Capitolo 14 - A proposito di corteggiatori...

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Camille era esausta. Tutti i pensieri che le avevano affollato la mente nelle ultime ore l'avevano lasciata piena di rabbia e priva di energie.

Maledizione!

Mai, mai nella vita avrebbe immaginato di essere trattata con tale disprezzo e pochezza.

Sentiva ancora il magone salirle, se ripensava alle dure parole di John. E fra le tante domande che si era posta, solo una era stata più ingombrante delle altre, ovvero: perché le aveva risposto in quel modo? Non riusciva a pensare ad alcun motivo che spiegasse tutta quella collera. Era convinta che in quelle settimane lui avesse iniziato, se non proprio a stimare, quantomeno a gradire la sua compagnia, ma evidentemente si era sbagliata di grosso.

Non poteva incolpare che sé stessa per quell'abbaglio.

Dopotutto, John non aveva mai fatto mistero della bassa opinione che aveva di lei. 

«Ora basta, smetti di commiserarti» si disse, fissando il soffitto del baldacchino più infuriata che mai. «E poi da quando ti importa del giudizio di qualcuno?»

Giusto. Anche quello era un ottimo quesito.

Riflettendoci bene, poteva concludere di non essersi mai fatta sopraffare in quel modo da nessuno. Era sempre stata indipendente dalle opinioni degli altri, fatta eccezione per il piccolo dettaglio riguardo il suo futuro in ambito matrimoniale, eppure sin dall'inizio aveva cercato la sua approvazione.

Per la prima volta da che aveva raggiunto un'età tale da permettersi di ragionare con la propria testa, era stata autocritica, si era prefissata di migliorare il suo poco altruismo e di limitare la propria testardaggine, ma non era servito. Probabilmente, niente di quello che avrebbe potuto fare sarebbe stato abbastanza: John avrebbe continuato a vedere nulla più che una sciocca viziata e senza cervello.

Era quel particolare a farle più male. Non che la considerasse egoista, vanesia e con l'unico pensiero della vita mondana, ma che la pensasse una stupida. Che diritto aveva di trattarla come se non avesse anche lei dei pensieri?

"Non sono cose che riguardano una donna, men che meno una giovane come voi, per cui statevene al vostro posto e smettetela di comportarvi come una bambina capricciosa."

Quella frase l'aveva devastata e l'aveva fatta sentire delusa e amareggiata. Perché credeva davvero che John fosse diverso dagli altri, che avesse incontrato una persona capace di vedere oltre le apparenze e di apprezzarla per quello che era: non un soprammobile da sfoggiare a piacimento, ma una sua pari e come tale essere trattata.

Non era stato così.

Anche per lui, stando alle sue orribili parole, il ruolo della donna doveva limitarsi alla gestione della casa, al mettere al mondo figli maschi che portassero avanti il buon nome della famiglia e a osservare lo scorrere degli anni da un angolo in disparte senza poter fare alcunché.

Lei non sarebbe mai stata niente di tutto quello.

Era un essere pensante, per l'amor del cielo! Era tanto difficile da capire?

Evidentemente sì. Evidentemente, allora, la prospettiva di rimanere zitella non era poi così pessima. Ancora qualche anno e avrebbe potuto prendersi libertà che un marito le avrebbe di sicuro negato. A quel punto avrebbe viaggiato, grazie alla dote e al mantenimento che le spettava si sarebbe comprata una casa tutta sua, avrebbe viziato i nipoti e, perché no, si sarebbe presa persino un amante. In fin dei conti era una bella donna, e se potevano farlo gli uomini, perché non lei quando agli occhi della società sarebbe stata ormai priva di attrattiva?

Però, però... c'era un però: il desiderio di innamorarsi, di avere qualcuno che ricambiasse il suo affetto senza remore e con il quale creare una famiglia non sulla base di un dovere, ma dell'amore. Proprio come era successo ad Heather.

Un visconte all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora