Narra la Coscienza di Cinque
Di quel pomeriggio Cinque si portò a casa un mare di frasi rimaste a metà e fatti incompresi. Non aveva capito la maggior parte delle cose che lei gli aveva detto. Doveva farsi gli schemini mentali mentre le parlava. Glielo aveva detto anche lei.
"Ma io mi distraggo mentre parli" aveva protestato lui, quando lei era scoppiata a ridere dopo aver capito che Cinque non la stava ascoltando.
"Cosa ti distrae?"
"Molte cose"
"Tipo?"
"Tipo se mi guardi così"
E glielo disse con la faccia più seria mai vista sul pianeta terraqueo. Si promise interiormente che era la prima e ultima volta che diceva una cosa del genere, e io speravo davvero che sarebbe stato così. Io sono solo la coscienza di Cinque Hargreeves e non sono abituato né adeguatamente formato a questo tipo di sparate. Se le coscienze potessero avere i brividi per il disgusto, vi giuro che li avrei avuti. Eppure, lei sembrava aver gradito, visto il modo in cui le si erano sgranati gli occhi e il sorriso che le apparve sul viso. Era dolcissimo il modo in cui sorrideva. Sorrideva un po' a tutti, ma in modo diverso per ognuno, almeno così pareva a lui che era convinto che gli riservasse un sorriso speciale, più delicato ma anche più acceso, e un po' irriverente. Aveva pensato a questa descrizione per giorni e notti e la conclusione non era delle più poetiche, ma si era sforzato tanto per farsi venire in mente le parole "delicato" e "acceso", e io non me la sento di mortificarlo. Poteva fare di meglio? Sì. Lo giudichiamo? Anche. Pensate a me, che mi sono dovuto sorbire tutte le cose che non ha mai detto ad alta voce.
Comunque, in testa di quella storia che gli aveva raccontato gli era rimasto solo lei che lo guardava. Già, non fu un grande sforzo di memoria da parte nostra.
La passeggiata di ritorno a casa se la fece fischiettando, dondolando la testa a destra e a sinistra. Non gli balenava neanche più in mente l'idea di essere un idiota, dopo tutte quelle volte in cui lei gli aveva detto che era un genio per cose da niente. Non faceva che dire che era la persone più intelligente che conoscesse. Anche se io, invece, ho dei dubbi a riguardo.
Un'idea nuova, tuttavia, gli si era incastrata fra due neuroni e gli impediva la piena spensieratezza che i giovani devono vivere secondo gli adulti. Quelli non si ricordano com'era avere diciassette anni, quando si hanno pensieri assurdi che non ti lasciano mai in pace e devi convivere con novità piuttosto scomode riguardo la realtà e i propri ormoni. Spensierati di che? Anche se ci eri vicino, solo pochi fortunati erano davvero spensierati. Nessuno all'Academy poteva definirsi spensierato, con un passato e una vita del genere. Aggiungici i drammi adolescenziali e gli ormoni, otterremo dei ragazzini col caos più totale nella testa. Aggiungici infine una cotta, e otterremo un Cinque. Un caso disperato.
Questo nuovo pensiero era dunque la preoccupazione che lo stesse prendendo in giro. Cos'aveva a che fare una come lei con uno come lui? Lo stava usando? Che idea stupida. Per fare che, poi? Che se ne faceva di lui? E se poi lei ne trovava uno migliore di lui, adatto a lei? Ecco, forse era più di un pensiero.
Però saltellava per la strada lo stesso, perché lei gli aveva sorriso e gli bastava questo per andare avanti parzialmente tranquillo.
Stava andando fuori di testa.
Klaus torna narratorePensammo anche noi di star andando fuori di testa, quando lo beccammo a sorridere da solo a cena.
"Numero Cinque, esigo contegno durante i pasti" lo aveva sgridato papà. Ci eravamo girati tutti verso di lui, che ora sembrava incredibilmente interessato ai funghi nella zuppa."Dovevi vederti" disse Viktor, non appena finì la lezione serale di fisica quantistica.
Cinque stava andando avanti e indietro per la stanza di Viktor, io e lui a guardarlo sul letto. Sembrava un cane che si cercava la coda. "Come è possibile? Come ho fatto a sorridere dal nulla?"
"Dal nulla?"
"Dal nulla"
"A cosa stavi pensando? Sai, giusto per sapere" chiesi io.
Mi tirò un'occhiataccia che bastò a farmi smettere di fare domande. Poi invece si decise a rispondermi. "A lei" sussurrò.
"Eh?"
"Non riesco a ripeterlo"
"Hai detto che pensavi a lei?"
"So che è difficile parlare di come ci si sente, ma non ti giudichiamo. Se stavi davvero pensando a lei, penso che sia una cosa molto dolce" intervenne Viktor.
"Ma io non sono così"
"Così come?"
"Che sorrido senza motivo"
"Sei sempre tu, ma felice"
"E cos'è la felicità?"
"Secondo me, è sorridere per niente"
"Allora la felicità è da idioti"
"No, e tu non sei un idiota"
Sembrò meditarci su.
"No, sono solo un idiota"
Viktor gli diede un pacca sulla spalla, ma non lo confortò più di tanto.
Ora che ci penso, penso che questa sia stata una delle conversazioni più strane di sempre. Non avevo niente da aggiungere a quelle frasette da baci perugina e autocommiserazione.
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Le 7 fasi secondo Klaus | cinque hargreeves
Fanfiction2006. I diciassettenni membri dell'Umbrella Academy scoprono che Cinque fugge di casa tutti i giorni per andare chissà dove. Fra varie ipotesi, nessuno immaginava che Cinque andasse tutti i giorni in una caffetteria per una ragazza di cui non sapeva...