per parlare di una generazione di merda, mia madre mi ha dato il permesso per andare ad una festa in centro e di dormire da un'amica. Quindi sabato non aspettarmi e non chiamare i miei, si preoccuperebbero per nulla" continuai, sperando solo che se la beva.
Scrollò le spalle e finì di mangiare.
Continuammo il pranzo senza un argomento preciso, perché loro due saltavano da un argomento all'altro e questo non poteva che farmi piacere. Dopo pranzo, aiutai la zia a mettere in ordine la cucina e a fare qualche faccenda, mentre Federico era stravaccato sul divano in soggiorno, facendo zapping tra i canali.
Finii poi di aiutare zia, e lo raggiunsi poco dopo essermi cambiata.
"Hai voglia di uscire?" chiesi cercando di abbottonare il bracciale intorno al polso.
"Tu?" chiese guardandomi.
"Decisamente. Non vorrai farmi passare mica tutto il giorno qui dentro?" chiesi alzando il sopracciglio.
"Dai andiamo" disse divertito.
Scossi il capo alzando gli occhi al cielo ed andai alla porta d'ingresso.
"Zia, noi usciamo! Ci sentiamo dopo" urlai aprendo la porta.
"Vabbè ciccia, nun fà tardi" rispose facendo altrettanto.
Aspettai che uscisse anche Federico, e richiusi la porta alle nostre spalle.
"Dove andiamo?" chiese alitando nelle sue mani per scaldarle.
"Non so, tu dove vuoi andare?" chiesi facendo spallucce, stringendomi nella maglia.
"Piazza di Spagna?".
"Sai quanti sfigati e quanti turisti ci saranno? Cambia rotta, amico".
"Allora Piazza Navona" ribattè.
"Gli sfigati ed i turisti sono soprattutto lì" risposi scuotendo il capo.
"Piazza del Popolo e basta. Non rompere i coglioni Ila" disse ridendo.
"Mi comprerai un gelato, vero?" chiesi facendo gli occhi dolci.
"Mi costi più di Pippo, lo sai?" chiese sospirando.
"Pippo è un cane, e tu gli dai da mangiare solo ed esclusivamente i tuoi avanzi".
"Lo so, e non è incredibile? Mi costi solo tu, anziché Pippo".
"Con tutto quello che mangi a casa mia quando non c'è nessuno nei paraggi, potrei dire lo stesso di te. Non potrei paragonarti a nulla, tranne che al mio piccolo serpente".
"Tua madre ti ucciderà quando lo scoprirà".
"Intanto le tiene a bada i topi, quindi potrebbe persino ringraziarmi".
"Roba da matti" mormorò ridendo.
Montammo sulla sua vespa d'epoca bianca, di cilindrata 50, e sfrecciammo per le strade romane fino a raggiungere Piazza del Popolo.
"Ma guarda chi si rivede" disse una voce alle nostre spalle, mentre Fede mi guardava divertito a causa della mia ardua impresa nel leccare il gelato.
Mi girai di scatto con tutta le labbra sporche di pistacchio, notando di fronte a me Ludovica e Christian.
Li guardai, e nascosi il gelato dietro la schiena.
"Perché lo nascondi?" chiese Christian divertito.
"P-perché questa è soltanto un'illusione ottica" dissi.
"I tuoi baffi al pistacchio ed il gelato in pieno inverno? Si lo credo anch'io" rispose Ludovica, prima di passarmi un fazzoletto.
"Grazie" dissi pulendomi.
"La mia bambina mi ha chiesto un gelato, ed io l'ho accontentata..ma non sapevo potesse mettersi in ridicolo" mormorò Fede, che cingendomi le spalle.
Mi girai e lo guardai di sbieco.
"La bimba tua?" chiese Christian alzando il sopracciglio divertito.
"Si" sentenziò mettendomi un braccio attorno al collo.
"Ho afferrato il concetto" disse con un ghigno, " 'Nnamo và" disse Christian lanciano un'occhiata a Ludovica.
"E se venissimo con voi?" chiesi.
"Come vuoi, ci farebbe piacere" rispose Ludovica.
"Andiamo?" chiesi guardando Federico.
Mi guardò per qualche istante e sospirò.
"Andiamo" rispose unendo poi le labbra in una linea sottile.
Andammo per tutti i negozi del corso mentre Federico e Christian ci aspettavano con pazienza fuori i negozi.
Non avevano un bel rapporto, non si sopportavano granché, ma facevano grandi sacrifici per far felice me e Ludovica. Forse un giorno quando sarò diventata la ragazza di Christian, Federico cambierà opinione su di lui solo per me, pensai. Aggiungerei anche che nei sogni tutto è possibile, quindi potrebbe essere un'opzione plausibile soltanto nei sogni. Purtroppo potevo sentire il suo calore, il suo respiro e la sua foga soltanto attraverso i sogni. Non avrei mai provato cosa voleva dire avere le sue mani su di me, sentire il suo respiro ed avvertire la sua voglia sulla mia stessa pelle. Probabilmente al suo tocco reale, sarei svenuta e mi sarei resa ridicola per la milionesima volta, sarei anche andata in iperventilazione..ma non sarebbe mai successo, quindi per questo, potevo dormire a sogni tranquilli.

"Ludo, 'nnamo a prenne a roba."
disse Christian.
Federico mi prende per un braccio e mi porta lontano da orecchie indiscrete.
"Tu con lui non ci vai, è troppo pericoloso".
"Ma che ti prende? Fede, sta tranquillo, non ci succederà niente".
Mi avvicinai agli altri senza dargli il tempo per rispondere e sorrisi ai due.
"Dove si va?" chiesi, e vidi con la coda dell'occhio Federico che ci veniva incontro abbastanza teso.
"Vedrai" rispose Ludovica. Prendemmo gli scooter, e guidammo per una decina di minuti in una strada che conoscevo ben poco.
Ci fermammo in una fabbrica ormai abbandonata, quasi tutta  ricoperta dagli alberi e dai graffiti.
Christian si avviò verso un ragazzo alto e muscoloso, con diversi tatuaggi e piercing, con uno sguardo che faceva già capire di stargli alla larga. Bisbigliò qualcosa nell'orecchio del ragazzo e ci fece entrare.
L'interno aveva sempre molti graffiti e c'era poca luce, quindi si vedevano soltanto i caratteri di luce dominanti.
"Aspettate qui" continuò Christian, "torno subito".
E si allontanò verso una porta di legno.
Mi guardai attorno e vidi che non era male. Era arredato con pochi mobili e molti divani di pelle, un pò vintage, un pò strambo.

Poco dopo uscì dalla porta Christian, con un altro ragazzo  alto, muscoloso e scuro di pelle.
"Loro sono Federico e Ilaria" disse dopo essersi avvicinato,  indicandoci uno per uno, "Lui è Lester, un mio grande amico" disse ancora.
Ci salutò con un cenno del capo e noi ricambiammo nello stesso modo.
"La roba?" si affrettò Ludovica.
"Tieni bella, sono 30" le rispose Lester con un'accento straniero e strizzandole l'occhio.
Prese dalla tasca una bustina trasparente con dell'erba dentro e Ludo gli diede i soldi che le aveva chiesto, mettendo dopo la bustina nella borsa.
Ci sedemmo in uno dei tanti divani insieme a quel ragazzo,
Christian prese la cartina ed iniziò a preparare una canna, facendo tre lunghi tiri infine ed in seguito fece lo stesso anche Ludovica.
"Io passo".
"Dài Fede, fallo per noi" gli rispose Ludovica strisciando il suo seno contro la sua spalla.
"No" rispose con uno sguardo gelido e disprezzante.
La ragazza allora si allontanò da lui delusa, e sbuffò lentamente.
Ora toccava me, che non volevo farlo ma che volevo essere notata da Christian, ed ero in ansia. Mi avvicinai a Christian che la teneva tra le dita, e feci tre tiri veloci. Guardai prima Christian e Ludo che mi osservarono soddisfatti. E poi, vorrei non averlo mai fatto, guardai Fede che scosse la testa in segno di arresa e con un velo di delusione negli occhi.
Però, dentro e fuori, avvertivo la pace dei sensi grazie a quella merda. Ero tra le nuvole, ma costantemente, purtroppo, con i piedi a terra.

Solo una bugiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora