☆Cap. 2☆

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Aprì gli occhi, un fascio di luce lieve mi si posò sugli occhi, era mattina, stranamente mi sono svegliata prima del dovuto, però almeno non farò ritardo a scuola, presi il telefono che era appoggiato nel comodino accanto e vidi l'ora, erano le 5 del mattino, non so come faccia ad esserci il sole ma ok, mi alzai dal letto e andai a vestirmi e truccarmi, mi misi dei cargo neri e un top a forma di farfalla, si lo so, ho uno stile particolare io, ma preferisco distinguermi dalla massa.

Appena finì di vestirmi, mi presi lo zaino e scesi le scale per andare a fare colazione, e mangiai un semplice sandwich con l'uovo; attaccai le cuffie al telefono e faci partire la playlist di Cico su spotify, so che aveva messo delle canzoni rap e depresse, decisamente due generi che non mi piacciono, ma le adoro queste canzoni, quindi camminai per strada fino ad arrivare a scuola, anche se era presto, mi piaceva camminare tra le strade ascoltando la musica.
Appena arrivata a scuola mi sedetti in un panchina della scuola e aspettai che suonò la campanella; mi dispiaceva solo il fatto che non avevo amici, li avevo avuti in passato, ma sono state sempre quelle amiche fake che da un giorno all'altro ti lasciano da sola e incominciano a sparlarti alle spalle.

A risvegliarmi dai miei pensieri fu la campanella che suonò, mi alzai e mi incamminai verso la scuola, avevo tanto sonno, non so nemmeno perché io sia venuta a scuola, potevo starmene nel letto, al caldo, a dormire tranquilla.

Entrai a scuola, camminai per i corridoi e arrivai in classe, vidi che il professore non era ancora arrivato, quindi decisi di farmi qualche compito adesso così pomeriggio lo avevo libero.
Dopo ore di interrogazione finalmente arrivò il momento che aspettavo, la ricreazione, mi presi il mio buonissimo panino e me lo mangiai tutto, tipo me lo sono imboccata letteralmente.
E così dopo la ricreazione cominciarono di nuovo le lezioni.

È l'ultima ora e la prof sta spiegando le leggi della fisica del peso di qualcosa, sinceramente non mi interessa molto, infatti sto disegnando i wgf sul banco.

Prof: T/n, dimmi come si calcola la percentuale di peso corporeo in acqua.

Ne ero consapevole che sono fottuta. In tutti i sensi, è la fine.

T/n: Ehm..

Prof: T/n, è meglio de ascolti la mia spiegazione al posto di disegnare sul banco come una bambina di 3 anni.

Dalla vergogna diventai rossa, perché doveva PROPRIO specificare che stavo disegnando sul tavolo, cazz di problemi ha questa.

T/n: Quindi prof si è messa a guardarmi? Cioè non so vuole una foto? Magari così può guardarmi sempre.

Prof: T/N LEI SI PRENDE UNA BELLA NOTA, ED ESCA DALLA MIA CLASSE, IMMEDIATAMENTE.

T/n: Ok, ma stia calma, si prenda na camomilla.

Prof: Bene, dato che non vuoi chiudere quella bocca. Signorina T/n in presidenza.

Mi alzai dalla sedia, e cominciai a camminare verso la porta, so che avevo tutti gli sguardi addosso, ma poco me ne fregava.

T/n: Bah ok, però se non aveva nessun modo per difendersi dalla mia affermazione poteva chiudersi la bocca.

Prof: *bisbiglia* che gran pezza di maleducata.

Bruh, pensa che non l'ho sentita, l'unica maleducata qui è lei, che si mette a sparlare delle persone alle spalle, vabbè oggi con la luna storta si è alzata.
Ora mi tocca subire la presidenza.. minchia ma quella la veramente mi sta sulle palle, tapparsi la bocca? No eh?

Mentre camminavo per i corridoi mi sentivo gli occhi bruciare, non so dire se è perché la prof mi ha mandata in presidenza o il perché i miei genitori saranno delusi dal mio comportamento, però la pazienza è limitata, non posso starmene zitta. Dopo una serie di conflitti mentali arrivai in presidenza, e mo devo dirgli la verità. Bussai e presi la maniglia abbassandola piano, non nascondo il fatto che ero in ansia, non ero stata mai in presidenza.
Entrai e vidi una grande scrivania con un computer e molti fogli deduco siano dei documenti del lavoro, e dietro la scrivania c'era lei, la preside, seduta composta con un abito molto formale, aveva un taglio di capelli abbastanza corto e portava degli occhiali; avanzai e salutai educatamente e mi sedetti sulla sedia, e cominciai a intrecciare le dita per l'ansia.

Preside: Buongiorno, lei è la signorina T/n giusto?

T/n: S-Si.

Preside: Bene, e cosa la porta qui, cosa è successo?

T/n: E-Ehm ho detto alla professoressa di prendersi una camomilla perché vedevo che era agitata, ma non pensavo lo prendesse come insulto.

Preside: Mh, si ma, è irrispettoso da parte tua dirgli cose del genere a un professoressa.

T/n: Lo so, mi dispiace tantissimo, non avevo intenzione di essere irrispettosa nei confronti della professoressa, mi perdoni.

Preside: Vedrò cosa dirà la professoressa se mi stai dicendo la verità, in tal caso spero che non si ripeti più una cosa del genere.

T/n: Si preside, non succederà più glielo prometto.

Stavo mentendo, non potevo di certo dirgli la verità, è ne tantomeno assicurargli che non succederà più, non posso tacere se quella parla troppo.
Mi alzai dalla sedia e feci per andarmene, quando la preside mi fermò tutto d'un tratto.

Preside: Ah signorina T/n la autorizzo a uscire prima per oggi, i tuoi genitori mi hanno chiamata dicendo che è successo qualcosa, non so cosa quindi non faccia domande.

T/n: Ahm, Grazie mille preside per l'informazione, buona giornata.

La salutai e uscì da quella stanza con l'aria pesante, feci un sospiro di sollievo ma allo stesso tempo mi scappò un battito di troppo per il panico, cosa sarà successo a casa? Che i miei genitori si siano sentiti male?
Svariate domande mi pervasero la mente facendomi preoccupare ogni secondo di più, accelerai il passo e arrivai in classe senza pensarci due volte aprì la porta e senza guardare la professoressa andai a prendere lo zaino.

Prof: Signorina T/n, l'avevo mandata in presidenza se non sbaglio cosa ci fa qui?!

T/n: La PRESIDE mi ha autorizzata ad uscire, quindi se non ci sono problemi io vado arrivederci.

La prof rimase a bocca aperta e uscì immediatamente dalla questa classe, con il passo veloce uscì da scuola e camminai verso casa il più velocemente possibile, i miei genitori non rispondevano alle chiamate, stavo panicando.

Arrivai davanti la porta di casa mia, con le goccioline di sudore per aver corso, presi nervosamente le chiavi e le mani mi tremavano, aprì velocemente la porta e...

-Clack-






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