Pranzo in famiglia

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Non ha senso rimandare l'inevitabile.
Mamma ha detto chiaramente che si aspetta di averli entrambi a pranzo il prima possibile, in modo da poter conoscere meglio suo genero.
O di convincerli a smettere prima che qualcuno ci soffra troppo. Si è fatto l'idea che lei creda che sia freddo e implacabile con le donne e si faccia manipolare e rigirare come un calzino dagli uomini, chissà perché.

Ha cercato di dissuaderlo da quello che ha definito "il più grande errore della tua vita, una farsa e un insulto al matrimonio come istituzione", ma lui ha fatto orecchie da mercante.
Non è che abbia bisogno della sua approvazione, ma il deluderla gli lascia ogni volta l'amaro in bocca. Non importa se capita a tredici anni, a trenta o a trentacinque.

"Ti adoreranno, i miei."  sussurra, appoggiando la fronte a quella di Martino. Nico non lo dice per rasserenare il marito, in realtà, ma per tranquillizzare sé stesso.

Dalle conversazioni che hanno avuto durante la luna di miele, a letto, ha capito che a Marti non sembra importare molto dell'impressione che fa agli estranei. Nemmeno se questi estranei saranno i suoi suoceri. Rassicura subito Niccolò, sostenendo non abbia nulla a che fare con la risposta che darà alla fine del loro mese insieme. Piuttosto, è che ormai s'è fatto una ragione del fatto che alcune persone non lo sopportano per partito preso. Hanno un'antipatia a pelle, non giustificata da alcuna ragione se non la totale mancanza di buon gusto.

Aggiunge poi che, d'altra parte, capisce che per Niccolò il loro parere è importante perché per lui è lo stesso quando si tratta di sua madre.
Per fortuna, la donna si è dimostrata subito entusiasta dell'iniziativa del figlio, per quanto folle potesse essere e nonostante abbia vissuto un divorzio devastante.
Nico non ha avuto la possibilità di avere una conversazione significativa con lei, durante il matrimonio, ma questa è stata la sua impressione. Sbagliata, magari.

"E grazie al cazzo, aggiungerei. A chi potrei non piace', scusa?" una domanda retorica che fa sorridere entrambi, mentre Nico suona il campanello. "Inoltre, questo non è altro che un pranzo di lavoro per aggiornarmi con un mio cliente. Come sai, sono un cacciatore di dote professionista, quindi quando tua madre mi ha detto che avrebbe voluto assumermi come tuo badante—in modo che assolvessi a tutti i tuoi bisogni— al nostro matrimonio, non ho potuto rifiutare"

Ammira la fiducia che Marti ha in se stesso, che sfiora quasi la presunzione.
Nata come meccanismo di difesa contro gli idioti omofobi incontrati durante l'adolescenza, sostenuta e alimentata da coloro che sono diventati praticamente una seconda famiglia per lui.

Il suo autoproclamato guru, noto anche come Filippo Sava, sostiene che tanto la sua faccia tosta quanto la lingua tagliente siano dovute principalmente alla sua guida.
Comunque sia non è una facciata. Non è una maschera, come quella di Nico che nasconde dietro alla sua solarità la tendenza a collegare il suo valore come persona a ciò che gli altri pensano di lui. Si sente un po' ferito quando non è apprezzato.
Ben consapevole, però, che per venti persone che conoscono Niccolò Fares esistono venti o più Niccolò diversi. Maledetto il giorno in cui ha letto "Uno, nessuno e centomila" e quel concetto ha messo radici nella sua psiche.

Se si tratta di persone a cui non tiene particolarmente, ormai ha imparato a venirci a patti. Quando però si tratta dell'opinione di qualcuno a lui caro... O di quella di qualcuno che potrebbe influenzare queste persone.... è particolarmente complicato non rimanere bloccati in un circolo vizioso paranoico.

Martino ha ragione, naturalmente.
Mamma e papà lo adorano e lui ne è così insopportabilmente compiaciuto che Nico vorrebbe sbatterlo contro la più vicina superficie disponibile e trasformarlo di nuovo in quell'uomo famelico e disperato che sa essere il suo amante quando sta per venire. Combattere l'impulso di trascinarlo nella sua vecchia camera da letto o di chiudersi in bagno si rivela una bella sfida.

Dannazione. Cedere non è un'opzione.
Non quando mamma è costantemente alla ricerca di segni di un imminente crollo mentale e interpreta la sua incapacità di tenere le mani a posto un sintomo di promiscuità piuttosto che come una semplice difficoltà ad avere un marito così sexy.
Che rottura.

Tra l'altro, Niccolò teme di potersi seriamente innamorare di Marti se continua così. È già totalmente rapito dalla sua mancanza di filtri e del suo rifiuto di assecondare le aspettative che i suoceri potrebbero avere sul loro genero ideale. Non sarà una pedina nelle loro mani, manipolato per diventare davvero il suo badante piuttosto che il suo compagno di vita... Non sarà mai Maddalena. O Luai. Vero?
E non sta nemmeno cercando di irritarli e inimicarseli solo per il gusto di farlo, come facevano alcuni dei suoi ex fidanzati e fidanzate.

Sebbene il padre non sia appassionato di sport e Martino non sappia nulla di auto d'epoca - a parte il fatto che hanno quattro ruote e un motore, come tutte le altre - i due trovano presto un terreno comune parlando di politica e dell'ossessione del sistema educativo italiano per la conoscenza teorica.
Tuttavia, quando papà sta per iniziare la sua solita digressione su come la maggior parte delle lauree umanistiche siano uno spreco di tempo e di risorse ministeriali—"chiedi a Nico, ti racconterà di quanto sia stata utile la sua laurea in musicologia"—Marti lo zittisce, sostenendo che è ora che la gente superi questa mentalità capitalistica.

"A dire il vero, al quinto anno di liceo ero indeciso tra Medicina, Lettere Classiche e Scienze della Comunicazione... Nonostante quasi tutti i boomer che mi capitava d'incontrare la definissero 'scienza delle merendine' Media. Poi ho scelto Medicina non perché era la scelta più sicura, in termini di occupazione, ma perché ho superato il test di ammissione al primo tentativo. Ho frequentato i corsi per un po', sentendomi in debito con tutti coloro che avevano sognato di fare i medici fin da bambini e non erano riusciti a entrare... Poi ho capito che non era la mia vocazione, che non mi ci vedevo a lavorare in un ospedale o in una clinica ed avere a che fare con i pazienti. O passare tutto il giorno in un laboratorio, se avessi scelto una specializzazione in patologia. Senza girarci tanto attorno, comunque... Il punto è che ci vuole tempo per capire cosa si vuole fare della propria vita. E magari si finisce comunque per sbagliare, ma non deve diventare un dramma. Il lavoro è senz'altro importante ma non può diventare l'unica cosa che dà un senso alla tua esistenza... E non ci sono lavori più prestigiosi di altri e tutta la questione delle lauree scientifiche contro quelle umanistiche è stupida e ci fa perdere di vista il vero nemico: gli studenti di Economia, soprattutto quelli che vengono dalla Bocconi."

Alza le spalle quando Anna gli contesta quest'ultima affermazione, lamentandosi dei pregiudizi delle persone verso i bocconiani come lei. Magari lei è l'eccezione che conferma la regola, o 
potrebbe dimostrargli che si sbaglia.

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