𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐

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Take pictures in your mind of your childhood room
Memorise what it sounded like when your dad gets home

Mi svegliai con il sole che filtrava dolcemente attraverso le tende.
Ancora in uno stato di torpore, mi sedetti sul letto, e subito sentii un forte pulsare alle tempie.

Mi sfregai gli occhi per cercare di mettere a fuoco e alleviare quel mal di testa pulsante.
Dove sono? balbettai, mentre il mio sguardo si spostava rapidamente intorno alla stanza.

Le pareti erano di un bianco crema con sfumature gialle, mentre un armadio bianco occupava un intero lato del muro.

Sull'altro lato, una finestra enorme si affacciava su un ampio giardino con una piscina rettangolare.

Ero seduta su un letto matrimoniale bianco, accanto a due comodini.

Tentai di ricostruire gli eventi che mi avevano portata qui.
La lite con mia madre, Justin e Luke, e poi l'uomo al bar e il mio imbarazzante incontro con quel ragazzo misterioso in macchina.

Possibile che questa sia casa sua? pensai, cercando di fare chiarezza. Dopo aver riflettuto per cinque minuti, decisi di alzarmi dal letto nella speranza di trovare qualcuno e, soprattutto, delle spiegazioni.

Aprendo la porta della stanza, mi trovai in un corridoio immenso, dai colori essenzialmente bianchi.
Scendendo le scale, arrivai in un ampio salone che comunicava con una cucina moderna.
Mi avvicinai al bancone della cucina, attirata da un bicchiere con un liquido arancione e da un post-it giallo con su scritto:

Bevimi

Confusa e titubante, presi il bicchiere e lo osservai attentamente, annusandolo e cercando di capire se al suo interno ci fosse qualcosa di strano.

Sembra succo d'arancia, pensai, mentre il mio sguardo tornava a scivolare sulle finestre, che si aprivano sul giardino.

Gli schizzi d'acqua della piscina catturarono immediatamente la mia attenzione. Notai un ragazzo che nuotava.

Imbarazzata, mi guardai intorno, cercando di capire dove mi trovassi, ma nulla mi era familiare.

Quando mi voltai di nuovo verso la piscina, urtai contro il petto bagnato del ragazzo.
Alzai lo sguardo e fui colpita dagli occhi marroni incandescenti, con sfumature di fuoco.

Non riuscii a mantenere lo sguardo fisso e abbassai gli occhi sul suo petto, dove un tatuaggio di un serpente era ben visibile.
Non ebbi il tempo di approfondire quando il ragazzo mi colse di sorpresa.
La mia mente era in preda al panico e all'imbarazzo mentre sputavo parole confuse.

«Ciao! Scusa, mi hai spaventata. Perdonami per ieri, non mi sono neanche presentata... e ho fatto anche un gran casino nella tua macchina, ripagherò tutto, tranquillo. Comunque io mi chiamo—»

«So come ti chiami,» mi interruppe lui.

«Cosa? Come?» Il mio sangue si gelò.

Cercai di non darlo a vedere e continuai a parlare.

«Oh... okay. Tu ti chiami Ethan, giusto? Mi pare che il barista di ieri ti avesse chiamato così.»

Annuì col capo.

«Ah, e grazie per ieri. Da sola non so cosa mi sarebbe capitato. Sono stata veramente stupida. Ho passato una giornata terribile, sai... non sono sempre così,» cercai di scusarmi.

Silenzio.

«Uh... ok,» commentai.

Ethan mi guardava con un'espressione seria e distante.

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