Capitolo 37

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Stephanie




«Ehi, piccioncini» esclama Gabriel, con un sorrisone stampato in volto, quando Noah ci raggiunge con Adeline accoccolata contro il suo petto.
Lei arrossisce. È la prima volta che fanno la loro comparsa ufficiale in pubblico, e già le voci hanno cominciato a scorrere rapide tra i corridoi. Mentre, per incanto, le ragazze iniziano a degnare Noah di molta più attenzione. Come se vederlo impegnato lo rendesse più attraente ai loro occhi.
«Stavo pensando di vederci da me, questa sera, ci guardiamo un film. Che ne dite?» propone Noah, quando anche Keira si unisce a noi.
Gli occhietti di quest'ultima roteano in modo teatrale, poi esplode in una risatina. «Senza offesa, vi voglio bene e lo sapete, ma non mi va di stare tra due coppiette felici.»
Aggrotto la fronte. Capisco il suo punto di vista, ma dopotutto siamo di compagnia, non siamo tipi che si appartano, quindi credo che sia semplicemente una scusa.
«Hai altri piani?» chiedo.
Si morde il labbro inferiore. «Sì, okay, ma non vi dirò nulla per ora, quindi lasciatemi in pace!»
Io e Adeline, però, non abbiamo assolutamente intenzione di rimanere all'oscuro. Perciò la seguiamo quando si allontana, dirigendosi verso i bagni femminili.
Con un balzo mi accomodo sul lavandino, accavallando le gambe, mentre Adeline al mio fianco incrocia le braccia.
«Non ti libererai di noi, mia cara!»
«Esatto, non costringerci a pedinarti» continua la mora, avvicinandosi alla porta chiusa.
Keira scuote la testa e sbuca fuori. «Che stronze ficcanaso, devo uscire con una persona.»
Sbarro gli occhi. «Uh, con chi?»
Adeline sfrega le mani in modo diabolico. «Lo conosco?»
Keira sospira, mentre le sue guance si colorano di rosso. «È una lei.»
Sbatto la mano contro la coscia. «È della scuola?»
Il suo imbarazzo è evidente come la luce del sole. Si tortura le pellicine delle dita con i denti prima di dire: «Elena Douglas.»
Adeline sbarra la bocca, coprendola con entrambe le mani. «Che cazzo dici?!»
Io le osservo confusa. «Posso sapere chi è?»
«L'insegnante di teatro» confessa Adeline in un bisbiglio.
Spalanco gli occhi. «Sei impazzita?»
Keira si scompiglia i capelli. «Ragazze! A me piace, e anche io credo di piacerle molto.»
«Sai che se vi scoprono...» faccio per dire, ma vengo interrotta proprio dalla diretta interessata.
«Non succederà, staremo attente» dichiara.
Adeline scuote la testa, contrariata, ma non fa in tempo ad aggiungere altro perché le gemelle Cooper fanno il loro ingresso. Ci zittiamo all'istante.
Loro due sono il nocciolo del gossip, se lo venissero a sapere si spargerebbe la voce e la professoressa rischierebbe grosso, tipo la perdita della cattedra, come minimo. Senza parlare dei genitori di Keira, che la costringerebbero ad un trasferimento immediato, come farebbe qualsiasi adulto.
«Riunione tra sfigate?» ridacchia Tiffany, sistemando il push-up del suo reggiseno e tirando verso il basso la scollatura.
«Sì, voi, riunione tra puttane?» ribatte Adeline, acida.
Marisa punta le mani contro i suoi fianchi magri e la fissa in cagnesco. «Fatti una scopata, Ross. Oh, già, l'unico a cui vuoi darla non la vuole.»
Adeline scoppia a ridere e si avvicina di un passo, ma Keira e io ci piazziamo in mezzo, per evitare che la picchi. Ha tutta l'intenzione di farlo.
Le gemelle, così, ne approfittano per sgattaiolare via.
«Stronze» ringhia alle loro spalle Adeline, con denti stretti.
«Ignorale, sono fatte così» dice Keira.

Le ore scolastiche sono passate rapidamente e senza nessun particolare intoppo, così come il pomeriggio, che ho trascorso chiusa in camera mia, portandomi avanti con lo studio.
Arrivano presto le otto e decido di scendere al piano inferiore per sgranocchiare delle gallette di mais, mentre aspetto l'arrivo di Gabriel.
Sono seduta sull'isola della cucina, con le gambe a penzoloni e il pollice che scorre sulla pagina instagram, quando sento la porta d'ingresso sbattere.
Credo si tratti di mio fratello, dato che ho avuto notizie di mio padre giusto qualche ora fa, dove mi ha informato del suo prolungato soggiorno fuori con la band per un meritato relax.
Ed è lui, infatti. Ma non è da solo. I quattro ragazzi fanno irruzione, svuotano la dispensa, si accomodano attorno a me e chiacchierano tranquillamente. Ignorandomi.
Poi è mio fratello, dopo qualche minuto, a rivolgermi la parola. «Esci?»
Annuisco, ma non fa in tempo ad indagare, perché sento il clacson dell'auto di Gabriel. Così mi precipito fuori, senza degnare nessuno - nemmeno lui - di un solo sguardo.

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