Capitolo 1 - Il Risveglio

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Emmett aprì gli occhi con fatica, sentendo il sole che gli bruciava le palpebre. Si alzò a sedere e si guardò intorno, confuso e spaventato. Era in mezzo a un campo di mais, circondato da spighe alte e secche che si agitavano al vento. Non c'era nessun segno di vita umana, solo il silenzio e l'immensità della natura.
Cercò di ricordare cosa fosse successo, ma la sua mente era vuota. Non sapeva come fosse arrivato lì, né perché. L'ultima cosa che ricordava era di essere stato nella sua camera d'albergo a Lima, la capitale del Perù, dove era andato per un viaggio di lavoro. Era un giornalista freelance, specializzato in reportage esotici e avventurosi. Aveva sempre sognato di visitare il Perù, la terra degli Inca e delle misteriose rovine di Machu Picchu.
Ma ora si trovava in un luogo sconosciuto e ostile, senza alcun indizio su come tornare alla civiltà. Si sentiva perso e impotente, come se fosse caduto in una trappola o in un incubo.
Si alzò in piedi e cercò di orientarsi, sperando di scorgere qualche punto di riferimento. Ma tutto ciò che vedeva era il campo di mais che si estendeva all'infinito, senza alcuna interruzione. Si domandò quanto fosse lontano dalla città, e se ci fosse qualche villaggio nelle vicinanze. Controllò nel suo zaino da avventuriero se mancassero documenti o soldi, ma nulla era stato toccato.
Decise di camminare verso il sole, pensando che forse avrebbe trovato una strada o una casa. Si mise in marcia, facendosi strada tra le spighe che gli graffiavano la pelle e i vestiti. Indossava ancora il suo abito elegante da giornalista, con la camicia bianca e la cravatta rossa. Si sentiva ridicolo e fuori posto in quel contesto.
Mentre camminava, cercava di calmarsi e di razionalizzare la situazione. Doveva esserci una spiegazione logica per quello che gli era successo. Forse era stato rapito da qualche banda criminale o da qualche setta religiosa. Forse era stato drogato o ipnotizzato da qualche stregone o da qualche sciamano. Forse era stato vittima di uno scherzo o di una scommessa.
Ma nessuna di queste ipotesi lo convinceva davvero. C'era qualcosa di strano e di oscuro in quella storia, qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione. Emmett aveva sempre avuto una passione per il sovrannaturale e per l'occulto, ma non aveva mai creduto davvero a quelle cose. Ora invece si chiedeva se non ci fosse qualcosa di vero in quelle leggende che aveva letto nei libri o sentito raccontare dai locali.
Leggende su antiche civiltà scomparse, su culti segreti e sacrifici umani, su divinità crudeli e mostruose, su portali verso altre dimensioni e altre realtà.
Leggende che forse stavano per diventare realtà per lui.
Camminò per ore sotto il sole cocente, senza trovare nulla che gli indicasse la via. Il campo di mais sembrava non avere fine, e lui si sentiva sempre più stanco e disperato. La sua gola era secca e il suo stomaco vuoto. Non aveva né acqua né cibo con sé, solo il suo zaino con il suo taccuino, la sua penna e la sua macchina fotografica.
Si fermò a riposare all'ombra di un albero solitario, che spiccava in mezzo al verde monotono. Si sedette sul terreno arido e si appoggiò al tronco rugoso. Chiuse gli occhi e cercò di riprendere fiato.
Fu allora che gli tornò in mente un ricordo.
Un ricordo che aveva rimosso o dimenticato, ma che ora si presenta chiaro e vivido nella sua mente. Un ricordo che forse spiegava come fosse arrivato lì. Ricordò di essere stato in una delle sue escursioni avventurose, alla ricerca di qualche storia interessante da raccontare. Ricordò di aver preso un treno da Lima a Cusco, la città degli Inca, e poi un autobus fino a Ollantaytambo, un piccolo villaggio ai piedi delle Ande. Ricordò di aver incontrato un vecchio indigeno che gli aveva parlato di una rovina nascosta nella giungla, vicino a Machu Picchu, la città perduta. Ricordò di aver seguito le indicazioni del vecchio e di aver camminato per ore tra i sentieri tortuosi e le piante rigogliose. Ricordò di aver raggiunto una radura dove si ergeva una costruzione di pietra, coperta di muschio e di edera. Ricordò di aver visto dei simboli incisi sulle pareti, dei simboli che non aveva mai visto prima, dei simboli che lo avevano attratto e ipnotizzato. Ricordò di aver avvicinato la mano a uno di quei simboli, come se fosse stato chiamato da una forza irresistibile.

E poi...

E poi non ricordava più nulla.

Emmett aprì gli occhi e si scosse dal suo torpore. Si guardò la mano destra e vide una cicatrice rossa sul palmo, come se si fosse bruciato con qualcosa. Si domandò cosa fosse successo dopo aver toccato quel simbolo, e cosa significasse quella cicatrice.
Si domandò se quella rovina fosse la chiave per risolvere il mistero della sua scomparsa e del suo risveglio.
Si domandò se dovesse tornare lì per indagare. Si alzò in piedi e prese il suo zaino. Decise di seguire il suo istinto e la sua curiosità. Era un giornalista, dopotutto voleva scoprire la verità.
Si mise a correre verso il sole, sperando di trovare la strada per le rovine e di trovare le risposte alle sue domande non pentendosi della sua scelta...

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