Ho aperto gli occhi, si è vero, ma è come se vedessi ancora solo i vetri rotti della macchina.
Non riesco a parlare, anzi non voglio.
Vedevo tutti che giravano per l'ospedale e impazzivano in cerca di risposte dai medici che non sarebbero arrivate. Io ero ignara di tutto, ricordavo a malapena perché mi trovassi in ospedale, ma appena chiudevo gli occhi mi tornava in mente tutto. Rivivevo tutto giorno dopo giorno, notte dopo notte.
Avrei voluto dire tantissime cose a Joy ma non me la sentivo di emettere alcun suono. Come se volessi urlarle tutto ciò che mi ero tenuta dentro ma non ne avevo la forza e questo mi faceva male. Poco dopo è arrivato anche Brain, glielo leggevo in faccia che era preoccupatissimo ma anche sollevato che stessi bene. Mio padre sembrava paralizzato, aveva gli occhi come il ghiaccio, non trasmettevano nessuna emozione, era come se avesse spento i sentimenti e non provava più nulla.
I giorni passavano e io notavo che Joy continuava a scrutarmi in modo inquietante, ma credo che fossi io quella inquietante e pallida come nessun altro. Come potevo darle torto. Avevo sentito che era caduto un aereo e non avevo avuto nessuna reazione, ero rimasta lì, ferma, immobile, senza sbattere ciglio. Lei mi urlò contro ma capì che quella non era lei, o meglio era troppo stanca per restare calma e in fondo lo sentivo che era spaventata per me. Non mi aveva mai vista così, ha sempre visto l'Harper sempre allegra, solare e sorridente che non si dava mai per vinta e lottava per ciò che voleva, non aveva mai avuto bisogno di conoscere questo mio lato. Sapevo che Joy non ha mai sopportato l'autocommiserarsi ma io ero a pezzi, eccessivamente traumatizzata. Ho dovuto elaborare che avrei potuto spostarmi solo su una maledetta sedia a rotelle. Sarei stata bloccata per sei mesi, mi sarei persa la gara che si sarebbe tenuta da li a una settimana e non avrei potuto cavalcare.
Un pomeriggio, ad un tratto sentì la voce di Nyla, immagino fosse venuta per vedere Joy e per convincerla a tornare a casa. Nyla aveva chiesto a Joy se potevano parlare e lessi nei suoi occhi che era profondamente preoccupata e spaventata per lei. Joy esitò, mi osservo con i suoi bellissimi occhi e poi decise di seguirla. Sparirono dalla mia vista.
Pochi giorni dopo Brain, che non era riuscito ad entrare nella mia stanza, decise di venire a vedere come stavo. Quando si sedette sul mio letto sentì tutto il suo profumo di muschio bianco e mi travolse. -Harper- mi si sciolse il cuore, la sua voce era spezzata non riusciva a guardarmi negli occhi. Io le vedevo, le sue lacrime che solcavano il suo splendido viso. -Non riesco a trovare le parole. Mi dispiace davvero tanto, voglio che tu sappia che io ti sarò vicino e ti aiuterò a riprenderti.- ci fu un silenzio innaturale, poi continuò -Mi manca la tua voce, il tuo sorriso e mi manchi tu- scoppiò in lacrime e io chiusi gli occhi perché mi faceva troppo male vederlo in quello stato sapendo che ne ero io la causa. Mi diede un bacio sulla fronte e uscì velocemente dalla mia stanza.
Caddi a pezzi.
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And I Never Give Up
RandomStoria in collaborazione con @Eurus1889 Harper e Joy sono amiche da sempre e una passione le accomuna: i cavalli. Ma quando Harper ha un'incidente che la costringe alla sedia a rotelle per mesi, dovranno trovare un modo per riparare temporaneamente...