7.55
Suona la sveglia. Ho l'abitudine di impostarla sempre 5 minuti prima dell'orario previsto, perché ho sempre bisogno di qualche minuto per guardare il soffitto e riprendermi.
Mi alzo, faccio colazione con un semplice caffè (perché la mattina solitamente non mangio nulla), sistemo un po' il soggiorno abbastanza disordinato a causa dei vestiti appena tolti dallo stendino che ancora devo piegare e sistemare, vado a farmi una doccia, mi vesto senza impegnarmi minimamente e sono pronta per uscire.
Oggi ho solo una lezione fortunatamente, e questo vuol dire che posso tornare a casa per pranzo e cucinarmi un bel piatto di pasta. Posso vivere privata di qualsiasi cosa, ma non senza il mio piatto di pasta quotidiano.
Sono arrivata in aula in orario, oggi devo seguire statistica e già so che non capirò molto. Non sono mai stata brava con i numeri, la matematica non l'ho mai realmente compresa, anche quando per un istante pensavo di aver capito, poi andavo a fare l'esercizio e non mi trovavo con i risultati. Non mi piace la matematica, nonostante sia una persona che segue la logica e vuole un senso per tutte le cose, non mi piace la razionalità rigida che non ti dà margini per essere qualcosa che non è previsto.
"Ciao Selene, come stai?", mi volto e mi ritrovo Alessia seduta dietro di me.
Lei è una mia collega con cui scambio qualche parola ogni tanto, anzi in realtà scleriamo perché entrambe non capiamo nulla di statistica. Non abbiamo neanche il tempo di aprire una conversazione che arriva il professore in aula. Le due ore dell'ignoranza hanno inizio.
Arrivata a casa metto subito l'acqua sul fuoco, apro il frigo sperando ci sia ancora del pesto, che ovviamente non c'è. Quando mi faccio un'idea su qualcosa che poi non corrisponde alla realtà, che sia un piatto di pasta o altro, faccio fatica ad accettarlo e cerco in tutti i modi di farla diventare reale. Così, abbasso la fiamma sotto la pentola e scendo per andare al minimarket a due passi da casa mia.
Felice del mio acquisto entro in casa tutta sorridente, ma c'è qualcosa che non va.
Sul divano c'è un ragazzo.
Mi blocco sulla soglia della porta, non ho mai visto quella persona; eppure, non lo percepisco come un estraneo. Ha un colore di capelli strano, non capisco se sono rossi oppure arancioni.
Dopo quel piccolo attimo di perplessità ritorno in me, corro vicino la cucina e prendo la prima cosa che mi trovo davanti: un mestolo.
"Chi sei? Come sei entrato?", gli chiedo con voce tremante.
Lui mi guarda fisso senza accennare alcun tipo di risposta. Allora io gli rifaccio le stesse domande, ma nulla, neanche una parola.
Rimango pietrificata vicino la cucina con un mestolo in mano impugnato come se fosse una spada, non devo essere molto intimidatoria effettivamente, ma non so cosa fare.
"Se non mi dici chi sei chiamo la polizia!" urlo improvvisamente.
Il ragazzo fa una strana smorfia per poi sorridere dolcemente.
"Non ho un nome", mi risponde.
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Come in una bolla
Short StoryCosa succede quando una ragazza totalmente razionale viene travolta da un avvenimento inspiegabile che le stravolge i sentimenti? Un bacio da uno sconosciuto senza nome farà perdere tutta la sicurezza che Selene ha cercato di acquisire negli anni.