Capitolo V

318 19 1
                                    

Capitolo V
Your tears a sea for me to swim

7 anni prima

Johanna era tornato a trovarlo quella mattina. Harry era ancora in ospedale e presto sarebbe arrivata sua sorella, che aveva raggiunto la maggiore età proprio quel giorno.
-Hai dormito ricciolino?- gli accarezzò i capelli ma Harry si strinse tra le braccia, allontanandosi dal contatto troppo invadente.
-Non mi piace quando mi toccano i capelli- disse piano, diventando rosso fino alla punta delle orecchie.
-Mi dispiace- disse subito Johanna, per poi porgergli un pacco di caramelle gommose -Queste sono un regalato da parte di mio figlio. Gli ho detto che è arrivato un nuovo ragazzino della sua età e lui desiderava che ti regalassi delle caramelle. Sono le sue preferite- Harry le prese e le guardò -Non le mangi?- chiese la donna.
-No, è che...nessuno mi faceva un regalo da anni- si emozionò infatti, scesero alcune lacrime e tirò su col naso.

-Oh Harry, adesso andrà meglio. Tua sorella arriverà tra poco e tu sarai felice...-
-Ma non dimenticherò niente di quello che mi è successo- sussurrò -Non dimenticherò mai chi mi ha fatto una cosa simile- mise il pacco di caramelle sul suo grembo e si asciugò le lacrime -Ho segni ovunque, Joh. Il mio passato è in tutto il mio corpo, e non so come cancellarlo. Sto marcendo, sono pieno fino all'orlo di veleno. Sento ancora quelle mani addosso- singhiozzò sonoramente e Johanna cerco di accarezzarlo, ma Harry si coprì subito il volto.
-Oh piccolo- adesso anche la donna piangeva e si sentiva così in colpa -Ma chi ti ha fatto tutto questo?- ma il ragazzo tenne la bocca chiusa.
-Se lo dicessi mi farebbe del male- sussurrò -Non voglio più che mi facciano del male- tremava e teneva ancora le mani davanti al viso.
-Harry, adesso sei al sicuro-
-Non è vero- pianse -Lo so che non è così. Loro torneranno. Mi hanno promesso che sarebbero tornati!-
-Tuo padre è in prigione, non può riportarti a casa-
-Ma non è di casa mia che ho paura!- urlò, facendo indietreggiare Johanna di due passi -Io non voglio che usino il mio cazzo di corpo! Appartiene a me, non possono farci quello che vogliono-
-E non lo faranno- promise la donna -Ti proteggerò, te lo prometto-
-Perché dovresti? Dopo tutto quello che mi hanno fatto non valgo niente. Non merito amore-
-No, Harry- gli toccò il ginocchio ma il riccio lo spostò subito -Meriti amore. Tutti i bambini lo meritano- le rivolse uno sguardo diverso, così gelido da fargli tremare il cuore.

-Non sono più bambino da un sacco di tempo-

Oggi

Non aveva più i suoi ricci. La coach lo guardò con tanta tristezza quando Harry si presentò nel suo ufficio con la testa completamente rasata. Sembrava un militare.
-Perché li hai tagliati? Amavo i tuoi ricci- lo fece sedere e, presto, fece entrare altre due donne.
-Ero stanco di tenere ancora il mio passato addosso- le clienti lo stavano già spogliando ed Elsa, mettendogli una mano sulla schiena, toccò i segni del suo passato.
-Queste mi sembrano una dimostrazione alquanto valida. Cercavi sempre di ribellarti- disse mentre la donna più giovane gli salì addosso -Ma adesso sei bravo, Harry- poi il rumore della cintura che veniva tolta dai pantaloni lo fece rabbrividire -Neanche cerchi più di attutire i colpi- la prima cinghiata arrivò dopo pochi secondi ed Harry spalancò la bocca ma non emise alcun suono.
La prima cliente si muoveva imperterrita su di lui e l'altra si toccava vicino a loro, mentre altre cingiate lo colpivano ripetutamente, levandogli il fiato.
-Come hai fatto a nascondere i nuovi lividi a Louis?- gli prese le guance tra le dita e lo obbligò a guardarla.
Delle lacrime gli sporcarono le guance e sentiva il sangue colare dai punti colpiti.

-Non mi sono spogliato- sussurrò.
-Non ci hai fatto sesso?- Harry non rispose -Oh Dio, avete fatto sesso vestiti. Che lurida puttana- rise, e più rideva più la crepa che si era formata si stava aprendo.
Sapeva che da quel momento si sarebbe creata una voragine in lui. Lo capì nel momento in cui la prima cliente finì e iniziò la seconda, che pregava per sentirlo gemere, ma Harry non si lasciò convincere, finché Elsa non riprese a colpirlo.
-Devi compiacerle- ordinò, ma il riccio non rinunciava. Le cinghiate aumentarono di intensità e, appena lo colpì sul costato, scoppiò a piangere.
-Basta ti prego- urlò, è e quello gli costò un'altra botta sulla schiena, appena sopra la cicatrice più gonfia, che si aprì rovinosamente.
Il sangue cadde a fiotti e, nel momento in cui sentì quel dolore lancinante, sorrise. Era riuscito a distrarsi. Il dolore era riuscito a fargli ricordare che era lui l'unico che poteva capire ciò che sentiva.
Anche l'altra cliente finì con lui ed uscirono ma non prima di pagare.
Le diedero tanto, ed Harry la guardò con occhi rossi e il corpo pieno di ferite.

-Mi stai facendo arricchire- disse la coach, sventolando le banconote.
-Mi stai facendo morire- rispose Harry, provando ad alzarsi ma cadendo per terra.
Era nudo, senza forze e ferito.
-Louis che dice? Si sta stancando?- Harry si morse il labbro.
-Litighiamo da giorni- sussurrò, ancora piegato per terra, stremato da tutto.

-E come ti senti?- Harry scosse la testa.
-Lo sto facendo soffrire- sussurrò.
-Soltanto perché non riesce ad entrare nelle tue mutande- lo diceva sempre, ma sapeva che non era vero. Lo sapevano tutti.
-Lo sto vedendo sgretolarsi a causa dei miei cambiamenti di umore, ma lui è più forte di me- sputò fuori -Non gli interessa niente se riesce ad entrare nelle mie mutande, per la cronaca, perché sa che lui sarà sempre dentro il mio cuore. È questo l'importante, che anche se distanti ci amiamo con tutto noi stessi- Elsa rise di gusto.
-Sei proprio un ragazzino imbecille- lo spinse con un piede ed Harry cadde su un fianco -Non capisci mai quando è il momento giusto per lasciare andare-
-Ho detto che non denuncerò Mark, cosa vuoi di più!?- ma il respiro si mozzò quando gli diede un calcio sulle costole.
-Devi pagarla solo per averci provato, Harry- si abbassò al suo livello ed Harry era agonizzante nel dolore. Sentiva delle costole incrinate e, probabilmente, rotte -Perché tirare di nuovo fuori il passato? Hai svegliato un lupo che dormiva!- il riccio guaì di dolore quando lo colpì alla pancia.
-Volevo essere migliore- ammise -Volevo donargli una parte di me che mi avete tolto troppo tempo fa- si mise a piangere ed Elsa lo guardò disgustata.

-Alzati- ordinò.
-Non ci riesco-
-Alzati ho detto!- poi cercò nel cassetto qualcosa e, quando la trovò, era puntata contro Harry. Una pistola.
-Elsa ti prego- la guardava ma non riusciva a muovere un muscolo.
-Alzati e non ti farò niente- lentamente, molto lentamente, Harry mise i palmi per terra e si alzò, tremando sulle sue stesse gambe.
La coach abbassò l'arma e passò le mutande ad Harry.
-Adesso metterai su un bello spettacolo- prese il cellulare e iniziò a filmare. Harry tentò di coprirsi ma il rumore della pistola gli fece capire che non poteva -Toccati- ordinò.
Il flash puntava contro di lui ed Harry si sentiva un mostro. Anzi, si sentiva in un circo e lui era una bestia in trappola.
Doveva seguire gli ordini se non voleva morire.
Mise una mano attorno alla lunghezza e si toccò, accarezzandosi.
-Non in quel modo- lo ammonì Elsa.
-Per favore- sussurrò Harry, ma la pistola salì, puntando direttamente alla testa.
-Fallo o sei fuori- e lo fece. Si leccò le dita e iniziò a penetrarsi mentre piangeva dalla vergogna.

-Fa vedere a tutti quanto sei bravo- disse ed Harry poggiò una mano sulla cattedra e con l'altra si toccava -Bravo bimbo- diceva -Sempre così obbediente. Un bravo frocetto- piangeva senza sosta.
Era ancora quel bambino. Lo sapeva che non sarebbe mai potuto scappare da quello che era stato.
Lo spettacolino andò avanti, finché Elsa non si stancò e lo mandò via.

Arrivò in camera zoppicando e si sdraiò sul letto.
-Dove sei stato?- chiese Louis preoccupato.
-In palestra- il liscio si mise accanto a lui e provò a baciarlo, ma Harry si ritrasse.
-Oggi non sei in te?- chiese piano, notando la stanchezza negli occhi del suo ragazzo.
-Non lo sono da un po'- ammise Harry. Lo sguardo di Louis si incupì e il riccio provò ad alzare un braccio per accarezzarlo, ma i muscoli gli facevano tremendamente male.
-Non so cosa fare, Harry- sussurrò -Non so cosa tu voglia che io faccia- iniziarono a bagnarsi i suoi zaffiri e il riccio sospirò -Dimmi cosa vuoi che faccia? Dove vuoi che cambi e lo farò-
-Louis ascolta...-
-No Harry, tu mi rendi felice. Non puoi credere che io possa lasciare andare una persona che mi faccia stare così bene- una lacrima solitaria gli bagnò la guancia.
-Non so se questa storia sia giusta- sussurrò -Almeno adesso non lo sembra- il liscio si morse il labbro e, senza dire niente, si alzò e uscì dalla camera.
Mi dispiace
Mi dispiace
Mi dispiace
Mi dispiace.

AnchorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora