Quando Manuel deve uscire con una ragazza, ma Simone non è per niente d'accordo.
Spero non sia una cringiata 🙊
Buona lettura 💕___________________
Sei alla scrivania, chino su un quaderno - probabilmente di matematica - quando faccio il mio ingresso nella stanza.
"Io vado, ci vediamo dopo" mormoro, tentando di sembrare distratto.Sai bene dove sono diretto, perché io stesso ti ho informato qualche ora fa.
Esco co' Giulia oggi, ti ho detto all'uscita di scuola, mentre indossavamo i caschi e salivamo sui motorini.
Ah sì? Divertiti, hai replicato, e mi sono chiesto se l'acidità della tua risposta celasse della gelosia.In realtà non so bene perché ti abbia informato dei miei piani, né perché ora li stia ribadendo. Forse per convincermi di essere ancora in grado di interessarmi a qualcuno che non sia tu, o per la volontà di farlo capire a te. O ancora, per provocarti e ottenere una tua reazione, per uscire da quel limbo in cui siamo finiti ormai da qualche mese: ci giriamo intorno, ci sfioriamo, metaforicamente e fisicamente, ma poi non succede nulla di concreto.
Ti vedo alzare la testa dal quaderno, forse rifletti qualche attimo, e poi mi rivolgi la parola dandomi ancora le spalle.
"Lei ti piace?"
Lei. Il suo nome ti irrita così tanto che nemmeno ti disturbi a pronunciarlo?C'è qualche attimo di silenzio poiché, devo ammetterlo, non mi aspettavo questo azzardo da parte tua. Cerco di ricompormi in fretta, e di controbattere con una finta noncuranza che spero sia credibile.
"Be', ovvio, sennò non ce uscirei."Ora ti volti, mi scruti attentamente. Noto una scintilla particolare nel tuo sguardo, che mi provoca un brivido.
"E ti piace come ti piaccio io?"L'eco di tali parole, frutto più dell'immaginazione che di un reale fenomeno fisico, aleggia tra noi come sospesa; la domanda ha un sentore di ineluttabilità, come se avesse dato il via a un processo impossibile da fermare.
"Che-che stai a di' Simo'?"
Sospiro, accartoccio il viso in una smorfia e, quasi in automatico, indietreggio verso il muro.
Al mio movimento fa da contrappunto il tuo: ti avvicini, avanzando sempre di più con un'andatura che definirei felina, che quasi non ti appartiene, diversa com'è dal tuo consueto passo dinoccolato."Vorresti dire che non senti niente se ti sto così vicino?"
Compi gli ultimi passi necessari a spingermi contro la parete dietro di me e poggi le mani ai lati della mia testa. La distanza tra i nostri corpi è ormai così ridotta che riesco a percepire il tuo calore sulla pelle, e sono certo che per te è lo stesso.Mi rendo conto che il mio respiro si sta già facendo affannato; mi sento in trappola, ma l'impulso di scappare non può nulla contro la volontà di scoprire dove ci condurrà questo gioco che hai messo su.
Non replico, ma immagino che la mia risposta sia intuibile dalle reazioni del mio corpo. Mi sento esposto, vulnerabile, già completamente in balia di te, Simone, e la sensazione mi lascia in un perfetto equilibrio tra terrore ed eccitazione.
"E se faccio questo?"Soffi queste parole al mio orecchio; le labbra quasi lo sfiorano, ma si fermano prima, in un modo che ho capito essere deliberatamente studiato e calcolato. Non è ancora il momento, a quanto pare.
Prendi a sfiorarmi con il naso la pelle sensibile dietro l'orecchio, il collo, l'inizio della clavicola. È un tocco leggerissimo, talvolta fatto solo di aria, quando il tuo respiro si infrange caldo e umido sulla mia pelle, che sento percorsa da brividi. Immagino che si noti anche dall'esterno, la mia pelle d'oca. So che puoi vederla e che ti inorgoglisce.
Non mi stai quasi toccando, e io sono già perso. Non ricordo neanche quando ho abbassato le palpebre, me ne rendo conto solo quando la tua voce decisa mi richiama.
"Apri gli occhi, guardami."