Capitolo 1

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Nulla.
Nel nulla è dove mi sento essere in questo preciso momento, e da cui mi sento travolta.
Il nulla è tutto ciò che riesco a vedere o a sentire.
Eppure percepisco che sto iniziando a svegliarmi, così da aprire gli occhi e trovarmi in un posto che non sia il nulla.
Un forte mal di testa mi colpisce, facendo così pulsare le tempie, e a causa di questo mi ritrovo a stringere gli occhi con forza, mugugnando qualcosa di incomprensibile, qualcosa che assomiglia ad un lamento.
Dove sono?
Non ho ancora la risposta a questa domanda che mi martella il cervello, poiché quando provo nell'intento di aprire gli occhi, una luce filtra e colpisce violentemente proprio quest'ultimi.
Mi affretto a proteggere le iridi abbassando nuovamente le palpebre, e a stringerle un'altra volta.
Il polpastrello dell'indice della mia mano destra lambisce un lenzuolo che avverto sotto il mio corpo, e solo adesso sto iniziando a percepire il tatto.
La freddura del lenzuolo sfiora le fessure delle mie dita, procurandomi un lieve solletico.
Qualche attimo dopo sento la mia pelle avvolta da un calore che ricorda quello del sole, e mi faccio cullare da quest'ultimo.
Da quanto tempo i raggi solari non si posavano sulla mia pelle?
Sembrava quasi passata una vita da quando non provavo e non mi beavo di questa sensazione, del sole che col suo calore ti culla dolcemente.
Ad un tratto una voce lontana arriva alle mie orecchie, di cui l'udito è ancora molto debole.
Non riesco a decifrare né a scandire, infatti, le parole pronunciate.
Tuttavia riesco a scandire quasi con fatica le lettere del mio nome.
Eppure sembra una voce così lontana.
Oppure sono io che mi sento lontana da tutto ciò che ho intorno, di cui non ho ancora la visuale.
Qualche attimo dopo riprovo nell'intento di aprire gli occhi, nonostante il mal di testa continua a martellarmi ancora il cervello, inchiodando in esso tutte le domande che tuttavia non riesco ancora a porre, data la mia debolezza.
Non riesco ad avere una vista nitida, tuttavia riesco a intravedere delle pareti bianche che circondano la stanza in cui mi trovo, di cui non sono ancora riuscita a collegare nessun posto.
I miei occhi scendono debolmente sulle mie dita che stringono il lenzuolo del medesimo colore delle pareti.
E una domanda continua ad inchiodarsi sulla mia testa sempre più forte.
Dove sono?
Non ricordo nulla.
Il nulla è tutto ciò che in questo momento avvolge e travolge la mia mente, oscurando tutti i ricordi, o almeno gli ultimi per cui io mi trovassi qui.
Non so come ci sia finita, su un lettino che sembra essere quello di un ospedale, o almeno così la mia mente pensa.
Tento di muovere le labbra per far uscire da esse la mia domanda che vuole solo essere liberata per ottenere una risposta, tuttavia provo in questo intento invano.
Le voci si fanno sempre più forti intorno a me, e la vista si fa più nitida.
Il mio sguardo si posa sulla persona seduta di fianco al letto in cui mi trovo, e ispeziono ogni dettaglio presente in essa.
Ha una chioma castana di cui la frangetta le ricopre la fronte, e alcuni ciuffi le ricadono lungo il mento.
Delle iridi verdi risaltano sul suo volto di cui i lineamenti sono ben definiti, e da qui intuisco che la sua età girovaghi intorno ai trenta.
Un neo ben visibile risalta sulla sua guancia, e quando i miei occhi scendono sulle sue labbra, sulle quali c'è applicato un rossetto rosso molto acceso, noto un sorriso incollato in esse.
Il suo corpo sembra essere esile, avvolto in degli indumenti molto scuri, come la sua maglietta che sfocia sul nero, con delle sfumature grigie nella parte inferiore.
Le sue labbra si muovono, ma tutto ciò che riesco a scandire è il mio nome.
Solo dopo qualche attimo il mio udito riesce a decifrare le sue parole.

<<Cora, sai dirmi come ti senti?>>

Il suono così forte della sua voce quasi mi stordisce, e fallisco un'altra volta nell'intento di muovere le labbra e rispondere, muovendole così invano.
Poco dopo i miei occhi danno un'occhiata più approfondita alla stanza in cui sono rinchiusa.
Rinchiusa...
Un capogiro mi travolge quando questa parola fa capolino nella mia mente, così forte che una lieve nausea mi sopraggiunge.
Di fronte a me scorgo un altro lettino su cui un'altra persona, la quale però non riesco ad adocchiare, è distesa.
Riesco solo a notare la sua chioma con delle sfumature arancioni bel risaltanti, che però le copre il viso, data la sua posizione; distesa e voltata verso destra.
Di fianco al suo lettino avvisto una scrivania, la stessa presente al mio lato, la quale ospita un portapenne e un foglio bianco, e niente di più.
Poi due piccoli armadietti riempiono due spazi della stanza, uno al lato dell'altra ragazza presente in queste mura, e l'altro al mio.
La ragazza in questione è molto silenziosa.
Non fa alcun movimento, e non osa nemmeno emettere un sola parola.
Se ne sta lì, distesa su un lato, senza produrre neanche per sbaglio alcun rumore che possa riecheggiare nella stanza, tant'è che nella mia mente sopraggiunge il pensiero che stia dormendo.
Due finestre riempiono le pareti, tuttavia entrambe sono serrate da delle sbarre, nelle quali tra le fessure di esse alcuni raggi solari riescono ad infiltrarsi nella stanza.
Dove mi trovo?
In che posto sono?
E perché mi trovo qui?
Non ricordo nulla.
Il nulla incomba sulla mia mente, offuscando ogni ricordo che tenta di tornare a galla invano.

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