Capitolo 4

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Adeline





«Ehm, no ragazzi, passo... sono un po' brilla. Non sono abituata a bere, nemmeno mi piace l'alcol. Sono solo arrabbiata con mio fratello» dichiara Stephanie, evitando di inserire altre sostanze estranee nel suo organismo e mettendo il broncio.
«Che tipo è?» le chiede Keira, curiosa come sempre, mentre stende un po' di gloss sulle sue labbra, lucidandole.
Per un istante i suoi occhi sembrano perdersi nel vuoto, poi tornano tra di noi, al presente. Si stringe nelle spalle per ripararsi dal leggero venticello oceanico. «È un bravo ragazzo, solo che a volte perde il controllo e incasina le cose.»
Il mio pensiero inevitabilmente finisce a Carter, perché le sue parole sembrano rispecchiarlo alla perfezione. Perché non è cattivo, è solo un ragazzo con troppi problemi da gestire alle spalle. E combina sempre delle stronzate, grosse stronzate. Ciò non lo giustifica, chiunque gli ronzi attorno finisce inevitabilmente con il farsi del male. Io, in prima persona, lo so. Fin troppo bene.
«Allora è meglio che smetta di frequentare quel coglione di Baysen» interviene Gabriel, velenoso e sempre fuori luogo.
Stephanie lo guarda. «Deve aver fatto qualcosa di grave per farsi odiare da voi in questo modo.»
«Beh, certo, dopo quello che ha combinato a Ade, è il minimo...» aggiunte Keira, meritandosi un'occhiataccia da parte mia, perché come al solito non riesce a tenere la bocca chiusa.
Non voglio che i miei affari vengano spiattellati in giro alla prima occasione. Non è Stephanie il problema, lei mi piace, sono io.
La storia con Carter è un tasto ancora troppo dolente per me.
«Che ti ha fatto?» chiede Stephanie, cercando di trovare risposte, con aria innocente.
«Niente» taglio corto. «Si è fatto tardi, Noah mi accompagni a casa?»
Quest'ultimo non se lo fa ripetere due volte e insieme ci dirigiamo verso il suo Pick-up rosso smagliante.
Quando gli sportelli si chiudono e il motore ruggisce, mi rivolge un'occhiata rapida. «È tutto okay?»
Annuisco. «Sto bene.»
Il tragitto dura dieci silenziosi minuti, quando arriviamo a destinazione lo ringrazio e torno con i piedi al suolo.
Ma, l'esatto minuto prima che possa aprire la porta di casa, i miei occhi vengono distratti da un fascio di luce proveniente dalla casa affianco.
Deglutisco. So che non è lui, che non è ancora rientrato data la mancata presenza della sua Jeep, ma la voglia di controllare che sia tutto apposto è grande.
«Ade?» mi richiama Noah, che non se n'è ancora andato.
«Si?»
«Puoi dormire a casa mia, se vuoi, i miei non ci sono» mi propone, lasciando che la sua preoccupazione mi colpisca in pieno.
Ha ragione, non posso rimanere qui. Mi conosco e finirei nei guai, in un modo o nell'altro. D'altro canto, non sono più affari che mi riguardano. Non deve importarmi ciò che succede lì dentro.
Perciò faccio retro-front e raggiungo di nuovo il mio amico, che ringrazio silenziosamente. Non servono parole, mi conosce troppo bene. Mi limito a mostrargli un sorriso.
Quando arriviamo a casa sua, che ormai conosco a memoria, mi dirigo verso il frigo per prendere una bottiglia di acqua. Poi salgo le scale e raggiungo la sua camera.
Noah mi raggiunge poco dopo, con soltanto un paio di boxer addosso. Sistema accuratamente gli occhiali sulla scrivania, poi si stende al mio fianco, sul grande letto a due piazze.
«T'importa ancora di lui?» mi chiede dolcemente, continuando a guardare il soffitto sulla sua testa.
Sospiro. «Non lo so proprio, dovrei odiarlo.»
Il suo mignolo sfiora il mio. «Sei troppo buona per riuscire a provare un sentimento del genere verso qualcuno, chiunque egli sia.»
Sorrido e circondo il suo petto con il mio braccio, lasciando che il calore del suo corpo mi scaldi.
«Sei davvero un bravo amico, Noah.»
Lui mi osserva per qualche minuto e in un modo tanto profondo da farmi attorcigliare lo stomaco, riesco a notarlo grazie al riflesso che la luna getta sul suo profilo.
«Vuoi baciarmi?» chiedo di getto.
Una risatina sfugge dalle sue labbra schiuse. «Non hai mai limiti.»
Scuoto la testa lentamente. «No, e oggi voglio superarli con te. Domani non ne parleremo più, come al solito.»
So che non è la soluzione migliore, che mischiare amicizia e intimità non è l'ideale, ma Noah riesce sempre a dire la cosa giusta al momento giusto, mi fa sentire bene e il sesso con lui... è strepitoso.
La cosa meravigliosa è che non ci aspettiamo un bel niente il giorno dopo, sfuma tutto e scompare, come un sogno. Ritorniamo ad essere quelli di sempre.
È un segreto solo nostro.
Salgo a cavalcioni su di lui e mi catapulto sulla sua bocca bramosa, le nostre lingue si uniscono in una danza erotica e le mani iniziano a vagare ovunque, su ogni centimetro di pelle. Gli indumenti volano sul pavimento e i respiri si fanno rapidi.
«Mi vuoi adesso?» gli chiedo.
Lui, per tutta risposta, afferra un preservativo dal cassetto del suo comodino e lo posiziona sul suo membro eretto.
Lentamente, permetto che mi riempia e che mi faccia dimenticare tutto il resto. Il bacino si muove rapido, il cuore sembra che stia per esplodere fuori dal petto, mentre l'eccitazione bagna la mia parte più sensibile.
Noah decide di capovolgere le posizioni e, quando mi ritrovo sotto di lui, il ritmo delle sue spinte forti mi spinge oltre il limite.
Gemo contro il suo orecchio, aggrappata alle sue spalle larghe. Lui si lascia andare contro il mio collo, solleticandomi con il suo respiro irregolare ma soddisfatto.
«È sempre un piacere» ridacchio.
Lui trattiene un sorriso, ma la fossetta salta fuori. «Lo è anche per te.»

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