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Appoggiò le mani sul bordo del lavandino e guardò la sua immagine riflessa: i capelli era un casino, le labbra erano gonfie, i tendini sul collo pulsavano, i muscoli irrigiditi; si faceva così dannatamente schifo. Nel suo corpo il sesso era una fuga malata dalla realtà.
Una delle tante distrazioni che si concedeva per non pensare.
<<Valentina.>> La bionda nel suo letto continuava a reclamarla, toccandosi il corpo bramoso di attenzioni.
Si mordeva il labbro e ondeggiava, facendole solo aumentare il disgusto per se stessa.
Era nervosissima e la voglia di andare a quel maledetto provino, che continuava a opprimerle i pensieri, non le era d'aiuto.
<<Stai ancora pensando a quel talent?>>, chiese la bionda, incrociando le braccia al petto.
<<Sono mesi che mi preparo>>, ribatté burbera Valentina, afferrando poi le chiavi, il cellulare e il suo amato pacchetto di sigarette.
<<Non ti mancherei neanche un po?>>, sussurrò maliarda la biondina.
Valentina si morse il labbro inferiore fino a percepire il sapore del sangue sulla lingua.
<<No...sai benissimo che non siamo amiche...né tantomeno fidanzate>>, rispose con un tono amaro in bocca.
<<Mi ero quasi dimenticata di quanto fossi una stronza senza cuore >>, disse atona Clizia. La bionda fissò Valentina, sondandole il viso, ma la ragazza sollevò un sopracciglio infastidita.
<<Non sapresti cosa fare senza di me Val>>, esclamò con un mezzo sorrisetto. <<Hai bisogno di me>>, si alzò dal letto facendolo cigolare.
Valentina si irrigidì. Odiava essere messa in difficoltà. Odiava che qualcuno potesse anche solo pensare di essere importante per lei.
Gli occhi verdi di Clizia la penetrarono, per carpire ogni singolo pensiero nascosto.
<<Non sei importante Clizia...io e te ci divertiamo, niente di più.>> Interruppe il contatto visivo e si mise a fissare attentamente il suo pacchetto di Winston.
Il profumo della bionda era ovunque in camera, ancora.
Sempre.
Come a ricordarle la sua condanna.
L'unico motivo per cui non riusciva ad andare avanti.
L'unico motivo per cui costringeva il suo corpo a quella tortura oltre ogni modo dolorosa.
<<Perché torni sempre allora?>>, chiese con innocenza e con una scrollata di spalle. Valentina corrugò la fronte e scosse la testa, delusa da se stessa.
<<Perché mi diverto a punirmi... contenta?>> chiese Val con un sorrisetto malvagio.
Clizia rimase seria, voltandosi in direzione del letto.
<<Perché vai a fare questo cazzo di talent eh? Vuoi scoparti un'altra? Io non ti basta più?>>
Val non aveva mai sopportato Clizia . Non la tollerava proprio, eppure non riusciva a smettere di andarci a letto.
<<Chiunque sarebbe meglio di te.>> Si accasciò sul letto e prese a rimirare il soffitto di quella casa che ormai cascava a pezzi.
Le era stata data in dono da sua nonna, l'unica persona in grado di capirla, di prendere il suo dolore e trasformarlo in un dolce sorriso.
<<Sei proprio una stronza>>, disse Clizia cominciando a prendere i suoi abiti da terra.
Lo era.
Lo era sempre stata.
Era sempre stata solo una maledetta stronza, scorbutica e sola.

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