Prologo 2 - Harry

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Il forte odore di pancakes caldi svegliò il piccolo Harry come una carezza. Aprì gli occhi al dolce suono della voce di sua mamma che canticchiava una melodia appena inventata, cosa che fece capire subito al bambino di essersi svegliato anche prima del dovuto.

Si mise seduto poggiandosi al suo cuscino e allungò la punta dei piedini per stiracchiarsi, accompagnando il tutto con un grande sbadiglio. Sbatté le palpebre guardandosi attorno nella sua cameretta; verde, piena di dettagli che ricordano un bosco, e sorrise sentendo i passi di sua madre che si avvicinavano alla stanza.

«Amore mio...? È pronta la colazione, svegliati» sussurrò Anne soavemente entrando nella stanza, notando con sorpresa che suo figlio fosse già ben sveglio.

«Sono stati i pancakes» ridacchiò Harry stropicciandosi un occhio con la mano chiusa a pugno. «Sono stati loro a svegliarmi! Il loro buoniiissimo odore» concluse poi allungando le braccia verso sua madre che prontamente lo accolse in un caldo abbraccio.

«Ti sei svegliato veramente tanto presto amore, ti meriti proprio una colazione calda calda»
«Evviva! Pancakes!» sorrise Harry battendo le mani euforico, allungando subito le grinfie sulla "colazione del campione": un bel tazzone di latte al cioccolato e dei pancakes ai mirtilli e miele, i suoi preferiti.

«Sei pronto per il tuo grande giorno tesoro?» chiese poi sua madre accarezzandogli i capelli.

Lui rispose annuendo, mangiando un bel boccone di quella prelibatezza ancora ben calda.

Harry, secondo lei, non era un bambino come gli altri.

Era speciale.

Non era il classico bambino iperattivo, che correva a destra e sinistra spaccando ogni cosa gli si presentasse davanti.
Non era nemmeno uno di quei bambini muli che non si smuovono neanche con un'opera divina.
Era semplicemente... Harry.

Per Anne, lui era il solo ed unico.

Lui sapeva sempre quando qualcosa andava male, sapeva quando era tempo di scherzare e quando no, e se esagerava, sapeva chiedere scusa, senza risultare patetico agli occhi degli altri.
Lui sapeva adattarsi a tutti, si plasmava perfettamente per chiunque gli andava a genio, senza però sopprimere ciò che è lui, ciò che lo rendeva Harry.

Ma soprattutto amava.

Harry amava incondizionamente chiunque, dalla piantina più misera all'insetto più orribile dell'intero universo, e questo spesso gli ha portato grandi ferite nel cuore, che con forza è riuscito a guarire.

«Mami mi prepareresti già i vestiti?» borbottò masticando l'ultimo pezzo di pancake, alzandosi e mettendo le ciabattine successivamente per correre in bagno. «Non voglio fare tardi per il mio primo giorno di scuola!».

Anne sorrise vedendolo correre nel bagno, consapevole di quanto il suo bambino fosse cresciuto in fretta.

- - - - -

«Allora tesoro, sei pronto?» chiese Anne accarezzando la schiena al bambino che curioso faceva scattare il suo sguardo da viso a viso.

Anne sapeva che Harry aveva paura, sapeva che avrebbe realmente voluto scappare a gambe levate. Ha sempre avuto timore di trovarsi in mezzo a tanta gente, soprattutto quando si sentiva fuori luogo.
Infatti Harry avrebbe iniziato scuola un anno prima degli altri, il classico "primino", e ne era totalmente consapevole. Per questo aveva paura di non piacere.

Il riccio annuì, avvolgendo le dita attorno alle bretelle dello zaino che, a differenza del piccolo busto del bambino, sembrava enorme.
Stavano per camminare verso il portone dove Harry avrebbe incontrato le sue nuove maestre, quando una piccola figura blu simile a tutte le altre sfrecciò davanti a loro.
All'inizio Anne non ci fece molto caso, quindi continuava a guardarsi attorno, mentre Harry continuò a fissare la figura esile del bambino davanti a loro.

Non sapeva chi fosse, ma sembrava davvero spaventato. Aveva gli occhi sgranati di un blu oceano intenso e pieni di lacrime, mentre i suoi capelli lisci color nocciola seguivano i movimenti scattanti della testa.

«Mami...» sussurrò Harry tirando gentilmente la borsa di sua madre, senza staccare gli occhi da quel mucchio di lacrime e paura che aveva lì davanti.

Quel gesto attirò l'attenzione di Anne, che voltò la sua attenzione dove il piccolo Harry guardava.

Subito la donna, allarmata, cercò di approcciare con lui, quando una voce preoccupata la interruppe.

«Oh cielo Louis, non ti trovavo più, stai bene??»

Harry e Anne si girarono all'improvviso verso la donna che corse accogliendo tra le sue braccia il bambino disperato.

«Hai visto tesoro? Puoi fare amicizia con questo bimbo qui» disse poi Anne spronando il figlio ad avvicinarsi a occhi-blu.

Harry non mosse gli occhi dal bambino, che stava abbracciando la sua mamma. Vide che la donna gli assomigliava molto, avevano gli stessi occhi, ed ora lei gli stava sussurrando qualcosa.

Il bambino scese dalle braccia della mamma e si avvicinò a lui, asciugandosi una lacrima con la mano.

«Io sono Louis, tu come ti chiami?»

Harry accennò ad un sorriso e soffiò un ciuffo via dalla sua fronte.

«Harry, io sono Harry.»

SKYFALL || larry stylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora