Qualcosa di familiare

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"Allora come hai fatto ad entrare a casa mia?", gli chiedo con impazienza.

"Questa è anche casa mia", mi risponde lui con estrema tranquillità e naturalezza, come se quello che mi stesse dicendo fosse scontato.

Rimango sconvolta, questa persona mi sta decisamente prendendo in giro e io non sono ancora riuscita a capire chi è e cosa vuole da me.

"Cortesemente, potresti smetterla di dire sciocchezze ed andartene? O devo chiamare la polizia?", sbatto il mestolo sulla piccola isola, della mia piccola cucina, del mio piccolo monolocale; sto iniziando ad infuriarmi, ho avuto anche troppa pazienza con questo qui.

Lui si alza dal divano, inizialmente barcolla, ma riesce a mantenere l'equilibrio e si avvicina pian piano all'isola che continua a dividerci. Io arretro vicino il piano cottura che non mi permette di andare oltre.

"Non avere paura di me, tu mi conosci in realtà e io non voglio farti niente", mi dice, ancora una volta, con estrema tranquillità; proprio quella calma mi fa saltare ancora più sui nervi, non è normale questa cosa!

"Va bene, continua a vaneggiare, io chiamo la polizia!", mentre gli impongo queste parole, mi sposto dalla cucina, supero l'isola e mi dirigo verso il mobile della televisione posto difronte il divano per prendere il cellulare che, come al solito, mi ero dimenticata a casa. Afferro il cellulare, ma nello stesso momento è lui ad afferrare il mio braccio, mi giro sconvolta. Guardo prima la sua mano, fredda, che tiene ben saldo il mio braccio, poi alzo lo sguardo verso di lui che mi sta fissando con i suoi occhi neri.

Quegli occhi li conosco

Mi spinge verso di sé, ora le nostre facce sono vicinissime e il mio cuore sembra voler uscire dal petto da quanto batte. Continua a fissarmi intensamente e io non riesco a fare nulla, se non ricambiare quello sguardo, che effettivamente mi sembra familiare...

Dopo qualche istante mi viene spontaneo provare ad allontanarmi, cerco di fargli lasciare la presa, mi agito con tutte le forze che ho, ma lui non cenna a voler lasciarmi. "Lasciami!" gli urlo.

Stringe la presa, mi spinge ancora più vicino a lui e mi dice: "A poco a poco capirai e mi accetterai".

"Ma cosa stai dic...", non riesco a finire la frase, improvvisamente mi bacia. Sgrano gli occhi dallo stupore, rimango paralizzata, ma non ho paura.

Anche queste labbra mi sembrano familiari.

Come in una bollaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora