Il Vicolo - Prima Parte

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Andrea andava a lavoro in bicicletta. Provava un vago e non ben definito senso di rimorso verso l'ambiente quando usava l'auto. Non era la stessa cosa, ovviamente.

Un giorno, ad esempio, un'anziana signora, uscendo in retromarcia, non lo vide attraversare di fronte al cancello. Ripensandoci, ore dopo, provava ancora quel fastidio insistente, quello che prude sotto pelle e scivola come gli scarafaggi sotto il battiscopa.

Col tempo, poi, tutto scivolò via dalla sua mente. Con calma.

Alzati. Lavora. Famiglia. Amici. Dormi.

Come tutti, ancora e ancora. Il tempo scandito dal lento accorciarsi e allungarsi delle maniche.

Nella sua piccola città di provincia, aleggiava sempre un pesante sudario di aria umida e ferma, che portava pioggia e imponenti nuvole dai contorni cupi e frastagliati.

Un pomeriggio di un'estate appena agli inizi, decise di prendere una boccata d'aria, di concedersi qualche minuto di libertà e uscire prima dal lavoro. Per il lungo e sinuoso corso medievale, si alternavano i bar e i negozi. Sempre gli stessi. Da trent'anni.

Durò il tempo di un brivido.

Qualcosa o qualcuno aveva mormorato alle sue spalle.

No. Era più veloce di un mormorio, era un sibilo appena sussurrato.

Volse lo sguardo e il viso lentamente, le giunture pietrificate da un terrore mai provato prima e che, in seguito, provò solo un'altra volta.

Era passato decine, centinaia di volte sotto quel portico e per quel corso del centro storico, ma solo ora, per la prima volta nella sua vita, si accorgeva di quel vicolo.

Era sempre stato lì?

Come i bar, e i negozi, e le nuvole, la pioggia.

Lo stretto pertugio di ciottolato, rigidamente chiuso tra due muri alti e stretti, concedeva un geometrico scorcio sul cielo plumbeo, a sinistra, quando l'arco dei portici terminava, e dei rampicanti di un verde acceso disegnavano il limite tra ciò che era e ciò che poteva essere.

Il vicolo piegava quasi subito verso destra, scomparendo alla vista come la lepre dal cacciatore distratto.

Fece un passo. Un passo solo.

Quel rapido mormorio eruppe fulmineo dal vicolo e sgattaiolo sotto i suoi vestiti e si sparse rapidamente su tutto il suo corpo, rubandogli il fiato e i lamenti che sarebbero venuti con esso.

Senza fiato, incapace di urlare, o scappare, o chiedere aiuto, vide una donna passare dietro di lui. Poi due ragazzini. Un distinto signore con un cappello di panno. I suoi occhi lucidi fissavano il vicolo.

I suoi occhi, e quelli di nessun altro.

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