|02|

127 16 13
                                    


| 02 |


"Hold my hand, everything will be okay
I heard from the heavens that clouds have been grey
Pull me close, wrap me in your aching arms
I see that you're hurtin', why'd you take so long..."



Aziraphale ricreò attorno a sé la visione di una parte della libreria. Sembrava così materiale in quell'angolo, così piena di colori caldi e accoglienti, nonostante i bordi sfumassero nel bianco asettico delle pareti del Paradiso. Andò a sedersi sul divano, e nel guardarsi si sentì fuori luogo con quegli abiti troppo chiari, troppo perfetti. A ogni modo, presto non sarebbe più stato lì, fisicamente. Doveva solo aspettare che Crowley entrasse nella libreria e si sedesse in quel posto, che era divenuto il loro ritrovo. Una nuova panchina nel parco, per così dire.
Si sentiva più agitato del solito, perché il tempo che avevano a disposizione, che l'umanità aveva a disposizione, stava per finire. E l'umanità, adesso, comprendeva anche Crowley.
Era così assorto nei pensieri che solo dopo un po' si rese conto della piuma nera posata alla sua sinistra, così sorrise e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, il suo corpo era tornato nella vera libreria, seduto sul divano, e teneva la piuma nera tra le dita.

«Non ci pensare nemmeno, è di un corvo,» esclamò subito Crowley. Era appoggiato con la schiena al bracciolo del divano, un ginocchio piegato davanti a sé, contro lo schienale, e il braccio mollemente adagiato su di esso.

Aziraphale lo vide sorridere e per un attimo tutto svanì. Nessun Secondo Avvento, nessuna tempesta, nessuna resurrezione dei morti, niente, se non gli occhi dorati di Crowley che sembravano languidi dal vino. «Hai bevuto?»

«Che domande sono? Certo che ho bevuto!» Il demone indicò un paio di bottiglie vuote, ai piedi del tavolino. «Sta per finire tutto quanto, di nuovo. Posso solo fare quello che farebbe qualsiasi altro umano qui. Bere e spendere tutti i soldi per divertirsi. A parte che non mi interessa spendere soldi. Quindi bevo.»

Aziraphale appoggiò la piuma sui libri. «Cosa ti hanno detto?»

«Shax? Che tra qualche giorno il Paradiso cadrà e l'Inferno sorgerà e l'umanità affronterà il divino giudizio del Nuovo Nato tra i popoli e bla bla bla qualcos'altro che non ricordava più nemmeno lei.»

«Più o meno è questo, sì,» commentò l'angelo, voltandosi verso di lui per guardarlo.

«Non avete nemmeno deciso di farlo nascere qui, questa volta?»

«Sembra che, dopo il fallimento con l'Anticristo, sia più saggio mandarlo direttamente quando sarà il momento.»

«Beh, non mi pare che tu sia riuscito a cambiare molto nemmeno dall'interno, non è così, angelo?»

Aziraphale non rispose subito. Cosa avrebbe potuto rispondere, poi? Così il demone aggiunse: «Quando?»

«Tra sette giorni.»

«Sette giorni, dovevo immaginarlo» Crowley si lasciò sfuggire un lamento, poi aggiunse, sospirando: «Mi hanno chiesto di nuovo di unirmi a loro.»

«Perché?» Aziraphale lo chiese senza nemmeno pensare un solo secondo, gli occhi spalancati. «Sanno già che non avresti accettato.»

«Perché, se rimango qui, farò parte dell'umanità e sarò distrutto insieme a loro.» Crowley alzò le spalle. «Pare che là sotto ci sia ancora qualcuno che mi ammira per l'ottimo lavoro svolto in seimila anni.

«Cosa ha detto Gabriele?»

«Non ci parlo con lui da quando è tornato... lui. Belzebù mi ha detto che ne hanno discusso, e secondo loro l'unica cosa che può fermare l'avvento dei due Regni sulla terra è qualcosa più potente dei due Regni stessi.»

«Qualcosa più potente di Paradiso e Inferno.» Aziraphale corrucciò la fronte, spostando lo sguardo da un lato all'altro della stanza, come se quella piccola, apparentemente inutile, informazione fosse l'inizio di qualcosa. Un indizio, perlomeno. «Qualcosa che impedisca al piano ineffabile di essere... beh, ineffabile. Una... anomalia, un qualcosa che non doveva essere in un piano che non può essere spiegato.»

Crowley arricciò il naso in un'espressione confusa. «Ho bevuto troppo per questo. Devo tornare sobrio o...»

«No, non importa. Lo scoprirò da solo.» L'angelo sorrise dolcemente e tornò a fissarlo. «Ti ringrazio.»

Crowley scrollò le spalle e ricominciò a propria volta a sostenere il suo sguardo. Ancora, si creò una sorta di legame tra i loro occhi, capace di portarli in una realtà dove non esisteva nient'altro che loro due.
Aziraphale avvertì l'incontrollabile bisogno di sentirlo vicino e si accorse della mano che Crowley aveva appoggiato sulla gamba, ora distesa dietro di lui, tra lo schienale del divano e la sua schiena. Allungò allora la mano per sfiorargliela, e immediatamente il demone la strinse nella propria con forza.
Aziraphale socchiuse le labbra per dire qualcosa, qualunque cosa, per non sembrare soltanto una creatura così disperata da sentire l'incalzante desiderio di un qualsiasi suo tocco.
Ma le parole si persero in un soffio quando Crowley si portò di nuovo la sua mano alla bocca per baciargli dolcemente il dorso. Questa volta, però, non la lasciò andare. La tenne contro le labbra e Aziraphale percepì il tiepido calore del suo respiro veloce quando Crowley gli sussurrò: «Anch'io ho bisogno di te.»

Stringimi la manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora