1. Nizza

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Se un giorno la velocità dovesse uccidermi, non abbiate paura,
io stavo sorridendo
- Paul Walker
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Non ho mai avuto paura di prendere l'aereo.

Fin da quando ho memoria, io e la mia famiglia abbiamo vissuto per aeroporti e hotel in giro per il mondo.

Ho visto così tante città, assaggiato numerosi piatti, imparato diverse lingue.

Quando un membro di una famiglia gareggia nelle corse automobilistiche, queste non riguardano solo lui ma tutti quanti.

Ogni decisione familiare diventa in funzione di quello.

È l'unica cosa che conta.

Le nostre vacanze sono sempre state in qualche luogo dove si svolgeva una gara.

Le persone con cui uscivamo a cena erano possibili sponsor, compagni, colleghi, meccanici, direttori...

Mia madre, ad esempio, volle iscrivermi ad una scuola di lingua per poter essere spigliata a parlare con varie persone di tutto il mondo.

Mio fratello faceva una scuola privata per concentrarsi al 100% sulle sue prestazioni.

I pochi amici che avevamo erano tutti piloti come Pierre, li incontravamo nelle corse e nei ritiri per giovani piloti.

Ovviamente io ero sempre al seguito del mio gemello.

Come se fossi un terzo braccio, un suo prolungamento.

Ho sempre pensato che a lui la mia assillante presenza desse fastidio, anche se non è mai riuscito a dirmelo apertamente.

Io invece adoravo stare con lui.

Amavo ogni parte di quelle gare, dalla preparazione della macchina fino alla bandiera a scacchi a fine corsa, tutto era così organizzato, così perfetto, che mi ha sempre affascinata.

Sarà stato per questo mio folle amore per i motori che non mi sono mai lamentata di essere sempre stata l' ombra di Pierre.

Lui era l'orgoglio della famiglia.

Così giovane, e già così promettente.

Mio padre ha sempre svolto ruoli di spicco nella direzione di importanti scuderie, e quando ha scoperto il talento del figlio già dai primi anni sui go kart, non poté che esserne entusiasta e orgoglioso allo stesso tempo.

Ha sempre detto che Pierre sarebbe arrivato in alto.

Uno dei migliori, diceva.

Io e mamma gli davamo ragione.

Pierre era insaziabile, voleva fare sempre meglio, si impegnava così duramente, era sempre concentrato sui suoi obbiettivi.

Io lo ho sempre invidiato per questo.

Era così sicuro di sé e di quello che voleva fare, io invece mi sono sempre sentita seconda in tutto nella mia vita.

Non mi sentivo in grado di spiccare in niente.

Per quanto mi impegnassi, arrivavo sempre seconda.

E il secondo è il primo dei perdenti, come dice mio padre.

Così ho smesso di impegnarmi nelle cose e ho iniziato ad evitare di farle, per risparmiarmi la delusione di non riuscire a farcela.

Se non lo fai non potrai fallire, mi ripetevo in testa.

Ho iniziato a mettere da parte tutto di me e dei miei interessi, e ho iniziato a vivere in funzione di Pierre.

I suoi successi li pensavo anche un po' come i miei.

My struggle with F1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora