influenza

151 12 17
                                    

Federico's pov:

Avete presente quei momenti della vita dove l'unica cosa che vorreste fare è scappare di casa e andare più lontano possibile?
Ecco, questo è il mio momento.

Sono sul sedile infondo dell'unico autobus che passa vicino casa mia, con le cuffiette e un umore sotto le ruote del bus.

Avevo ancora gli effetti della sbornia di questa mattina, probabilmente se l'autista avesse accelerato anche solo di poco gli avrei sboccato nel sedile.
Mi ero lasciato trasportare dall'unico momento della mia stupida vita nella quale mi sono sentito davvero Federico.

So bene di essere un ragazzo facilmente condizionabile, e so anche di essere un ragazzo molto introverso, ma ieri mi sono sentito finalmente padrone della mia vita.

Non ricordo molto bene tutto quelli che è successo, ma il ricordo di me e Ginny che ballavano ubriachi sotto le note di Judas mi riempiva l'animo.

Se ci pensavo rischiavo di piangere: è stato tutto così inspiegabilmente bello e giusto.
Una sensazione si stava espandendo dentro di me e la mia anima, che è stata totalmente vuota fino a quel momento, stava essendo colmata da quel piacevole e delicato calore.

L'unico mio errore è stato farmi coinvolgere troppo dal momento e mandare una foto di me e Ginny totalmente ubriachi e incoscienti delle nostre azioni.
La cosa bella, però, di quel gesto è stata la successiva conversazione con Cico.

Dio, lui sapeva proprio alleggerire ogni cosa: i problemi, che prima mi sembravano schiaccianti, con lui sembravano sciocchezze.

Non riuscivo a smettere di pensarci, inoltre avevamo condiviso una parte di noi.
La sua autodescrizione mi faceva pensare quanto potesse essere attraente: moro, occhi azzurri, palestrato.
Avevo passato la mattina a idealizzare un suo ipotetico aspetto, ma più ci pensavo, più mi rendevo conto di quanto quelle sole tre caratteristiche mi facessero impazzire.

Ho un ragazzo, mi devo contenere.

L'autobus si fermò di colpo, segnando il mio arrivo a scuola, così lentamente scesi e, a passo lento e spento, mi incamminai verso il mio armadietto.

Ancora prima di varcare la soglia del cancello sentii la mia spalla essere LETTERALMENTE sfondata da una presenza sopra di essa.

"AMORE MIO" urlò la presenza attirando alcuni sguardi confusi e seccati dal rumore.

"Scendi dalla spalla rincoglinita sennò bocco per terra"
"Come sei noioso stamattina, hai pestato una merda per strada"
"Non so se ricordi Ginny, ma IERI SERA ci siamo letteralmente ubriacati male"

Si mise la mano sotto al mento e fece finta di pensarci.

"Uhm io ricordo solo un coglione che ballava e urlava arrapato"
"GUARDA CHE ERI MESSA COME ME IMBECILLE"
"Almeno io ricordo la serata, te a metà sei andato in bagno a sboccare-"
"COSA!?" Si intromise un altra persona nella nostra conversazione.

Marco.

"Perché non me l'hai detto Fede!?"
Dio mi volevo impiccare.

"Ciao Marco, come stai? Sono sempre contenta che ti interessi anche me, la migliore amica dei tuo fidanzato depresso" disse Ginny seccata dalla sua presenza.

"Ce lo hai portato tu Ginevra?"
"Certo, così smette di deprimersi dal suo ragazzo iper protettivo e si diverte un po'"
"Questo non è divertirsi!"
"Se conoscessi Fede sapresti che lui ama ballare coglione"
"Non è divertito!"
"Ma che cazzo ne sai tu mica c'eri ieri"

𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘵𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘢𝘳𝘦? || StreCicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora