2.Tra Note di Musica e Cicatrici

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Il mio risveglio fu accompagnato da una strana sensazione di non appartenenza. La camera in cui mi trovavo non mi era familiare, eppure sentivo una strana tranquillità, come se il luogo stesso emanasse una calma rassicurante. Mentre cercavo di orientarmi nella penombra, percepii la presenza di qualcuno intorno a me.

Non riuscivo ancora a muovermi completamente, come se il sonno avesse lasciato il mio corpo in uno stato di transizione. Provai ad alzarmi con fatica quando udii una voce tranquilla dietro di me.

"Non ti sforzare. Devi riposare. Dopotutto, non ti è andata molto bene."

Mi girai lentamente verso la fonte della voce e mi trovai di fronte alle spalle di Justin. Sembrava concentrato su qualcosa, evitando il contatto visivo con me. Era chiaro che cercava di nascondere qualcosa.

Confusa, chiesi senza mezzi termini il motivo per cui mi trovavo sola in quella stanza con lui. La sua risposta non si fece attendere, e la sua voce suonò come un semplice ringraziamento per non averti lasciata lì.

"Mi hai salvato, giusto?" chiesi, cercando di chiarire le nebbie della mia memoria confusa.

Justin annuì, ma il suo sguardo evitò ancora il mio. "Sì, è stato così. Non avresti dovuto trovarti in quella situazione, e ho agito d'istinto per evitare che le cose peggiorassero."

Le sue parole suonarono come un'ammissione di colpa, e il tono freddo e distante non faceva che alimentare il mio sospetto. Non c'era traccia di gentilezza nelle sue risposte, solo un distacco crudele.

"Che ci faccio qui con te?" chiesi, cercando di ignorare il nodo crescente nella mia gola.

Justin si girò lentamente verso di me, il suo sguardo freddo come il ghiaccio. "Ringraziami per non averti lasciata là. Non aspettarti altro."

In quel momento, la stanza silenziosa sembrava sospesa in un limbo di incertezza, e la mia mente rifletteva il caos della situazione. Cosa sarebbe successo dopo quel ringraziamento enigmatico di Justin? Solo il tempo avrebbe potuto svelare il mistero che avvolgeva la mia presenza in quella stanza e il coinvolgimento di Justin in tutto questo.

5 ore prima

Justin Pov

Il salotto di Amanda era pervaso da un'atmosfera tesa, alimentata dalla curiosità maliziosa di Amanda, J e Sophi. Eravamo lì, sul divano, mentre le tre ragazze discutevano animatamente di Ellen. Era come se avessero scoperto un nuovo rompicapo da risolvere, e il modo in cui parlavano di lei faceva sembrare che stessero pianificando una sorta di vendetta adolescenziale.

Carl, il cugino di Ellen, era seduto in silenzio, con uno sguardo che oscillava tra l'ossessione e l'ansia. Mentre loro si scambiavano teorie e piani di azione, io, Justin, mi ritrovavo a essere parte di quella conversazione, anche se contro la mia volontà.

"Guarda, Justin, questa Ellen sta cercando di rubare la scena," disse Amanda con uno sguardo acuto, come se avesse già deciso che la nuova arrivata rappresentasse una minaccia per il nostro status quo adolescenziale.

J e Sophi annuirono, contribuendo con aggiunte pettegolezzi e chiacchiere. "Dobbiamo farle capire chi comanda qui," aggiunse Sophi con un tono deciso.

Io, seduto sul divano, alzai gli occhi al soffitto, chiedendomi internamente cosa stessi facendo in quel frastuono. Tutta questa attenzione verso una ragazza che, per quanto carina, era solo un'aggiunta casuale alla nostra realtà adolescenziale. Non riuscivo a comprendere l'entusiasmo delle ragazze nel cercare di farla soffrire.

"Ragazzi, è solo una tizia," commentai con un tono scanzonato, cercando di distogliere l'attenzione da quella discussione senza senso.

Amanda mi fulminò con lo sguardo. "Justin, non capisci! Questa Ellen sta cercando di mettersi in mezzo a tutto. Dobbiamo farle capire che qui non è la benvenuta."

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