16: 𝚜𝚏𝚞𝚛𝚒𝚊𝚝𝚊

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𝐑𝐢𝐜𝐜𝐚𝐫𝐝𝐨

<<Ciao>>

<<Ehilà. Che bella che sei>>

<<Ahhh grazie. Ne avrai viste a bizzeffe come me>>

<<Sei unica Elsa, non dimenticarlo>>


Questo è quanto sento da dietro la porta della mia abitazione. Non devo e non voglio origliare. E' sbagliato e fa di me una persona orribile, lo so ma non mi fermo. Lo faccio lo stesso. Solo che i due dopo queste poche parole li sento accingersi verso la hall dell'hotel. Felpati i loro passi sulla moquette. Mi mordo un pugno per non gridare al mondo la mia frustrazione. Non dovrei sentirmi così perchè Elsa è bella ma è anche per me la mia migliore amica ,dunque dovrei sentirmi un migliore amico felice per lei. Fine. Ahhh! Perchè i sentimenti crescendo sono sempre così complicati? E' ovvio che ho da sempre un debole per la bella moretta ma prima la cosa era più attutita. Ero un bambino. Dall'età adolescenziale si è fatta complessa. Già attirava sguardi lei, io ero solo brufoloso e nerd. 

Lui un palese "provolone" o non le avrebbe sviscerato con voce languida "Che bella che sei". Che poi bellezza cosa è per lui, a cosa equivale? Alla dolce Elsa, sua fan e sempre disponibile o alla modella tutta gambe che puntualmente si porta in hotel e puntualmente bionda? "Sei unica Elsa ,non dimenticarlo". Oh certo, su questo ha anche ragione ma dubito lo abbia detto uguale a come lo avrei detto io, ovvero in modo sincero ma anche imbarazzato. E lei che si sminuisce. Non dovrebbe, è perfetta. Ma mica glielo posso dire. Sto sveglio come un dannato. Dove saranno? Cosa staranno facendo? La starà baciando e rendendo felice come merita? Lei starà sorridendo? 

E' tardissimo ma mi conosco, se non esco a fare due passi impazzirò. Così prendo portafogli e cellulare e esco nella sera salutando la donna alla hall. L'aria è ferma e i miei capelli sempre indomabili. Gli occhiali sul naso me li sistemo appena e infilo le mani nelle tasche. Arrivo in un quartiere poco distante pieno di luci al neon sulle pareti esterne dei locali in mattoni. Tante ragazzine fanno la fila per entrare mentre il buttafuori le controlla tutte. Discoteche. Non le ho mai sopportare. Amavo passare le mie serate sul PC o a leggere o sui video giochi ma senza strafare. Anche con un film, una pizza e Elsa. Il cielo è limpido e senza stelle. Elsa ama le stelle. Da piccoli le vedevamo assieme. Ma la vita passa e non siamo più quei bambini. Devo farmene una ragione. Sembrava lontano il tempo in cui ci saremmo frequentati con altre persone ,invece avrei dovuto sapere quanto passa in fretta quel bastardo, il mio nemico: il suddetto tempo. 

Passeggio canticchiando una canzone a mezza voce con il volto basso, osservando le mie Converse bordeaux nei miei goffi passi, senza una meta precisa. A un certo punto sollevo la testa. Ops, temo di essermi spinto in una zona particolare. Locali gay. Non c'è niente di male ma io nemmeno vado nei locali etero, figurarsi. Decido di incamminarmi nuovamente verso l'hotel quando mi blocco. Vedo Elsa uscire e dirigersi verso la scura macchina di Christian che non avevo notato con certamente al suo interno l'autista privato. La mia Elsa a quest'ora che sorregge sbuffando un pilota sbronzo e cerca di ficcarlo sulla vettura? Riderei ma mi accingo preoccupato. Quando parlo e mi vede lei sussulta e spalanca gli occhi.

<<Ciao Elsa>>

<<Oddio Riccardo! Scusa merda, mi sono presa un colpo. Tu...che ci fai qui?>>

C'è confusione e panico nella sua voce, note insolite che non capisco.

<<Passeggiavo. Non prendevo sonno. Voi due piuttosto, che facevate in quel locale mascolino e che ci fa lui sbronzo?>>

<<Ecco, non ora ma ti darò spiegazioni al più presto, promesso. Monti in macchina con noi? Stiamo tornando in hotel>>

E direi che è anche ora. Scuoto la testa di fronte alla loro notte brava, ma se non altro Elsa non ha il rossetto sbavato, segno forse che non si sono baciati. Salgo con loro e per tutto il tragitto nessuno parla. 

Il pilota o il meccanico?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora