6. AC-DC (Parte 1)

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Un sole che spacca le pietre. Ogni tanto qualcuno lassù ascolta le mie preghiere. Indosso la mia maglia degli AC DC, un jeans nero e degli anfibi. Ho osato un po' di più del solito con mascara ed eyeliner, il look da dark girl mi è sempre piaciuto. "Ma cosa vedono i miei occhi, siamo decise a fare colpo oggi?" Teresa mi guarda incredula, avrò esagerato sul serio? "Non ho bisogno di fare colpo su nessuno io" e scoppio a ridere per la cazzata appena detta, ma infondo è giovedì, c'è il sole e quindi questa volta non verrà a rompere le scatole in classe.

Arrivate a scuola, sono molte le persone che fanno apprezzamenti sul mio look, inizio seriamente a sentirmi a disagio, non avrei dovuto, non oggi, osare così. Ma ormai il danno è fatto. Per fortuna il solito incontro mattutino salta, a quanto pare la sua classe entrerà alla seconda ora e io posso godermi la mia tranquillità. "Devo seriamente preoccuparmi se inizi a truccarti anche tu così, Edo sta facendo proprio un bel lavoro su di te", Chiara mi sorride, sa che non è da me truccarmi, almeno non così pesantemente, "giuro che questa è la prima e l'ultima volta, mi stanno osservando tutti e mi sento a disagio", "ma Gaia è ovvio che ti fissano tutti, sei super bella oggi, non ti eri mai fatta notare così". E qui scatta il panico, io non voglio assolutamente farmi notare, sentire gli occhi della gente addosso è una delle cose che mi fa sentire più a disagio. Così corro dalla signora Anna, la mia unica salvezza "ti prego, ti prego, ti prego, dimmi che hai delle salviettine struccanti", non ricevo risposta ma uno sguardo pieno di amore, mi prende il viso tra le mani e sorridendo mi dice "sei talmente bella oggi, che pur avendole non te le darei, splendi fiore, non avere paura". La signora Anna è così, ti legge dentro l'anima, come una mamma, ci capisce, ci conosce, ci supporta. Così le do un abbraccio e la ringrazio con le lacrime agli occhi. Vorrei riuscire a splendere, davvero, camminare fiera per la scuola, sicura di me stessa, ma io non sono così.

Le prime 2 ore passano tranquillamente, ogni tanto guardo dalla finestra in attesa del suo arrivo, ma ho ormai visto arrivare tutti, tutti tranne lui. Sarà assente oggi? Sarebbe fantastico, un pensiero in meno, anche se non nego che mi fa uno strano effetto pensare di non vederlo. Al suono della ricreazione supplico Martina di uscire con me, "in esplorazione ma senza dare toppo nell'occhio, per favore" e partiamo all'avventura. Giro nel cortile, giro nel nostro plesso, ma di Edoardo sembra non esserci traccia. Rientro in classe tranquillamente, pronta per l'ora di religione. La prof. entra annunciando che avremmo visto un film poiché la professoressa di storia dell'ultima ora era assente, per la gioia di tutte noi che avremmo dovuto affrontare l'interrogazione. Carolina sistema il dvd e proprio quando sta per premere play, bussano alla porta. "Avanti", ed in un secondo tutta la mia tranquillità va a farsi fottere, Edoardo entra in classe, in tutta la sua bellezza. "Prof, abbiamo supplenza 2 ore congiunte con voi". È la fine. La professoressa lo guarda sbalordita, "Edoardo ma sei sicuro? Nessuno mi ha detto niente. Ragazze aspettate qui senza fare casini, vado a chiedere in presidenza". Le mani iniziano a sudare, il cuore in gola, non riesco a muovermi dal termosifone, sguardo basso, respiri rapidi, l'ansia mi assale. "In questa classe fa particolarmente freddo eh" e all'improvviso vicino a me, si poggia una figura, io non ho il coraggio di alzare gli occhi, ma sento la tensione, sento gli occhi delle mie compagne addosso. "Edo ma dov'eri finito? Vieni in classe che stiamo giocando dai" dalla porta la sua compagna di classe gli fa segno di raggiungerla e il mio respiro si regolarizza. "No Mer, sto qui a guardare un film, di a Fabio di raggiungermi". E in quel momento io non riesco più ad essere lucida. Martina mi raggiunge, lei che legge esattamente la sensazione di terrore nei miei occhi "Gaia vieni con me fuori, non mi sento troppo bene", afferro la sua mano e sento l'anima restare attaccata a quel termosifone. Fuori dalla porta faccio in tempo a sussurrarle un grazie e veniamo raggiunte dalla prof di religione che ci consente di stare fuori per 5minuti "poi dentro a vedere il film ragazze, mi raccomando".

"Sei ancora con me?", Martina mi guarda preoccupata, ma io so benissimo che la mia anima è rimasta lì dentro. "Non me l'aspettavo, pensavo non ci fosse Marti, davvero, ero così tranquilla che sono andata totalmente in crisi quando l'ho visto entrare in classe", "ma tesoro non devi preoccuparti, ora rientriamo in classe e non degnarlo di uno sguardo, altrimenti si monta la testa e sai come sono i ragazzi poi, diventano insopportabili". Più facile a dirsi che a farsi. Rientrando in classe però, le sorprese non sono finite, il nostro banco è stato occupato, "inaspettatamente" da Edo e Fabio, resto incollata alla porta e la professoressa di religione mi guarda con fare interrogatorio "eh prof, se qui ci si permette di entrare in classe degli altri e fregarsi anche il posto degli altri, io non so che fare, sto in piedi." Martina trattiene un sorriso e si unisce a me nelle lamentele "almeno potevano portarsi 2 sedie prof", Edoardo guarda la scena divertito, ma prima che la professoressa possa intervenire, si alza e mi cede gentilmente il mio posto. "Ti ringrazio" e senza neanche guardalo in faccia riprendo possesso del mio banco. Il tempo sembra scorrere a rilento, anche perché con Edoardo praticamente attaccato al mio banco, le possibilità di distrarsi sono ben poche. Alla fine del primo tempo, la professoressa ferma il film per chiederci delle "considerazioni" su quanto visto e ovviamente il suo intervento non manca "prof bello il film eh, ma forse apprezzeremmo un po' di più un po' di musica degli AC DC", Martina mi guarda sbalordita, io non capisco perché, finché non mi cade l'occhio sulla felpa che indosso. Questo ragazzo a lanciare frecciatine è un maestro, dovrebbero dargli una medaglia. La professoressa ignora il suo intervento senza senso, ma io non mi perdo l'occhiolino che mi rivolge, in risposta riceve soltanto uno sguardo perplesso.

Direi che il ragazzo sta veramente raggiungendo livelli di egocentrismo potenti, e la colpa è solo mia che gli ho consentito di sentirsi così importante a quanto pare. Un raggio di sole entra dalla finestra e gli accarezza il volto, Dio quanto è bello però, i suoi occhi scuri brillano intensamente, e io mi perdo completamente. Grazie al cielo Martina non mi perde d'occhio e mi tira una gomitata "un po' più palesemente no?" mi sussurra e scoppia a ridere dopo avermi lanciato un'occhiataccia, "sei irrecuperabile" e per la prima volta scoppio in una risata spontanea e sincera. Ed è proprio in quel momento che sento gli occhi di Edoardo addosso come non mai. E il fatale errore mio giunse lì, proprio lì, mi volto a guardarlo negli occhi. Occhi dentro occhi, quella è stata la fine della mia razionalità. È come quando le onde del mare si infrangono sugli scogli. Quell'impatto forte, irruente, violento, ma che da al mare la sua maestosità. Un'esplosione così intensa da sentirsi colpiti da un fulmine. E tu Edoardo, in quel momento sei stato il mio fulmine a ciel sereno. Ho sentito venir meno ogni mia certezza, ogni mia sicurezza, la mia razionalità, andata a farsi fottere. Nel momento esatto in cui i nostri occhi si sono incontrati, sei diventato una cicatrice profonda dentro il mio cuore, una di quelle che sai, non andrà mai più via. Non avevo mai provato niente di simile, come se il mio cuore fosse esploso, ma non creando la sua distruzione e distribuendo frammenti nel mio corpo, no, assolutamente no. È stato come se in quel preciso istante il mio cuore si fosse liberato da catene e sbarre che lo tenevano in gabbia. In quel preciso istante, io ho iniziato a vivere.

Credo che tutti si siano resi conto di come ci siamo guardati in quei pochi secondi che sono sembrati un'eternità, anche perché nel momento in cui siamo tornati alla realtà, Martina e Fabio ci guardavano con una faccia che avrebbe potuto significare mille più una cosa, ma di certo, quel momento non era stato solo una mia immaginazione. "Prof ho bisogno di uscire" e quelle parole di Edoardo furono per me la conferma che qualcosa, da quel momento in poi era cambiato per sempre. "Gaia tutto bene?" sono le prime parole che il mio cervello ha colto, all'improvviso la professoressa era lì, vicino a me con una mano sulla mia. "Si, si mi scusi professoressa, è stato solo una forte emicrania". Ho passato il resto del tempo ad aspettare che Edoardo rientrasse, ma alla fine la campanella segnò il termine delle lezioni e di lui neanche l'ombra.

"ORA MI SPIEGHI COSA CAVOLO è SUCCESSO" Martina urla come una pazza nel cortile, perché ovviamente non ho il coraggio di andare alla fermata e incontrarlo. "Marti ma io non lo so, non lo so davvero" e nello stesso momento alle nostre spalle sentiamo una voce ormai troppo familiare "Fabio ma ti giuro non lo so, è stata una cosa troppo strana" ed ecco che come pochi istanti fa, ci ritroviamo io e Martina, con Fabio ed Edoardo. Momento di totale imbarazzo, nessuno di noi vorrebbe essere lì, questo è certo. Proprio nel momento giusto mi raggiunge Ilaria con Tania che già da lontano osservano con fare interrogatorio la scena. "Gaia, ti stiamo aspettando alla fermata, vieni", Ilaria non aggiunge altro, non chiede, non lo degna di uno sguardo e mi trascina via. 

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