«Non credo ad una sola parola.»
«Ti posso assicurare che è così, le mie fonti sono sicure e infallibili. Hanno visto lo stemma dei De Rosa sulla sua giacchetta bianca, e al dito di una donna.»
«Cosa--? Non sento..»
«Dico.. arrgh!» l'anziano nonno ringhiò infastidito a quella musica assordante. Le feste dei diciott'anni erano veramente belle, a Napoli, ma con qualche decorazione in meno e il volume della musica più bassa, molto probabilmente sarebbero state più gradevoli. Il cantante neomelodico era in mezzo alla pista, con il suo completino nero che lo strizzava così tanto, da farlo sembrare un bambolotto per bambini, a cantare L'oro di Napoli e spronava la famiglia della nipote a cantare con lui, buttandosi in pista a ritmo della sua voce. «Dicevo, noi Marino siamo diventati relativamente da poco la nuova famiglia mafiosa, a mantenere sotto controllo questa città, e sai in quanti vorrebbero prendere il nostro posto. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia, nipote mio.»
«Ma il ritorno dei De Rosa... stai pazziann?»
«Io? Pazziann? Sai quanto ti voglio bene, nipote mio, ma appunto per questo devo essere sincero con te. Ascoltami, e dì a tuo padre di fare attenzione, perché se veramente Renata è sopravvissuta, può diventare pericolosa per noi ed i nostri affari.»Dalla pista da ballo si avvicinò la nipote, con un immenso sorriso sul volto e tutta avvolta nel suo mini-dress nero e brillantinato. I suoi capelli lisci come la seta stessa le caddero su un lato del collo delicato, le sue piccole e calde mani andarono a toccare quelle del fratello maggiore, comodamente seduto su una sedia dei tavolini in vetro del locale.
«Dai Lorenzo, vieni a danzare!» la voce dolce e squillante della ragazzina, dal forte accento napoletano, si fece sentire.
«Camilla non incominciare..» replicò il fratello, evidentemente scocciato, che portò il suo volto all'indietro rifiutando chiaramente l'invito della mora. «Non ho voglia!»
«Potrebbe essere anche l'ultimo ballo che faremo!»
«Nemmeno la morte ti vuole, a te!»
«Dai, ti prego!»
Il fratello sbuffò.
Quel faccino tenero e dolce della sorella poteva istigare alla violenza, in alcuni momenti, ma in altri tanta dolcezza. In fondo, era il suo diciottesimo compleanno e andarle contro non era il caso. In particolare, per un innocuo ballo.
«Nonno, mi dispiace.. il dovere mi chiama.» fece spallucce il ragazzo, spostando di lato quel ciuffo ribelle nero come la notte, e spostò lo sguardo verso i famigliari e gli amici di Camilla, che nel frattempo, si stavano già divertendo davanti ai suoi occhi azzurri come il cielo.
«Ma..» l'anziano barbuto non ebbe il tempo di replicare, che già Lorenzo si era allontanato dalla sua sedia. Il sentore che la situazione si sarebbe fatta ben presto allarmante e pericolosa corrodeva il petto di quest'uomo, convinto che prima o poi, se le fonti non sbagliavano - e sicuramente non lo facevano, si fidava dei suoi informatori - si sarebbero ritrovati un bel problema da risolvere. Non era tanto la presenza di una ragazzina che lo preoccupava, quanto i suoi sottoposti ed alleati: dalle voci che aveva sentito, si sapeva soltanto che avesse dei validi alleati, anche tra i politici italiani più potenti, e persino alcuni vescovi del Vaticano. Ben presto ci sarebbero state delle dispute belle importanti e una scissione tra i loro alleati, e di questo l'uomo ne era sicuro.Si alzò in piedi, il nonno, sostenendosi sul suo bastone in legno di quercia, su cui vi era scolpito in argento un cavalluccio marino. Tutto quel fumo e quelle luci accecanti e colorate gli stavano dando al cervello, dunque gli sembrò giusto allontanarsi per qualche attimo dalla sua postazione e andare in giardino, col freddo autunnale che gli penetrava nelle vecchie ossa. Il trench beige gli permetteva di riscaldarsi un po'. Si fece largo tra i tavoli, perlopiù vuoti e seguendo la luce della luna piena nel cielo, si diresse fuori. Inalò un lungo respiro all'aria aperta, fermandosi a pochi metri dall'entrata del locale, candido come il latte. Si fermò a pensare, a quanto potesse essere interessante vedere come fosse cresciuta la piccola Renata De Rosa, in fondo lui era tra gli uomini che erano entrati nella sua casa, quando avevano deciso di uccidere i suoi genitori. Di lei non fu ritrovato niente, se non i suoi averi e qualche scarabocchio fatto con i pennarelli colorati. La ricerca di quella ragazzetta durò mesi, persino un anno intero: lasciarla in vita non era il caso, dopo quello che avevano fatto ai genitori, perché si sa come va a finire.. la vendetta può portare le persone a commettere crimini su crimini, fino alla pazzia e allo sterminio dei rivali, e questo i Marino non se lo potevano permettere. Avevano investito tante risorse, umane ed economiche, per prendere possesso della malavita napoletana, e non potevano ritrovarsi senza più niente tra le mani.
Alzò il volto verso la luna piena, così lucente da distruggere l'oscurità dell'Universo, anche se per qualche ora terrestre. Nonno Luca si sentiva abbracciato da quella luce fresca notturna, e quel silenzio così piacevole riusciva a calmare quei momenti di stress che, fino a qualche minuto prima provava. Si sistemò la barba chiara, che sfiorava la sua camicia grigia che sbucava dal trench. In quei momenti di silenzio totale, percepì il rumore di una macchina in lontananza, sembrava di alta cilindrata. Era ormai mezzanotte passata, e gli invitati erano ormai arrivati tutti... o così almeno aveva detto la nuora, qualche ora prima. Lì per lì, Luca non diede più importanza a quel rumore fastidioso, fino a che due fari accecanti puntarono verso la sua direzione, mentre una Jeep nera stava scendendo verso le scalinate di arrivo del ristorante.
Il vecchietto aggrottò la fronte, infastidito da quella forte luce in faccia, e dal rumore pesante che le ruote facevano sui ciottoli. Dai finestrini non riusciva a comprendere chi e quante figure ci fossero dentro la macchina, ma si sforzò comunque di distinguere qualche faccia conosciuta.
Quando la Jeep si fermò, proprio davanti alle marmoree scalinate, si aprirono tutte e quattro le porte con uno scatto improvviso.
Luca non si mosse.
Doveva ancora riprendersi dalla luce in faccia, e le flebili luci da giardino non gli permetteva di distinguere bene le forme. Vide soltanto una sagoma, nella penombra, tutta bianca con qualcosa di nero, ma non riusciva a comprendere se fossero capelli o una camicetta.
STAI LEGGENDO
𝓉𝒽𝑒 𝐌𝐢𝐬𝐭𝐫𝐞𝐬𝐬 - 𝐿𝑎 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑎 𝑖𝑛 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜
RomanceSiamo alla fine degli anni ottanta, in Italia. La mafia napoletana perde uno dei suoi più amati boss, dopo un attacco improvviso di una famiglia rivale. Non si conoscono i motivi, né i colpevoli, si sa soltanto che una pallottola ha colpito in fron...