3. FALLON

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"Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio."

Antoine de Saint-Exupéry

Merda.

Merda.

Merda.

Bel modo di passare inosservati. Non faccio in tempo ad arrivare in questa piccola e sconosciuta cittadina che a momenti travolgo un ragazzo. Mi sono distratta un millesimo di secondo, dovevo capire se Mya fosse seria rispetto a quello che mi aveva appena detto o se mi stava prendendo in giro e, per poco, non ci scappava il morto.

Sono riuscita a evitarlo per un pelo, ma dallo specchietto retrovisore l'ho visto cadere all'indietro e non potevo non fermarmi. Devo accertarmi che stia bene, che non abbia nessun tipo di trauma e, cosa più importante, che non intervenga la polizia, oppure mi ritroverò a fuggire da qui ancor prima di riuscire a disfare i bagagli.

Mi avvicino con passo incerto e malfermo, pregando non so quale dio che stia bene. Ogni passo che compio il cuore batte furioso contro la cassa toracica, così velocemente che spero lui non si accorga del mio stato di agitazione.

Eppure, quando me lo ritrovo davanti, ho la gola totalmente arsa e mettere in fila due parole risulta un'impresa epica.

«S-Stai bene? Ti devo chiedere scusa, mi sono distratta un attimo, ma giuro, giuro che non mi capita spesso, e so che dovevo rimanere concentrata sulla strada e...».

«Wow wow wow, Rossa. Tranquilla, non è successo niente. A dire il vero mi sono distratto anche io e credo di stare avendo una visione».

«Oddio! Mal di testa? Nausea? Devo chiamare qualcuno? Quante dita vedi?» gli chiedo a raffica abbassandomi alla sua altezza e piazzando tre dita della mano destra davanti a lui.

Lui, per tutta risposta, scuote la testa e ride.

Che diavolo c'è da ridere quando io sto per morirgli davanti?

La sua mano afferra la mia per spostarla, ma non si tratta di un contatto breve e fugace, anzi sembra che questa sorta di contatto gli piaccia... e il calore che mi parte da dentro, mi fa capire che non dispiace troppo neppure a me.

Ma che vado a pensare? Mi sa che la botta in testa l'ho presa io.

«Prendi mai fiato tra una parola e l'altra, dolcezza?», una semplice frase che basta a riscuotermi dal turbamento di poco prima.

«Dolcezza? Credo tu abbia sbagliato appellativo. Io sono tutto tranne che dolce», allontano di scatto la mano e mi rialzo in piedi, mentre lui continua a rimanere seduto sull'asfalto.

Ma come si permette? Nemmeno mi conosce e già passa ai nomignoli? Ho lasciato correre su Rossa perché pensavo avesse qualche problema di testa, ma mi rendo conto che è solo l'ennesimo stronzo che cerca di provarci, cercando di impietosirmi per quello che è successo.

«Uuuh, grintosa e focosa. Allora avevo ragione su Rossa, ti calza alla perfezione: ti scaldi facilmente e bruci all'istante».

Vorrei dire di stare arrossendo, ma la verità è che vorrei mollargli un sonoro schiaffo su quel visetto d'angelo che si ritrova.

«Visto che tu stai bene e non sembri essere in fin di vita, io andrei», non faccio in tempo a voltarmi che la sua mano mi artiglia il polso. Giro di poco la testa oltre la spalla per capire quale tipo di problema abbia ora. Non mi ero accorta che si fosse rialzato e ringrazio i miei immancabili stivali con il tacco che mi permettono di essere quasi alla sua altezza. Odio dover inclinare, anche se di poco, la testa per cercare di guardare negli occhi il mio interlocutore.

GOLD MALT - Whisky Men Series #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora