Capitolo 8

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"Mi raccomando Brook, all'una in punto vengo a prenderti. Non fare cose di cui potresti pentirti." Mi raccomando per l'ennesima volta, fermandomi di fronte al grande cancello in ferro, di casa di un suo compagno di classe.

"Si mamma, ho capito. Sta tranquilla." Gira gli occhi, aiutando la sua migliore amica a scendere dalla macchina, che ha avuto la magnifica idea di indossare stasera per la prima volta un paio di tacchi.

Ah, ragazzi.

"Buona serata!" Urlo, mentre le vedo soprassare il cancello.

Guardo l'ora con un sospiro.

Veramente una sabato sera entusiasmante Donna.

Stringo il laccio attorno alla coda alta, rincamminandomi verso casa. Tamburello le dita sul volante, godendomi appieno la passeggiata con la mia auto.

Non che io abbia altro di particolare da fare.

È a questo che si riduce una donna di poco più di trent'anni? Che grande merda.

Una volta entrata nel viattolo di casa mia, parcheggio la macchina. Lascio le chiavi sul mobile, fermandomi poi in mezzo alla sala vuota. Le luci ancora spente.

Passo davanti allo specchio, arricciando lo sguardo nel momento in cui i miei occhi cadono sulla camicia a quadri che indosso. Se mi vedesse Gizelle, mi ucciderebbe, peccato solo che lei sia chissà dove con il suo ricco medico.

Mi decido finalmente ad accendere l'illuminazione. Mi dirigo in cucina, aprendo poi il frigorifero. Faccio scorrere gli occhi, fra i scaffali, sorridendo non appena trovo ciò che cercavo: una bottiglia di vino bianco. Portata dalla mia migliore amica un giorno, con la promessa che poi l'avremmo bevuta assieme.

G, spero mi perdonerai.

Prendo il cavatappi dal cassetto scorrevole, allungando poi la mano per afferrare un calice. Appoggio il tutto sulla penisola, allontanandomi per poco tempo per accendere la televisione.

Dopo aver stappato la bottiglia, la mia mano istintivamente cerca il telefono. Controllo le notifiche, della quale non trovo traccia, se non per una mail di un supermercato che mi comunica che solo per questa settimana ci sarà uno sconto del 30% su tutti i prodotti. Respiro profondamente, prima di far risuonare il rumore dei tastini della tastiera. Mando il messaggio, sorridendo poi di fronte alla risposta che arriva praticamente subito.

Aggiungo un calice a quello già posato sul legno.

"Devo sbrigarmi." Come una lince, salgo le scale, raggiungendo poi la camera. Spalanco l'armadio, le mani scorrono rapide tra le grucce. Il tempo scorre, veloce Donna.

Questo andrà bene.

Indosso l'aderente tuta intera in jeans, allacciando poi la cinta in jeans in un fiocco, sulla vita. Mi specchio, chiedendo subito l'ausilio dei trucchi per essermi il più possibile presentabile.

Bene, sorrido notando di essere pronta anche prima dell'orario prestabilito.

Il tempo di versare il vino nei calici, il campanello della porta mi fa sobbalzare

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Il tempo di versare il vino nei calici, il campanello della porta mi fa sobbalzare.

Bene, mi raccomando Donna disinvolta.

Mi muovo con agilità fino alla porta, spalancandola. Assolutamente perfetto, come sempre.

È la prima cosa che penso non appena poso gli occhi sul professore di filosofia, avvolto da una pesante giacca grigia da cui sotto riesco ad intravedere un jeans e una camicia scura. Un paio di lenti poggiate sulle iridi, che come fasci di luce, mi colpiscono, non appena mi guarda.

Mi sorride, accerchiato dal suo immancabile charme ed eleganza.

"Ciao Donna." Sorride, staccandosi dallo stipite della porta e facendo oscillare davanti una busta, contenente una bottiglia di qualcosa.

"Ehi, vieni entra." Mi sposto di lato, per consentirgli di fare il suo ingresso. Immediatamente l'odore del suo forte profumo da uomo inebria il salone e le mie narici.

"Lascia pure a me il cappotto." Gli dico, mentre lo vedo guardarsi attorno curioso. Lascio cadere il capo sull'appendiabiti, incrociando poi le braccia al petto, agitata.

"Ti piace?" Interrompo la sua perlustrazione della stanza, sorridendo. Lui annuisce, seguendomi fino alla cucina.

"Mi sono già avvantaggiata." Ridacchio indicando i bicchieri colmi di vino.

"Sei bellissima stasera, lo sai?" Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva; i nostri bicchieri tintinnano in un brindisi.

"Grazie." Non arrossire Donna, cazzo non sei una bambina.

"Mi fa quasi arrabbiare come tu riesca ad essere così bella, senza alcun tipo di sforzo." Le sue iridi verdi cercano le mie, mentre si libera degli occhiali da vista, poggiandolo ordinatamente al fianco della sua mano destra.

È tutto così intenso

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È tutto così intenso.

"Lo sei anche tu Harry." Forse presa da una qualche spinta di coraggio rispondo, nascondendo poi il viso bourdeaux dietro il calice.

Lo intravedo sorridere e imitare i miei movimenti, con molta più disinvoltura però. Successivamente iniziamo a parlare del più del meno: lui mi parla di cosa sta succedendo a scuola e di quanto sia difficile gestire degli adolescenti e io gli racconto della mia vita tra ufficio ed essere mamma.

"Piuttosto tra due ore dovrò andare a prenderla ad una festa." Rifletto ad alta voce, arricciando le labbra. Sicuramente l'ultima cosa che voglio in questo momento è mettermi in auto e raggiungere una casa piena di adolescenti sballati. Ma insomma, l'essere madre comporta anche dover far questo e scendere molto spesso a compromessi.

"Uh penso questa sia la fase peggiore." Ghigna l'uomo, smuovendo di poco i capelli. Deve essere un vizio, visto che ho notato che lo ripete particolarmente spesso.

"Puoi dirlo forte. A volte è ingestibile: è così testarda." Scuoto la testa pensierosa, giocherellando col bordo del bicchiere.

"Mi sembra di capire che è esattamente come la madre." Le sue dita sfiorano la mia mano, catturandola poi in una stretta.

"Una donna terribilmente intelligente e difficile da raggiungere."

Io invece vorrei dirgli che lui mi ha ottenuta da tempo.

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