Capitolo 4: Nostalgie, frustrazioni e nuove prospettive.

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LE VICENDE DI QUESTO CAPITOLO SONO AMBIENTATE NEL PASSATO

«No, Elona, non se ne parla proprio di fare a modo tuo. Ho già sbagliato con tua madre, non ho nessuna intenzione di commettere con te gli stessi errori.» 

«Io non lo so cosa  voglio fare! Ho bisogno di tempo per pensare, per decidere...» Sono troppo confusa e ancora non riesco a calmare i battiti del cuore. 

L'esito del test di gravidanza mi ha colpito come una doccia fredda, e ora non sono nella confusione più totale.

Erdita vuole convincermi ad andare con lei dalla sua ginecologa per una visita di controllo, per vedere se la gravidanza  si è impiantata bene. In realtà non so cosa significhi esattamente, o meglio, non voglio saperlo. Non ho nessuna intenzione di darle ascolto. Non mi interessa che lei voglia riversare su me tutte le attenzioni che, per colpa di mio nonno, non è riuscita a dare a mia madre quando stava vivendo la mia stessa situazione. Me ne sbatto di tutti questi sentimentalismi del cavolo. Ho bisogno di stare da sola e di pensare. 

La sola parola gravidanza  mi dà i brividi. Il solo pensiero di aspettare un bambino mi fa perdere il fiato. 

Un figlio, io sto aspettando un figlio

Io, che sono stata figlia solo per un breve periodo della mia vita, io, che vorrei ancora essere figlia, mi trovo invece a dover essere madre. 

«È dal padre del tuo bambino che sei scappata? Per questo sei venuta qui?»

«Non è andata esattamente così... Solo che ora non ne voglio parlare!» Rispondo secca. 

«Puoi anche non volerne parlare con me, questo posso capirlo. Ma a lui devi dirlo. Ha il diritto di sapere!» 

«Lui non ha il diritto di sapere nulla! Non dal momento in cui ha deciso di scoparsi un'altra sotto i miei occhi!» 

Erdita assume un'espressione inorridita. Non riesco a capire se siano i termini crudi che ho usato o la scena che ho descritto a provocare il suo disappunto. 

«Uomini, tutti uguali!» Sibila con evidente risentimento, come se avesse vissuto anche lei la stessa esperienza.

«Ora sei troppo agitata per prendere decisioni così definitive...» 

«No, su questo argomento sono irremovibile. Lui non saprà mai nulla. È un'altra la decisione che devo prendere, e ho bisogno di tempo. Non ci vengo con te dalla tua dottoressa, non oggi. Ora ho bisogno di aria e di una sigaretta!» 

Ho il fiato corto  e, se non provo a calmarmi, tra un po' avrò un attacco di panico. Non sarebbe uno spettacolo piacevole da vedere. 

«Elona, non puoi assolutamente fumare!» 

«Io faccio il cazzo che voglio! E ora, ti prego, lasciami andare, devo uscire di qui!» 

«Dove vuoi andare? Fuori è freddo e pioviggina, non conosci le strade, ti perderai!»

«Per la maggior parte della mia vita ho fatto tutto da sola. Ho cambiato istituti, famiglie, scuole e città. Ho percorso strade che non conoscevo,  mi sono persa e ritrovata tante di quelle volte che nemmeno riusciresti a immaginarlo.  Tu non c'eri e non c'era nessuno a dirmi cosa dovevo fare o come farlo.  Tutte le mie decisioni, giuste o sbagliate, le ho prese da sola. Non starmi addosso, non lo sopporto!» Sto urlando e non riesco a calmarmi. 

Sapevo che, prima o poi, sarei esplosa e che avrei dato il peggio di me. Leggere lo sconforto negli occhi di Erdita mi dispiace un po'. Ma tutto il rancore che ho accumulato contro la mia pseudo famiglia albanese è traboccato dal mio cuore senza che io me ne rendessi conto. 

Vita sbagliata - L'età della maturitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora