Chapitre cinq

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Parigi, Francia.

Parigi, Francia

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🌑

E domenica era arrivata, così come il funerale di Seo Seojun.

Non che Jisung fosse felice di partecipare alla festicciola del figlio di Seo e di essere costretto a fare le condoglianze a tutti i famigliari di quel... beh, di certo non gentiluomo, ma era costretto perché aveva "promesso" a Minho di aiutarlo e, poi, uccidere Changbin era un'idea allettante, ma di questo se ne parlerà più avanti, facciamo le cose con calma.

Jisung fortunatamente era riuscito a ritrovare un vecchio completo nero adatto per la giornata che avrebbe passato ed ora si stava sistemando le maniche nella sua auto che stava venendo guidata da Minho. Anche quest'ultimo, ovviamente, aveva il corpo fasciato da un completo nero.

"Hai la mascherina?" Jisung si permise di girarsi verso il guidatore ed osservare il nuovo colore di capelli che portavano i suoi fili ora scuri come il petrolio. Non era tinta quella, Minho si era solo spruzzato sulla chioma una bomboletta spray per colorare le ciocche rossicce. Si rendeva conto che un colore come quello non passava di certo inosservato ma gli piaceva tanto la tonalità che aveva scelto per tingere quei capelli una volta castani, e quindi si costringeva a spruzzarsi lo spray in testa per non essere subito avvistato nelle sue missioni.

Minho schioccò la lingua contro il palato il quale gesto procurò un sonoro rumore. "Certo che ce l'ho, che domande. Tu piuttosto? Hai portato i micro auricolari spia?"

"Ovviamente, con chi credi di aver a che fare?" Jisung tirò fuori gli oggetti nominati e Minho roteò gli occhi al cielo, ma alla fine si ritrovò a sorridere comunque. Non riusciva a reprimere neanche un sorriso quando era in presenza del cantante.

Il piano era semplice ed efficace nel quale entrambi avrebbero dovuto avere pazienza. Non sarebbero entrati in chiesa per assistere effettivamente al funerale, ma avrebbero aspettato fuori per incontrare Seo Changbin e fargli le più false condoglianze. O meglio dire, solo Jisung sarebbe sceso dall'auto, Minho avrebbe fatto la parte dell'autista.

Nel momento in cui Minho parcheggiò la Mercedes-Benz nera di Jisung vicino alla chiesa, tutti e due indossarono i micro auricolari spia che aveva procurato proprio il cantante. Jisung guardò Minho il quale ricambiò lo sguardo e, dopo un breve periodo di tempo, aprì lo sportello della macchina ed uscì.

Il piano era finalmente iniziato.

Mr. Stranger, mi senti? 》 Jisung era giunto davanti le porte della chiesa le quali erano chiuse quando una vocina robotica parlò nel suo orecchio.

"Sì Lee, ti sento, e non chiamarmi 'Mr. Stranger'. Lo odio."

Ti dovrai abituare allora, perché ti chiamerò così finché non riprenderemo la mia collana. 》Stranger roteò gli occhi sbuffando, già stufo e pentito della sua decisione. Se solo avesse avuto il potere di controllare il tempo a suo piacimento... ma non si può avere tutto dalla vita.

Fortuna volle che le porte della chiesa si aprirono rivelando un mucchio di gentaglia con fazzoletti tra le mani e visi rossastri, e Jisung provò in tutti i modi a camuffare una smorfia di disgusto.

Che falsi, si ritrovò a pensare in mezzo a quella gente che usciva dalla chiesa, Saprei recitare meglio.

Anche Minho che, ancora in auto a guardare fuori dal finestrino, riusciva ad intravedere la marea di persone scendere i gradini della chiesa. 《 Hanno le lacrime da coccodrillo? 》 Chiese sarcasticamente il felino e Stranger avrebbe tanto voluto rispondergli con una risata, ma si limitò a stare in silenzio per non essere preso per pazzo.

Poi, poco più in là, riuscì ad avvistare il figlio di Seo, Changbin. Anche lui era uguale al padre, tutto per tutto, della madre non se ne aveva neanche traccia, forse solo il sorriso. Quando lo vide per bene, l'anima degli occhi smarrita chissà dove e come, si costrinse ad andargli incontro invece che deviarlo nei modi più strani. Era in missione, dopotutto, ed il suo obbiettivo era proprio Seo Changbin.

"Buongiorno, lei è il figlio di Seo Seojun?" E Jisung sapeva che fosse lui, l'aveva visto almeno cento volte tra riviste e robe del genere. Seo Changbin era molto conosciuto, in fin dei conti era il figlio di un CEO famoso a Parigi.

Changbin si fermò -- venne fermato -- quando Jisung gli pose quel quesito una volta che fu davanti a lui. Ovviamente annuì dando una risposta positiva, anche se avrebbe detto il contrario il cantante avrebbe saputo subito che stesse mentendo. "Io sono Han Jisung, sono un rapper ed il figlio di una ex-dipendente di suo padre. Sono venuto qui per farle le mie più sentite condoglianze."

Cazzate, Tutte stronzate, erano quelle parole le quali vennero vomitate una ad una. Minho, dall'altra parte della strada che ascoltava la conversazione, si lasciò scappare una risatina che non passò certo inosservata a Jisung.

Dopo una breve occhiata alla figura da urlo di Stranger, Changbin si sciolse in un sorriso, forse finto, ma non è questo che ci interessa. Se Seo fosse un falso? Di questo Jisung non ne poteva essere certo, ma se lo era stato il padre allora forse anche il figlio era un bastardo.

"Grazie tante, Han. Mi ricordo di te, sai? Ti ho visto sui post di Versace e anche al TG, ho anche ascoltato una tua canzone. Come s'intitolava..? Ah, sì! Si chiamava Close se non erro. È bella."

Le orecchie di Jisung si rizzarono al sentire il titolo di una delle sue canzoni più conosciute, e quasi provava nausea al sapere che un uomo del genere aveva anche solo osato entrare nel suo account Spotify per ascoltare una delle sue creazioni. Ma Han Jisung doveva fingere di essere felice, doveva recitare quel teatrino per ottenere l'attenzione di Changbin.

Jisung si munì di un sorriso a trentadue denti e ringraziò Changbin per il complimento non richiesto che gli aveva appena fatto. "Comunque, mi dispiace tanto per quel che è successo. Come ti senti?" A tali parole, dall'auricolare riuscì ad udire perfettamente Minho soffocare una risata, l'ennesima della mattinata. 《 Che grande bugiardo che sei, Mr. Stranger.

Changbin sospirò. "Sono ancora un po' scosso, non avrei mai pensato che mio padre un giorno sarebbe stato assassinato." Disse incrociando le braccia allenate al petto. Jisung giurò di vedere un briciolo di tristezza negli occhi spenti di Changbin al nominare di suo padre. Beh, era normale essere tristi per la perdita di un proprio caro, ma il cantante non si sarebbe mai aspettato di vedere il figlio di Seo Seojun in quelle condizioni, quasi provava pena. "Grazie per averlo chiesto."

Jisung sorrise, nuovamente, e gli rispose con una piccola pacca sulla spalla permessa da lui stesso. Toccare uno dei Seo non faceva parte del piano, ma se lo era imposto.

"Ti va di venire a casa mia, ora? Adesso terrò una festa in onore di mio padre, è per ricordare tutte le cose che ha fatto."

Jisung avrebbe tanto voluto urlargli contro, avrebbe tanto voluto sbattergli in faccia la verità, i fatti, che suo padre aveva solo portato dolore nelle famiglie degli altri e che era un bene adesso che non c'era più. Lui, Stranger, l'aveva giustiziato, gli aveva dato quel che gli serviva: la morte.

"Certo! Mi farebbe piacere partecipare." E meno male che Jisung non si chiamava Pinocchio, sennò a quest'ora il naso si sarebbe allungato di almeno un chilometro.

Venne sospesa lì la loro conversazione che si sarebbe ripresa tra un paio di minuti, giusto il tempo di salire in auto e seguire la macchina di Seo Changbin dritti a casa sua. Jisung montò nella sua Mercedes-Benz e, cintura messa, si concesse un secondo per fissare Minho.

"Che attore nato che sei." Lo lodò quest'ultimo e Stranger, col ghigno sul volto, si limitò ad ordinargli di mettere in moto e partire.

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