Mente e cuore

66 13 80
                                    

Atlas aprì gli occhi color verde bosco e incontrò quelli neri di un corvo.

Il sole ancora non faceva del tutto capolino dalle nuvole e dal cielo di un tenue ciano, la temperatura era bassa, ma non bassa quanto quella raggiunta di notte; nonostante ciò Atlas era ancora lì, con un sottile strato di brividi e un corvo a fargli compagnia. Quello era intento a osservarlo incuriosito, con la testolina pennuta inclinata verso sinistra. Atlas si girò dall'altro lato, graffiandosi il volto con l'erba, e il cuore lento prese a battere con più velocità quando si scoprì solo. Cercò di non prestarci troppa attenzione, anche perché era ancorato al sonno dal quale si era destato pochi attimi prima e i suoi pensieri correvano veloci e senza alcun senso. Il corvo non accennava ad andarsene, nemmeno quando il ragazzo si stese sulla schiena per osservare ciò che stava sopra di sé, e la voglia di scacciarlo via fu superata dalla modesta paura di una sua possibile reazione negativa. Poggiò la mano davanti alle zampe del volatile e quest'ultimo lo beccò, facendolo imprecare per il breve dolore. L'uccellaccio volò via, finalmente, e Atlas parse riprendere coscienza.

Nova l'aveva lasciato lì, disteso sull'erba fredda e umida. Forse aveva provato ad avvertirlo e non si era svegliato, forse semplicemente non ricordava come fosse andata via. Non gli sembrava un comportamento tipico della ragazza, per cui iniziò a pensare alle più improbabili motivazioni.

Alla fine si alzò barcollante e si diresse verso l'istituto, noncurante dei pericoli. D'altronde l'alba doveva ancora sorgere, i suoi colori sgargianti erano lontani dall'apparire, di conseguenza nessuno avrebbe intralciato il suo cammino poiché cullati da Morfeo in dolci o movimentati sogni. Si ritrovò a invidiarli, bramava le sue morbide coperte come poche altre cose al momento, e fortunatamente non ci mise molto.

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni sporchi di terriccio la chiave della stanza, dopo averla inserita nella toppa girò a destra più di due volte - Caelan si chiudeva sempre dentro di notte - e la aprì, per poi richiuderla mezzo secondo dopo, impiegato ad entrare con velocità all'interno. La camera mezza illuminata era ordinata come sempre e profumava di quel miscuglio micidiale di profumi maschili e gel, un'aroma intenso che per i due sapeva essenzialmente di casa. Atlas sorrise quando Caelan bofonchiò qualcosa nel sonno e scacciò qualcosa di invisibile; lo avrebbe negato categoricamente, se un'altra persona avesse detto che lo guardava con la stessa dolcezza con cui si guardava un fratello, in quei rari momenti di tenerezza. Eppure, era proprio quello che spesso e volentieri faceva.

Si liberò dei vestiti sporchi, posandoli in un angolo della stanza, e finalmente si unì alle sue calde coperte. Ogni cosa all'improvviso gli sembrò uno strano sogno, irreale, si chiese se in effetti fosse successo tutto quello che aveva vissuto quel giorno. Aveva impresso il tocco rovente di Nova nel suo intero corpo, però. Si addormentò con il sorriso.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Atlas aprì gli occhi color verde bosco e incontrò gli smeraldi di Caelan Zahir. Profumava di caffè e schiuma da barba e non sembrava per niente appena sveglio, anzi, già pulito e sistemato dava l'impressione di stare in piedi da ore.

«Hey principessa» gli disse, «sei sveglio o devo darti il bacio del vero amore?»

«Merda, quello sì che mi sveglierebbe. Che ore sono?»

«Mezzogiorno e qualcosa. Ma oggi è sabato, in caso ti preoccupassi...ma non penso proprio.»

Il biondo si stiracchiò e si sedette sul bordo del letto, sbadigliando e passandosi le mani sul volto come se ciò l'avrebbe aiutato a svegliarsi velocemente. Dall'altra parte della stanza, Caelan lo guardava attendendo di parlare. Aveva visto i vestiti sporchi e Atlas gli doveva ancora una storia da raccontare, ma sapeva che non fosse il momento.

𝐂𝐑𝐈𝐌𝐒𝐎𝐍 𝐂𝐑𝐈𝐌𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora