2.

43 5 13
                                    

La strada profumava di casa. Ogni albero, ogni macchia sulla strada, ogni singolo tassello del marciapiede gli erano familiari. Avrebbe potuto fare quella strada da cieco, da sordo e trovare l'appartamento seguendo il semplice aumentare dei battiti del suo cuore.

Non si accorse di aver trattenuto il respiro fino a quando la macchina non si fermò. Si voltò di scatto verso Lottie, lei gli restituì lo sguardo.
<<Sei pronto?>> gli chiese stringendogli la mano.
<<lo sarò mai?>> lei non rispose.
<<Preferisci farlo da solo o vuoi che venga con te>> gli chiese. Louis ci pensò; non voleva certo farsi vedere distrutto da sua sorella.
<<Devo farlo da solo>> disse. Lei annuì.

Camminò fino al portone, senza voltarsi indietro, un attimo di esitazione e sarebbe tornato indietro; si concentrò sui suoi passi, uno, due, tre. Quanti ne mancavano ancora? Infilò le chiavi nella serratura del palazzo ovest, la girò e si ritrovò nell'androne. Era spazioso e sfarzoso. Leggermente diverso nell'arredamento dall'ultima volte che ci era stato. Si era, come dire, impreziosito. All'epoca della loro prima visita era decorato con verdi piante rigogliose e quadri dalle cornici di bronzo erano appesi alle pareti. Si ritrovò a pensare anche a come il concetto di lusso si fosse evoluto, passando dal classicismo, ricco di dettagli e rifiniture, al minimal chic. Le pareti ora erano nude e grigie e l'atrio era spoglio. In un angolo vi era la postazione del portiere e due divanetti anche essi grigi che abbracciavano un tavolino di vetro con sopra posate alcune riviste.
Il portiere era lì, vestito di tutto punto e la sua espressione annoiata evidenziava ancora di più l'idea di quadro triste che gli aleggiava attorno.

<<che mi venga un colpo>> esclamò il portiere appena lo vide. Aveva alzato la testa e Louis l'aveva immediatamente riconosciuto.
<<pensavo fossi andato via da questo posto>> disse Louis.
<<io pensavo la stessa cosa di te>> ribatté. Non aggiunse altro, non gli chiese il motivo della visita.

Louis era sceso di corsa giù per le scale e arrivato all'androne, rosso dallo sforzo e dalla rabbia, si stava ancora infilando la giacca. Non si aspettava di trovare qualcuno, non si aspettava che nessuno gli chiedesse cosa era successo; invece lui era lì. Era sempre stato lì, ma loro nel loro momento di gloria non l'avevano mai notato. Apparteneva al mondo degl'invisibili, a quelli ai quali passi accanto senza pensarci, a quelli che osservano.

<<Tutto bene ragazzo?>> chiese, Louis si voltò, asciugandosi le lacrime con il bordo della manica.
<<S...si>> rispose lui.
<<Bhe, dovresti dirlo al tuo viso>> disse l'uomo con un sorriso incoraggiante, poi si rimangiò tutto <<Scusa. Non mi sarei dovuto permettere, non dovevo chiederlo.>>
<<Non...non si preoccupi. Mi spiace, non sapevo che a quest'ora ci fosse qualcuno. Lei rimane tutta la notte?>> chiese il giovane Louis stupito.
<<Si, per tre volte a settimana>>
<<dev'essere stancante>>
<<anche tu sembri stanco>> disse il portiere gentilmente.
<<Io...io non dovrei parlargliene. Il che è il principio di tutta questa storia...>> cominciò confuso.
<<non devi se non vuoi>> ribatté l'uomo calmo.
<<Io...io non lo so se voglio!...non lo so, come posso saperlo?! Però dovremmo almeno avere l'opportunità di decidere no?>> straparlava, veloce, contorcendosi le mani.
<<È per questo avete litigato?>> chiese.
<<Noi...come fa a sapere che abbiamo litigato?>>
<<Ragazzo, senza offesa ma la tua faccia parla più di te. Vuoi parlarne?>> chiese gentilmente, Louis ci pensò sù; parlare dei suoi problemi con un perfetto sconosciuto non era certo la migliore delle idee, ma chi era lui per dubitare dell'istinto che lo spingeva verso la voce rassicurante dell'uomo?
Era una di quelle persone che emana un aura pacifica e che sai che sono buone a prescindere, alle quali puoi raccontare tutto perché sai che non ti giudicherebbero mai.

𝑰 𝑨𝒍𝒘𝒂𝒚𝒔 𝑵𝒆𝒆𝒅 𝒀𝒂 | 𝕃𝕒𝕣𝕣𝕪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora