Camilla non riuscì a parlare con sua sorella. Sembrava che ad ogni occasione di dialogo lei scappasse, o che l'intero universo si mettesse contro di loro affinché vi fosse qualche impedimento. Tra visite mediche, chiamate improvvise da parte di Cassandra e colloqui vari riuscivano ad incrociarsi solo a colazione, ma la scrittrice riteneva che quello fosse proprio il momento peggiore per avviare qualsiasi tipo di dialogo.
«Hai parlato con lei?» continuava a chiederle Nicole, mentre i giorni passavano incessantemente e la facevano sentire come se stesse affrontando una corsa contro il tempo
«Mi spieghi che succede tra te e Alberto?» replicava lei ogni volta, facendo così calare un silenzio imbarazzante.
Nicole non le aveva più scritto nulla, e onestamente Camilla non sapeva se prendersela con lei o con chiunque avesse ideato la trama della loro esistenza. All'apparenza sembrava tutto così semplice, ma appena ci si focalizzava su una delle loro vite ci si rendeva conto di quanto fossero intricate e complesse, un intreccio di fili invisibili che legava tutti i personaggi tra loro in quella tela che si trasformava in libro. Nel loro libro, quello accessibile a tutti tranne che ai propri protagonisti, condannati a vivere le proprie tragedie in prima persona senza aver mai una vera tregua, neppure dopo l'ultimo capitolo.
«Stai cercando di rompere la quarta parete?» chiese un giorno la scrittrice ad Anna, notando la quantità di pietre e tarocchi che vi erano a casa sua. Si era recata lì per restituirle i libri che le erano stati prestati settimane prima, restando poi per una tazza di thè e approfittando per fare due parole
«Qualcuno ci osserva, lo so» rispose, sorseggiando la bevanda senza mai staccare gli occhi dal muro davanti a lei «Ne sono certa, ho letto le carte più volte e mi danno tutte gli stessi risultati»
«Non eri pessima con queste cose?»
«Esattamente. Non mi è mai capitata una cosa del genere, perciò non può che essere vero»
«E le carte ti hanno detto che ci stanno spiando?» chiese tranquillamente la scrittrice, con lo stesso tono di voce che avrebbe avuto nel domandare che ore fossero. Anna spostò lo sguardo su di lei, bevendo un altro sorso di quell'intruglio amaro e facendo scoccare le labbra per spezzare il silenzio che si era creato, riuscendo a restare incredibilmente calma nonostante l'assurdità della situazione.
Per un secondo, Camilla ebbe l'impressione che l'amica riuscisse a vedere oltre la pagina che le separavano da quella persona, quella che si trovava oltre le pagine di confine e sfiorava con gli occhi le loro vite. Si trattò solo di un'istante, un'esitazione, un respiro trattenuto, ma fu sufficiente e creare nuovi dubbi dentro lei e risvegliare un turbinio di emozioni.
«Non esattamente» riprese il discorso Anna, alzandosi lentamente in piedi e dirigendosi a prendere una vecchia borsa poggiata accanto al divano «Ma parlano di una ragazza dalla penna viola che oltrepassa i confini. Be' a dire il vero a volte leggo "penna" e altre "mantello", ma dettagli»
«Sembra...» sussurrò istintivamente Camilla, sentendo l'amica terminare la frase che stava pensando
«Loreley, esatto. Cioè, so che quello è solo un libro che hai creato tu, ma... Insomma, mi chiedevo se... Be', prendi 'sta roba e vai a riempire tutti i buchi di trama, ecco»
Senza lasciarle altre spiegazioni la invitò a tornare a casa, inventato centinaia di scuse pur di farla uscire e confondendola ancora di più.
«Sempre la solita» sbuffò Camilla, tornando in macchina e portando la borsa con sé, lasciandola sul sedile del passeggero e provando a non pensarci, ottenendo però solo l'effetto opposto.
Non sapeva cosa ci fosse dentro, e non lo avrebbe saputo fin quando non fosse giunta a casa, ma percepire quel peso accanto a lei le toglieva il respiro.
Aveva il cuore che batteva all'impazzata, mentre un nodo allo stomaco le faceva salire la nausea, riuscendo addirittura ad impedirle di guidare e portandola a fermarsi per qualche minuto al primo parcheggio che riuscì a trovare.
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ONNISCIENZA
FantasyCamilla conosceva bene i libri in cui si rompeva la quarta parete, ma per quanto li ritenesse interessanti non aveva la minima intenzione di scriverne uno. Rompere la quarta parete significava rendere il personaggio consapevole di essere frutto dell...