Appena si chiuse la porta alle spalle si sentì libera. Non riusciva a capire come mai quella casa le facesse quel effetto. La ragazza la cui voce sentì nella sua mente fu tormentata, ne era certa, lo si capiva soprattutto dai suoni che le sue corde vocali emettevano e dal suo modo tenebroso di parlare. Cara sentiva che c'era qualcosa in lei che non andava. Come aveva fatto a sentire quelle voci? Anzi, come avevano fatto quelle voci ad arrivare nella sua mente e terrificarla in quel modo? Perché sì, era terrorizzata, tremava, e il tempo non stava dalla su parte. Pioveva. Cara aveva paura della pioggia sin da piccola. Era un'emozione incontrollabile; solo a sentire le goccioline sbattere contro il marciapiede sul quale camminava la faceva rabbrividire. Era un tormento con il quale viveva da anni ormai, non era la prima volta che doveva affrontarlo.
Si fece coraggio e avanzò sempre più velocemente, voleva arrivare a casa il prima possibile. Si ricordò di avere il cappuccio, perciò lo alzò e si coprì la testa, anche se aveva i capelli ormai tutti bagnati.
Guardò verso il basso, evitando lo sguardo delle pochissime persone che le passavano intorno e pensò. Pensò alla voce, al buio intenso che ci fu appena svenne, alla biblioteca, all'enorme casa e... ad Ashton. Anche lui aveva qualcosa che non andava. Era un ragazzo di quelli tosti, di quelli che prima fanno i dolci e i simpatici ma poi mostrano il loro vero volto. E così era riuscito ad abbindolare Cara e portarla in ciò che per qualche minuto per lei sembrò l'inferno. Ora però era riuscita a scappare.
Sì fermo. Sentiva le gocce sbattere contro le sue spalle e contro la testa. Le dava un enorme fastidio, era come se qualcuno la volesse opprimere, la volesse forzare. Non la lasciava in pace. Voleva urlare, anche perché si rese conto di non sapere dove si trovasse. Un luogo assolutamente sconosciuto la circondava. Le case erano tutte spente, così come le persone. Si sentì incredibilmente sola, forse era meglio tornare da Ashton. No, non ci avrebbe mai più messo piede in quella casa. Non sapeva bene il motivo nemmeno lei, sarà per il fatto che c'era qualcosa di Ashton che non la convinceva, sarà per lo svenimento e per la voce che sentì nella sua testa, sarà per il fatto che non si sentiva a suo agio lì. I motivi possibili erano tanti, ma non c'erano risposte precise. Tutte andavano bene, ma Cara doveva ancora realizzare ciò che stava succedendo in quel momento e quel che era successo a casa del biondo. Lo avrebbe fatto a casa, nel suo letto, posto ormai diventato una raccolta di pensieri e paure. Sì, perché era lì che pensava a.. tutto.
Continuò ad andare in cerca di un edificio familiare, ma niente. Non c'era assolutamente niente e nessuno che l'avrebbe aiutata a trovare la strada di casa. Sì sentì una bambina. Di quelle che non ascoltano la mamma che le dice di stare ferma e non allontanarsi e finisce per perdersi.
Dopo ore passate a correre instancabilmente, Cara si accorse che il cielo si stava scurendo sempre di più. Non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare a casa in tempo.
Passò altro tempo, ma niente. Era completamente sola avvolta nel buio della notte.
Non poteva continuare così. Doveva trovare un posto dove riposarsi, almeno per qualche ora, in modo da riprendersi dalla stanchezza che la colpì. Aveva corso per molto tempo, non ce l'avrebbe fatta per un altro po'. Le gambe le facevano tremendamente male e avrebbe voluto tanto sprofondare nel suo letto in questo momento, essere avvolta tra le coperte e dormire, dimenticando la giornata passata. Ma era impossibile.
Si fermò e guardo in giro, per analizzare ciò che aveva attorno. Alla sua sinistra c'era un albero. Aveva una folta chioma, perfetta per ripararla. Non c'erano tuoni o fulmini, pioveva soltanto, perciò era sicuro.
Ci mise un po' per arrivarci. Era come ad una corsa, solo che non c'era un traguardo, ma un albero. L'albero era il suo traguardo.Eccola lì, distesa sotto il grande albero, a riprendere le forze. Aveva il fiatone, e le ci volle un bel po' per rialzarsi. Stava per continuare il suo cammino, ma si rese conto di ciò che aveva davanti agli occhi. L'albero era situato su una collina, e da lassù si vedeva l'intera città. Era una città spenta, senza vita. Nessun sentimento, nessuna emozione. Fece un giro su sé stessa, e vide che pure dietro di lei si vedevano case e palazzi. Ed eccola lì, la sua cara vecchia casa. Non era molto distante dal punto dove si trovava lei, ci sarebbe arrivata in una decina di minuti.
Così, Cara si rimise in cammino.
Girò per le strade, le sembrò di conoscere la strada, anche se non bene. Una scritta sul muretto attirò la sua attenzione: "Emily Jasmine Roberts, non mi scapperai più questa volta."