1-Una ragazza come tante

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Se solo 10 anni fa, mi avessero detto che i tuoi occhi avrebbero avuto su di me quell'effetto per sempre, avrei riso. Agli innamorati, tormentati dal loro stesso sentimento




Sono le 6:00 e il suono inconfondibile della sveglia mi richiama alla realtà. Mi sveglio già con i pensieri incasinati a causa di un sogno di cui come al solito non ricordo i dettagli ma neanche le linee generali. Mi dirigo verso il bagno, sciacquo la mia faccia, solita skincare, solito mascara, solita faccia... Mi guardo allo specchio e noto il disastro che ho in testa, belli i capelli ricci si, ma che fatica gestirli. Gli do una sistemata alla meglio e continuo ad osservarmi. "La solita anonima" mi ripeto, occhi grandi color... nutella direi, coperti da spesse lenti, grazie miopia. Penso sempre che mentre le altre ragazze sono nel fior fiore della loro bellezza, io continuo a perdermi dietro vestiti larghi, scuri, per nascondere ogni traccia di me. Mi dirigo in cucina per una colazione al volo e poi dritta verso la fermata. "Se sei allegra quanto lo sono i colori dei vestiti che indossi, siamo messe bene Gaia" sento dire alle mie spalle, è Teresa, una delle mie più care amiche. Ci conosciamo da una vita, riesce a leggermi come un libro aperto, non servono inutili parole o spiegazioni, lei mi conosce, lei sa. Mi affretto a giustificarmi "Terry è lunedì, ho interrogazione di matematica e chimica, serve altro motivo per giustificare tutto ciò?" e imperterrita indico il mio volto. Lei sbuffa e mette le cuffiette, regola ferrea, durante i tragitti in pullman non si parla, Terry con la sua musica trap e io con le mie playlist arcobaleno. Si, arcobaleno perché Terry dice che ascolto generi talmente diversi che un giorno ha visto scontrarsi sul mio Spotify Eminem e Battisti.

Frequentiamo entrambe il liceo classico e la scuola è iniziata da appena due mesi ma sembra un'eternità. Siamo una classe di sole ragazze, una noia mortale, convinte di essere amiche per sempre e per l'eternità quando in realtà i soliti gruppetti di vip parlano male alle loro spalle a vicenda continuamente. Non ho mai amato socializzare, perciò mi limito ad essere come la Svizzera, neutra sotto ogni punto di vista. Arriviamo prima del suono della prima campanella, ma i bei ragazzi dello scorso anno si sono tutti diplomati e di conseguenza non c'è molto di bello da vedere di prima mattina. La mia classe è in un corridoio solitario insieme a solo altre 2 classi, abbiamo delle prof in comune che trovano molto più semplice averci raccolto qui piuttosto che vagare per l'intero liceo da una lezione all'altra.

Come spesso accade la nostra professoressa di Matematica, nonché vicepreside, entra per un saluto veloce e ci rinnova la promessa che ormai conosciamo bene "giuro che ci riuscirò a portarvi un paio di maschi in classe, prima o poi" ci sorride e continua "Mattei, Dericco, Foschi" tutti ragazzi carini, ovvio, ma c'è un nome che cattura la mia attenzione, uno di cui non riesco a ricordare il volto " Capaldi" e le mie compagne di classe ridono indignate, Alessia supplica la professoressa di puntare ai bei ragazzi "dopo tutto, ce li meritiamo prof" ribatte Asia. Guardo Asia sperando capisca che non riesco a identificare l'ultimo ragazzo, ma è troppo concentrata a raccontare al gruppo vip di amiche, di quanto sia stata bella la serata trascorsa con il suo amato Gianni. Seccata dal suo solito atteggiamento, prendo posto e aspetto Martina, la mia fedele compagna di banco, lei si che mi capisce. Martina è una ragazza solare, emotiva, ricca emotivamente. Ascolta con pazienza tutti i miei scleri, dal primo giorno di scuola, non so cosa farei senza di lei. Delle volte mi sembra estremamente fragile, la vedi spezzarsi sotto le battute squallide delle nostre compagne, ma allo stesso tempo scaccia via le lacrime e cammina a testa alta, perché lei lo sa, quanto è forte. Sono sicura che la mia Martina farà grandi cose.

Con grande stupore di tutte, la professoressa di Matematica decide di non interrogare e preferisce soffermarsi su cose già spiegate, per farci esercitare. Dio mio, ma io ho scelto il liceo classico proprio perché con i numeri non capisco niente. Con tanta pazienza riesco tuttavia a svolgere gli esercizi e passo il resto dell'ora a recuperare un po' di teoria.

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