2.Addio Messico💘

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🤎Max🤎
13-14 settembre

Come un secchio d'acqua gelida il suono della sveglia mi riporta alla realtà.
Sento il braccio schiacciato sotto la pelle morbida della persona che ho accanto.
La mia ragazza, Elisa.

Ha i capelli arruffati sul volto, che lo coprono quasi perfettamente, e la bocca aperta che respira rumorosamente.
Ho passato tutta la notte ad osservarla e seguire i movimenti del suo corpo. Ogni singola parte di lei, ogni sua perfezione.
Che sia alla luce del sole o al buio di quella camera, è sempre di una bellezza unica e pura.

«Che ore sono?» Balbetta frastornata.
Ero così perso nei miei pensieri da dimenticare di spegnere la sveglia per non farla alzare.

«Solo le sei del mattino, non preoccuparti e torna a dormire» Per quanto le mie parole possano sembrare dolci, il modo rude in qui le pronunciai comunicavano tutt'altro.

Mi è sempre stato difficile parlare dei miei sentimenti agli altri, addirittura impossibile. Come se ci fosse una barriera che me lo impedisce.
Ma se potesse leggere la mia mente, scoprirebbe quanto bene le voglio.

«Da quanto sei sveglio?» Chiede in pensiero per me.
È da notti che non riesco a dormire correttamente.
Non è stupida, l'ha capita da tempo. Solo non ha il coraggio di parlarmene. Sa bene che cominceremo di nuovo a litigare.

«Da un po'» La rassicuro portandole una ciocca ribelle dietro l'orecchio e godendomi i suoi grandi occhioni azzurri.
«Ti stavo guardando» Mi giustifico.

«Mi stavi guardando?» Chiede conferma con un sorriso imbarazzato in volto.
Annuisco semplicemente.
«Perché mi stavi guardando?» Chiede seriamente curiosa e con il sorriso ancora sul volto che non accenna a scomparire.

«Mi piace guardarti» Alzo le spalle mostrandomi indifferente alla sua positività di prima mattina.
«Vado a farmi una doccia» Cerco di sfuggirle per non sorridere a mia volta.

Comincio a camminare verso il bagno di quella piccola cassettina con vista sulla spiaggia.
Il sole iniziava a riscaldare le onde salate che sbattono furentemente sulla spiaggia logorandola e trasportando i granelli di sabbia negli abissi più bui del fondale marino.

Mi fermo sullo stipite della porta lanciando una veloce occhiata ad Elisa, che è ancora sul letto.
«Non mi raggiungi?» La domanda sembra più un ordine che una proposta.

«Aspettavo me lo chiedessi, Brontolo»
Alzo gli occhi al cielo. Odio quando mi chiama così. Non sono così "brontoloso".

La sua figura snella supera il letto dove abbiamo dormito la sera precedente, e mi raggiunge.
Il suo passo è lento e deciso, quasi calcolato.
I capelli biondi lunghi dondolano da una parte all'altra sottolineando le dolci e generose curve del suo corpo.

Una lingerie di colore scuro le fascia il corpo. Una lingerie che non vedo l'ora di sfilarle.

Il mio sguardo attento passa dalle sue labbra ai suoi occhi in maniera ritmica e quasi non mi accorgo della sua vicinanza.
Sento il contatto delle sue mani sbattermi contro la porta del bagno in un gesto rude per nulla delicato.

«Sei consapevole di avermi trattato di merda» Sussurra al mio orecchio prima di morderne il lobo.

«Non mi sembrava. Ti ho anche detto che mi piace guardarti» Ribatto cercando di tenere lo stesso tono di sempre, ma lei lo rende fin troppo difficile.

«La vuoi finire di parlare una volta tanto, Maximus?» Ha usato il mio nome completo, non promette nulla di buono.

«Sai bene che sono tutto tuo» Rispondo e identifico un brivido scorrerle lungo la spina dorsale. Non è l'unica ad avere il controllo.

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