Basta guardarsi intorno e lasciarsi guardare per quello che si è.
Così gli ha detto suo padre, un paio di giorni prima. Quel discorso lo ha colpito, è stata una delle rarissime volte in cui dopo una conversazione con lui non ha sentito la voglia di prenderlo a pugni o di urlargli contro. In ognuna di quelle parole, ci ha visto Manuel.
Lasciati vedere per quello che sei. Da Manuel.
Prova a vivere la felicità.
Con Manuel.
L'altro pezzo, l'altra metà. Manuel.Adesso lui gli sta sdraiato accanto, in giardino, con lo sguardo puntato sul cielo scuro, punteggiato di stelle. Stanno fumando insieme, come fanno spesso ormai, e sono così vicini che Simone riesce a percepire il calore dell'altro su tutto il lato sinistro del corpo.
Sono due giorni che ci pensa, che soppesa i pro e i contro, che formula ipotesi sulla possibile reazione dell'amico. Ma alla fine, complici la tranquillità del momento e l'oscurità che un po' lo fa sentire protetto, gli basta un attimo per decidersi definitivamente: vuole rivelare a Manuel di essere gay.Lui è la persona più importante della sua vita e non vuole tenergli nascosta quella parte fondamentale di sé, vuole dirgli io sono questo.
"Ti spoglieresti per la persona che ami?" aveva chiesto suo padre a Giulio. Ecco, lui si spoglierebbe senza esitazione davanti a Manuel, si toglierebbe tutti i vestiti e tutte le difese. Non è ancora pronto per confessargli ciò che prova per lui, ma almeno questo vuole farlo."Senti, quella cosa che hai detto mentre mio padre spiegava Foucault..." esordisce allora, con il cuore che - ne è sicuro - sta per uscirgli dal petto da un momento all'altro.
"Cosa?" chiede Manuel, girando leggermente il volto verso l'amico.
"Che non bisogna rinunciare a noi stessi, qualunque cosa siamo. Lo pensi davvero?"
"Certo". La voce del maggiore è sicura, non vacilla neanche vagamente. Gli infonde coraggio.
"Perché me lo chiedi?"Simone chiude gli occhi per un istante e prende un respiro profondo.
"Perché ti devo-ti voglio dire una cosa. Una cosa mia, personale."
"Un segreto?"
Simone sbuffa una piccola risata.
"Sì, diciamo di sì."
"Dimmi". Il tono di Manuel è accogliente, rassicurante. È come se la sua voce avesse preso le sembianze di una mano, e stesse stringendo la sua.
C'è qualche attimo di silenzio, poi Simone lo rompe.
"Penso...penso di essere gay."È grato di essere sdraiato, perché non è affatto sicuro che sarebbe in grado di reggersi in piedi in quel momento. Vede Manuel allontanarsi, e viene colto dal terrore di fargli ribrezzo, teme che non tolleri nemmeno la sua vicinanza. Ma è questione di un attimo: si rende subito conto che l'altro ha solo cambiato posizione, sollevandosi su un gomito per poterlo osservare meglio.
"Da quanto l'hai capito?"
"Boh, da un po'. Già quando stavo con Laura ho iniziato a farmi delle domande, e infatti poi ho capito di non amarla."Manuel lo scruta per qualche istante, sembra stare riflettendo. Poi si stringe nelle spalle. Simone è colpito dalla tranquillità con cui ha preso la notizia. È come se stessero parlando del più e del meno, e non di una confessione di vitale importanza.
"Comunque lo sai già come la penso. È tutto normale, ognuno è libero de ama' chi je pare."
Simone percepisce un piacevole calore avvolgergli tutto il corpo, come se si fosse avvicinato a un camino acceso dopo ore trascorse al gelo. Vorrebbe gettargli le braccia al collo e stringerlo forte a sé, ma non lo fa. Gli sorride, sincero, sperando di veicolare in quel piccolo gesto tutta la riconoscenza e l'amore che sente.
"Grazie."Manuel sorride a sua volta e allunga un braccio per scompigliargli i capelli.
"Grazie a te per avermelo detto."
Mentre torna nella posizione di prima e si sdraia nuovamente accanto a Simone, Manuel riprende a parlare.
"Senti, ma...te piace qualcuno?"
Il minore sgrana gli occhi e il respiro gli si blocca in gola; tenta di ammaestrare la propria voce in un tono disinvolto, pregando che Manuel non si accorga di niente e che non riesca a leggere attraverso le bugie che sta per dirgli.
"No. Cioè, a volte vedo qualche ragazzo per strada, o a scuola, e penso che sia bello. Ma non c'è nessuno in particolare al momento."C'è una strana tensione nell'aria, o forse Simone la sta immaginando.
"E de me che pensi? Me trovi bello?"
Cazzo.
Simone sente le guance prendere fuoco istantaneamente. Perché gli ha fatto quella domanda? Ha capito qualcosa e sta sondando il terreno? Ed è agitazione quel leggero tremolio che ha sentito nella sua voce? Troppi interrogativi, troppe sensazioni tutte insieme; ne è sopraffatto, e non sa far altro che fargugliare un "ma dai, che domanda è.""Scusa, lascia perde. Era 'na domanda stupida" replica Manuel, per poi affrettarsi a cambiare argomento. "Oh, però dimmelo quando te comincia a piace' qualcuno, che tocca vede' se va bene o se è 'no stronzo. Gli uomini so' dei mostri, 'o sai, sì?"
Il nodo allo stomaco di Simone si scioglie e l'imbarazzo di poco prima scompare nel nulla; ride di cuore, felice di sapere che l'amico si preoccupa per lui. Solitamente prova l'istinto di proteggere Manuel da tutto, in particolare da quelle sue frequentazioni poco raccomandabili, ma quando fa così, quando si mostra così protettivo con i suoi "non guardà", "però m'aspetti fori", "è troppo rischioso", è lui che vorrebbe farsi piccolo tra le sue braccia e lasciarsi difendere dal mondo. Vorrebbe dimenticarsi di tutto e tutti e rimanere rannicchiato lì."Quindi me serve l'approvazione tua?" scherza poi, per incalzarlo a continuare il discorso.
"Eh certo. Mi' madre è stata co' 'nsacco de stronzi, ormai so' esperto."
Le loro risate riecheggiano all'unisono nella quiete del giardino, e Simone sente la leggerezza tipica di quando ci si libera di un peso opprimente.
Gli uomini saranno pure dei mostri, ma tu non lo sei, pensa. Non lo sei per niente.
"Manuel?"
"Mm?"
"Tu secondo me sei molto bello."
Il viso dell'altro si illumina in un sorriso, e il cuore di Simone sorride con lui.