14) Un dono per un altro

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🎶Pov Emma🎶

- Muoviti che siamo in ritardo-

- Sei tu che hai impostato male la sveglia- rispondo raccogliendomi i capelli in una coda alta.

Riccardo mi sorride dall'altra parte della stanza cercando di trovare la maglia della sua squadra di calcio.

Oggi è la sua ultima partita mi pare, quando ha visto l'orario è balzato in piedi dal letto tanto velocemente da svegliarmi sul colpo.

- Vedi la mia maglia?- chiede rovistando in un cassetto ma con insuccesso.

Solo in quel momento stacco gli occhi dalle sue spalle scoperte per guardarmi in giro con imbarazzo.

- Ehm...no- bisbiglio guardando attorno nella speranza di aiutarlo.

- Proprio oggi dovevo perderla? - sbuffa chinandosi per controllare sotto il letto.

Prima che possa rispondergli noto la divisa vicino al davanzale della finestra così mi sporgo per prenderla.

- Ehi, eccola- lo richiamo ad alta voce cogliendolo di sorpresa.

Si rialza in piedi allungando il braccio.

- Passa- esclama facendomi cenno di tirargli la maglietta e così io faccio.
Gli passo l'indumento che lui si affretta a mettere.

Mentre aspetto che si prepari mi affaccio fuori dalla finestra.
Ho ancora solo sei giorni per godermi quel baccano per le strade e le viste mozzafiato sulla città.
Poi sarà tutto finito.

Abbasso lo sguardo ed inizio a mangiarmi le unghie con fare nervoso.

Non può finire, non voglio che finisca.

- Sei preoccupata?-

Mi volto ritornando con lo sguardo dentro la stanza dove Riccardo mi sta scrutando con attenzione.

Scuoto la testa in segno di dissenso ma lui si avvicina rendendomi ancora più nervosa di prima.

Da ieri ogni suo sguardo, ogni sua battuta, ogni suo gesto nei miei confronti mi fa rabbrividire.
Ma in senso buono.

Poi però mi salgono i sensi di colpa per quando prendevo in giro mia sorella perché voleva sempre stare con Nicolò.

Oddio, sto iniziando ad assomigliare a mia sorella?!

Mentre questi pensieri mi balenano in testa per poco non sobbalzo quando sento la mano di Riccardo appoggiarsi sulla mia spalla.

- Non mi vuoi dire che ti prende?-

- Non eri in ritardo per la partita?- lo ribecco con un'altra domanda causandogli un ghigno spontaneo.

- Il tempo per te lo trovo sempre - dice mordendosi il labbro subito dopo come a volersi rimangiare quelle parole.
- Volevo dire, se vuoi puoi parlarmene-

Lo vedo grattarsi la nuca imbarazzato tanto da farmi ridere.

- Era solo una sensazione momentanea, e quando ti ho chiesto se eravamo in ritardo è perché effettivamente lo siamo, forza- rido cercando di dileguarmi ma proprio in quel momento sentiamo una macchina passare sotto casa.

Per le vie di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora