𝐁𝐢𝐥𝐥A pochi sedili di distanza la sua figura brucia sotto il mio sguardo insistente. I nostri occhi rimasero inchiodati per un tempo indefinito, senza dirci nulla.
Basta qualche occhiata per comunicarci qualcosa.
Solitamente mi trova affiancato da Julie, che si divertiva a darmi fastidio, sono in grado di sentire ancora la sua voce minuta che chiama il mio nome frequentemente.
Adesso non la sento più, non può più, visto che me la uccisa, sotto i miei occhi.
Questa donna è pericolosa quanto attraente.
Lei non è come qualche ragazzina che mi porto a letto.
È più di questo.
Molto più di questo.
Lei ha sempre il controllo della situazione, mantiene sempre stretto il potere di decidere il destino di qualunque cosa, e spesso, anche di qualche vita.
Non le spaventa niente.
Almeno così sembra.
Così vuole mostrarsi al mondo.
So che anche lei è vulnerabile ad esso però, quella sera di novembre, quando le sue urla disperate viaggiavano per la città.
La strinsi a me.
Numerose macchine e ambulanze ci passavano al lato, lei accasciata a terra, davanti la mia figura.
Il silenzio regnava tra i nostri corpi, percepii tutta la sua fragilità avvolgermi il cuore, mentre le mie carezze cullavano il suo pianto.
Non si tirò indietro.
Non mi colpii.
Non mi uccise.
Pianse sulla mia spalla, cercando inutilmente di fuggire dalla realtà che è costretta ad attraversare, la tenni stretta.Cercando di nutrirmi del suo dolore pur di farla stare bene.
Non so perché, cosa mi portò a tanta compassione per Rachael.
Lei è parte della nostra famiglia rivale da sempre.
Qualcosa mi convinse a prendermi incarico del suo malessere, come se delle catene mi tennero sempre ancorato a lei, senza che io possa reagire in nessun modo.
La sua maschera da leader scivolò completamente, la ferita perdeva sangue che finiva per colare intorno i nostri corpi.
«Ho paura» furono le uniche parole che uscirono dalle sue labbra quella sera.
Molti uomini armati la volevano, l'avrebbero divorata viva se potessero, e io in realtà avrei dovuto essere tra di loro.
Invece qualcosa mi spinse a proteggerla, a sorreggere in qualche modo la sua immagine da capo.Salvandola.
I suoi occhi sono ancora incollati nei miei, sospirai scrivendo velocemente su un bigliettino di carta.
"Macchina"
mi alzai passando per tutto il bancone, fino ad infilarle il foglietto nella tasca della gonna, uscii dal locale deciso mentre qualche ragazza prova a chiamarmi.
«Bill dai» una biondina mi barcollò addosso, la guardai schifato, cercando di scaraventarmela di dosso.
«Levati» me la scollai dalla gambe che reggeva, come per raggiungermi e tenermi con sé, presi le chiavi della macchina schiacciando il pulsante in alto per sbloccarla.
La aspettai sui sedili posteriori, mentre una gamba trema per l'attesa, non so neanche se accetterà l'invito in verità.Sappiamo bene a che rischio stiamo andando incontro.
Ma a lei piace, a me pure, nonostante sia come veleno per me, è una cosa che ci rovinerà prima o poi.Dallo sportello di fianco un click richiamò la mia attenzione, ha accettato, prese posto a pochi centimetri da me richiudendo la macchina.
Spensi la piccola luce vicino al volante dell'auto, quando lei mi era già addosso.
Accarezzai i suoi fianchi pronunciati mentre le nostre lingue danzano insieme, le sue mani viaggiano sul mio collo quando la stringo sempre di più a me.
Iniziai a salire lungo le sue gambe scoperte arrivando subito alla sua intimità, che accarezzai con due dita, strappandole un sorriso sulle mie labbra.
Le feci scivolare la gonna lungo la pelle chiara insieme all'intimo mentre lei sbottona i miei pantaloni.
Subito dopo ci ritrovammo completamente vulnerabili all'altro, il suo corpo si abbandona completamente al mio tocco che tanto le piace.
«Se ci scoprono» ansimai al suo orecchio mentre lei continua un ritmico movimento netto sulla mia virilità.
«Non succederà» gemette sulla mia spalla, causandomi degli evidenti segni violacei sul collo.
Continuammo fino alla fine, finché non raggiunse l'orgasmo su di me. Grazie a me.
Le affondai una mano nei morbidi capelli scuri, accarezzandoli dolcemente, quando lei giace sul mio petto ansimante.
«Signora?!» una voce maschile da fuori interruppe il momento, sussultai mentre la ragazza si riveste velocemente.
«Chi è» sussurrai alzandomi i jeans.
«Uno dei miei uomini» rispose a voce bassa, uscendo subito dalla macchina.
«Cosa ti spinge fino a qui, Carl» disse con aria autoritaria, mettendo in chiaro chi comanda e chi viene sottomesso, anche se già lo sa bene.
«Lei...Lei ci sta prendendo tutti in giro!» esclamò l'uomo, con un timbro di rabbia nella voce tremolante.
«Se fosse così o meno, sono solo interessi miei» si avvicinò lentamente alla figura dell'uomo impaurito.
Questo non doveva succedere.
Se mai si venisse a scoprire una cosa del genere sarebbe la nostra fine.
«Noi ci fidiamo di lei! Lavoriamo per lei!» pianse in faccia a Rachael, sfidandola più di quanto già non stesse facendo.
Lei ghignò sul suo viso, forse pensando a come trattarlo da questo momento in avanti.
«Shh - si avvicinò al suo orecchio, mentre lui la guarda rigido - ti hanno mai detto "chi si fa i fatti propri campa cento anni?" » furono le ultime parole prima che afferrasse prepotentemente una lama dalla tasca del cappotto.
Un urlo disperato mi inondò i timpani.Spazio autrice:
Come state? Spero bene.
Vi sta piacendo anche questa? Spero vivamente in positivo e di non star romanticizzanto nessun argomento sensibile.
Grazie ancora per il supporto che mi date ogni giorno, vi voglio bene. ♥️

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𝗬𝗼𝘂 𝗮𝗿𝗲 𝗺𝘆 𝗽𝗼𝗶𝘀𝗼𝗻 [ 𝗕𝗶𝗹𝗹 𝗞𝗮𝘂𝗹𝗶𝘁𝘇 ]
Fiksi PenggemarBill Kaulitz. Se mio padre avesse potuto esprimere un ultimo desiderio prima di lasciarci sarebbe stato ucciderlo. «Adesso è il tuo turno, piccola» furono le ultime parole, mentre mi porse la sua amata pistola, che l'accompagnò fino ad oggi. Le la...