Solo una bugia

Capitolo 5

Il sabato arrivò in fretta, con diverse interrogazioni e compiti per le vacanze di Natale.
Il pomeriggio restai in casa sola con la zia, ed ero più irritabile del solito. Per questo, mi fiondai dopo pranzo in camera mia, ovviamente dopo essere stata schiavizzata da mia zia a fare le pulizie, e mi gettai sul letto con le cuffie nelle orecchie.
Ma la sensazione di benessere e la pace che la mia stanza da sempre emanava, vennero distrutte da una chiamata di Ludovica, disturbando la mia lettura.
"Pronto?"
"Ila, sono Ludo, preparati. Tra poco vengo a prenderti e mi accompagni a comprare qualcosa per stasera".
"Per stasera".
"Massì, poi ti racconto. Tu preparati e porta dei soldi".
Ed attaccò il telefono senza che rispondessi.
Ma perché tutti fanno così?
Presi la maggior parte dei soldi che avevo e mi preparai, precipitandomi giù.
"Zia, io esco ci vediamo dopo!", urlando con la speranza che sentisse.
Aspettai Ludo fuori che venisse con lo scooter e dopo cinque minuti arrivò.
Salii dietro di lei e andammo verso il centro in cerca di vestiti.

Dopo due ore di shopping, ritornai a casa con due vestiti: uno nero corto fino alle ginocchia - obbligo dettatomi da Ludovica - un altro blu scuro corto davanti e lungo dietro. Un pantalone nero aderente e delle scarpe nere con tacco 10.

Mentre ci avviammo verso casa, le squillò il telefono e si fermò appena possibile.
"Pronto amò... sicuro... a casa sua?... porti tu?... perfetto. A dopo" disse per poi sistemare il cellulare nella borsa.
Staccò la chiamata e ripartì.
"Chi era a telefono?" le urlai all'orecchio.
"Era Christian, ma niente di che, tranquilla."
Sapevo che non mi avrebbe detto niente, così rimasi zitta per tutto il viaggio. Andammo prima verso casa sua a posare le sue compere, dopodiché ci preparammo per fare la nostra solita uscita.
Indossai il mio vestito nero con i tacchi appena comprati.
Ludovica invece era vestita con una minigonna rossa ed un top bianco.
Anche se mi era costato tanto ammettere, è davvero bella e sexy.

Quando finimmo entrambe di prepararci, uscimmo di casa e fuori ci aspettava un'auto nera.
Alla guida c'era Christian. Dio, avevo le farfalle allo stomaco. Era così bello.
Entrammo nella macchina dove ci sorrise.
"Buonasera ragà, ma come siamo belle stasera!" disse col suo solito accento romanaccio.
"Grazie" rispondemmo in coro sorridendo.
L'auto partì e dopo sette minuti circa, ci fermammo sotto casa mia.
"Che ci facciamo qui?" chiesi sbigottita.
"È la festa tua, ciccia" disse Christian strizzndomi l'occhio.
Si sentiva la musica ad alto volume con le urla delle ragazze.
Entrammo in casa e c'era troppa gente, per i miei gusti. Non che non mi piacessero le feste, anzi, ma non a casa mia quando c'era la zia. LA ZIA! Dov'era la zia tra tutta quella gente?
Iniziai ad andare nel panico, anche se la musica era così invitante..!
La casa era abbastanza grande, così cercai in giro: nelle stanze da letto, in bagno, persino in soffitta. Ma niente. Non c'era. Provai a cercare tra la folla e dopo un po' la trovai tra un gruppo di persone che stavano fumando. E attenzione, attenzione... stava fumando anche lei! Ma non semplice sigaretta, erba. Stava fumando erba.
Rideva e scherzava. E per poco non si mise a ballare. Immaginavo di andare ad una festa, ma non immaginavo che fosse stata a casa mia.
Quando le andai vicino e le urlai di andare sopra a dormire mi rispose di andare a farmi fottere.
Cos'era successo nel momento in cui non c'ero?
Mi allontanai, tanto non mi avrebbe dato retta. E poi 'sti cazzi. Volevo divertirmi. Che si fotta anche lei, credo che non si sia mai divertita cosi, pensai.
Mi prese da dietro Christian, dicendomi di bere dei bicchierini di vodka, e tuttavia invitanti com'erano, accettai.

Dopo un po' persi il conto di quanto bevvi. Chiesi a Christian di ballare e lui accettò.
Ci avviammo verso la "pista" da ballo e ci muovemmo a ritmo di musica. I suoi occhi verdi erano come droga per me. E poi quando mi sorrise, Dio quando mi sorrise.
"Sei bellissima."
E non so neanche come e perché, ma mi ritrovai con le mie labbra attaccate alle sue.