Capitolo 50

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Danny



Carter arriva puntuale, tiene una sigaretta tra le labbra e dalla sua espressione capisco che è sconvolto. Ma non faccio in tempo a schierare la prima domanda, che Kevin ci raggiunge, sorridente.
«Volete vedere? Mi hanno permesso di registrare.»
Gira lo schermo del suo cellulare verso di noi, e parte il suono del battito cardiaco. Non capisco molto dell'ecografia, ancora si tratta di un minuscolo puntino.
Ma l'espressione di Kevin, così ricca di amore, per la prima volta, quasi mi appaga. È sempre stato un tipo che scappa dai sentimenti, proprio come tutti noi. Adesso sta permettendo invece che prendano il sopravvento.
«È stato così liberatorio. La signora Pirce credo che mi detesti, ma chi se ne frega» esclama.
Carter lo stringe in un abbraccio, lasciando da parte i suoi problemi, come fa sempre. Non vuole rovinare il buon umore che c'è nell'aria. Così lo lascio in pace, per ora.
Quando arriviamo al molo, per prendere una birra ghiacciata, il mio cellulare emette uno squillo. Così, aggrottando la fronte e domandandomi chi possa essere, lo afferro.
Il mio cuore salta un battito quando leggo il suo nome sul display. Isobel.
Rimango immobile, con le dita tremanti, senza sapere cosa fare. Sono a malapena riuscito ad andare avanti, senza di lei, e non sono sicuro di voler vedere cosa ha da dirmi.
«Amico, tutto a posto?» chiede Carter, sventolando una mano davanti al mio viso.
Quando mi concentro su di lui, noto che tiene due birre tra le mani, così ne afferro una e me ne scolo metà, in un sorso solo.
«Vacci piano, che è successo?» domanda.
Scuoto la testa. So la poca stima che Carter ha di lei, non voglio che mi influenzi sulla decisione. «Niente.»
Lui però scoppia a ridere, perché non ci casca dentro i miei tranelli. Mi conosce troppo bene, non posso fregarlo. Infatti mi strappa il cellulare dalle mani e quando vede con gli occhi suoi, la sua espressione cambia radicalmente.
«Che cazzo vuole adesso?»
«Chi?» domanda Kevin, sbucando alle nostre spalle.
«Quella stronza di Isobel» risponde lui, secco.
Kevin sbarra gli occhi. «Che cosa? Da quanto tempo la senti di nuovo?»
«Non la sento! Mi ha cercato proprio adesso!» ribatto, esasperato.
«E vedi che cazzo vuole, forza» mi sprona Carter, riconsegnandomi il cellulare.
Non posso scappare e non posso prendermi del tempo. Questi due fenomeni non hanno intenzione di mollare. Perciò, terrorizzato a morte, apro la notifica e i miei occhi scorrono rapide sul messaggio.
Poche parole, concise, senza nessun accenno di mancanza o pentimento. Capaci, però, di sconvolgere ogni cosa e abbattere qualsiasi barriera.
Sto tornando a Seattle, ci vediamo presto.
«Non ci credo» mormoro, completamente sottosopra. «Sta venendo qui.»

Sono le nove di sera ed io non le ho ancora risposto. Non ci riesco, sono bloccato in uno stato di trance da cui sembra impossibile uscire.
Non posso rivederla e fingere indifferenza, come se la sua mancanza non mi avesse quasi distrutto, per un intero anno.
Mi ha fatto troppo male e non sono sicuro di volere delle risposte sulla sua scomparsa, ormai. È passato così tanto tempo che non so più neanche cosa provo per lei, ad essere onesto.
Afferro la mia testa tra le mani. «Porca puttana.»
La mano di Carter si posa sulla mia spalla, poi si accomoda sul bracciolo del divano, accanto a me. Mi guarda, ma non leggo compassione nel suo sguardo. Sta solo cercando di starmi vicino.
«Sei una roccia, Danny. Non ha alcun potere su di te» mi incoraggia.
Non ne sono sicuro. È facile parlare, ma averla davanti è un'altra storia, non posso prevedere la mia reazione.
Perciò, dato che mi scoppia il cervello, cerco di concentrarmi su altro. «E tu? Che ti è successo oggi?»
Ride amaramente. «Le solite stronzate, lascia perdere.»
«No, eri sconvolto prima, perciò avanti, sputa» lo invito.
Si stringe nelle spalle. «Zia Lisa e Ruttell, da non crederci.»
Spalanco la bocca, completamente sotto shock. In questo periodo non ne capita una buona, quindi c'è da aspettarsi di tutto ormai, ma una relazione tra loro due non l'avevo mai messa in conto.
«E cosa vogliono? La tua approvazione?»
«Peggio, vorrebbero prendermi in affidamento» risponde.
«E tu che gli hai detto?»
«Di andare a farsi fottere» dice, come se fosse ovvio.
Scuoto la testa. «È assurdo.»
«Le hanno riempito la testa di cazzate, le hanno detto che mi passano il mantenimento» ride ancora. «Renditi conto, a me» prende un respiro. «Capito? Così possono mettere le loro luride mani su mio padre» conclude a denti stretti, tentando di contenere la sua rabbia esplosiva.
Non riesco a metabolizzare tutte queste informazioni, sono troppo dure da accettare, ma una cosa la so: se Shein si è messo in testa di volere una cosa, alla fine la otterrà, con qualsiasi mezzo.
«Che pezzi di merda» borbotto.
Annuisce. «Non lascerò che lo tocchino nemmeno con un dito, Danny.»
«Lo so, amico. Sto con te.»
Perché io odio quell'uomo, per davvero. Ha sempre lasciato una scia di sofferenza alle sue spalle e non ha mai dimostrato di provare una sola briciola di rimorso. Ha rovinato la vita della sua intera famiglia, annientandola lentamente. Ma nonostante tutto, è pur sempre il padre di Carter e finché lui ha intenzione di lottare, lotterò al suo fianco.
Funziona così.

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