Aura

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15
[1°Trimestre - 10° Settimana]

Gumball aspettòcon impazienza che l'orologio scoccasse le "e mezza" e siprecipitò a prendere le sue cose non appena la lancetta sfiorò lapiccola barra al centro esatto del quadrante.
Uscì quasi di corsadall'ufficio, facendo attenzione a non urtare nessuno nei corridoi esi diresse rapidamente verso l'ascensore periferico.
Questa volta,non sarebbe uscito dall'azienda insieme a Fionna e lei non lo avrebberaggiunto subito dopo; c'era stato un piccolo cambio di programma edoveva ammettere che, nonostante fosse un imprevisto, non glidispiaceva poi così tanto.

Doveva ancoracalmarsi e trovare il senso di ciò che era successo; per quanto glifacesse piacere avere l'Alpha intorno, il più delle volte Fionna erasemplicemente troppo da gestire.
Aveva bisogno di un po' di tempoper metabolizzare e soprattutto per cercare di capire il modo giustoper affrontare Marshall e le sue bugie.

Il mezzo arrivò alpiano e l'Omega si affrettò a salirci sopra, pregando chequell'affare si muovesse il prima possibile.
Ovviamente, non fucosì.
Si fermò ad ogni piano e ad ogni piano, accolse nuovipasseggeri e fece scendere quelli vecchi, facendogli perdere tutto ilvantaggio acquisito nell'uscire prima.

Ancora si stupiva dicome fosse cambiata l'attenzione che le altre persone glidedicavano.
Non lo ignoravano più.
Già dal fattaccio dellemensa, avevano iniziato a vederlo sotto un'altra luce, poi con tuttoquello che era successo dopo, il cambiamento era statoradicale.
Adesso, lo trattavano con moltissimo rispetto cherasentava quasi la deferenza.

Non si facevaillusioni, però.
Sapeva perfettamente che, a parte quellamostrata dai colleghi del suo reparto, la gentilezza dimostrata daglialtri era solo di facciata. Sapeva benissimo che era tutta unamessinscena e che lo trattavano così solo per avere un tornacontopersonale.
Non era abbastanza ingenuo da credere che non avesseroun doppio fine; questo era il motivo per cui, generalmente, cercavadi rimanere sulle sue.
Gentile sì, stupido, anche no.

Ma quel giorno, nonci riusciva.
Non dopo aver sentito quelle due pettegole, sparlarein bagno. Non riusciva a rimanere sulle sue. Non riusciva a fingereche fosse tutto a posto.
Era furioso.

Quindi, meno avrebbeavuto a che fare con le persone, meglio sarebbe stato per tuttiquanti.
Aveva provato a togliersi di testa ciò che era successo,dopo essere tornato da Fionna e averle raccontato tutto ma non eraservito a nulla.

L'Alpha invece, nonaveva fatto mistero del suo stato emotivo; aveva ringhiato, erabalzata giù dalla sedia e gli aveva detto che in quanto membro dellasicurezza ci avrebbe pensato lei.
Poi, era sparita.
Per tuttoil giorno.

Gumball non avevaidea di dove fosse andata o cosa stesse facendo, sapeva solo che adun certo punto gli aveva telefonato e gli aveva detto di nonaspettarlo perchè aveva ancora del lavoro da sbrigare.
A pranzonon l'aveva vista in mensa, ma non aveva visto neanche le duepettegole.
Si era chiesto se le cose potessero in qualche modoessere correlate tra loro in qualche modo, ma alla fine aveva decisoche non gli importava più di tanto.
Non poteva dirsi dispiaciutose fosse stato così.

Ora, doveva soloaffrontare il suo, di Alpha. Non era possibile che fosse l'unico anon sapere di questa fantomatica "ex" menzionata inbagno.
A non sapere niente di niente.

Ringhiò.
E quelpiccolo ringhio, insieme all'aura tetra di cui si era,inconsapevolmente, circondato, dovettero scoraggiare gli individuipresenti nella cabina perché nessuno osò rivolgergli la parola,finché l'ascensore non toccò terra.

Prima che potesseroanche solo provarci, Gumball uscì di scatto dalle porte, non appenaqueste si aprirono, senza dare il tempo a nessuno diparlargli.
Attraversò quasi di corsa l'atrio e imboccòimmediatamente la porta per uscire dall'edificio.

• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora