14. Dove il Tempo Accarezza i Ricordi

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Io e Justin, osservando il cielo notturno che sembra raccontare una storia tutta sua. Dopo una serata turbolenta e ricca di tensioni, questo momento di quiete ci offre un'opportunità di riflessione.

Il suono lieve dell'acqua che scorre sotto di noi crea una melodia rassicurante mentre cerchiamo un respiro dopo gli eventi della serata.

Mi sdraio, sentendomi quasi abbracciata dalla serenità del luogo. Il cielo è una tela nera punteggiata di stelle, ciascuna portatrice di segreti lontani. Justin si sdraia accanto a me, e insieme ci perdiamo nella contemplazione del firmamento.

Mi volto verso Justin e inizio a parlare delle stelle. "Guarda il cielo, Justin. Ogni stella sembra avere la sua storia da raccontare. Che ne dici di condividerne una tua?"

Justin si perde per un momento nella contemplazione del firmamento, poi lentamente inizia a parlare. "Sembra che ognuna di quelle stelle abbia vissuto un'eternità, custodendo segreti che nessuno di noi riuscirà mai a comprendere appieno. Penso che siano simili a noi, intrappolate in un cielo infinito di opportunità e traguardi."

La sua risposta è profonda e riflessiva, e io cerco di rispecchiarla con una confidenza altrettanto sincera. "Ho sempre pensato che le stelle siano come finestre aperte sull'universo. Ci permettono di sognare e immaginare mondi lontani. E tu, Justin, cosa sogni quando guardi il cielo?"

Justin sembra riflettere prima di rispondere, le sue parole portano con sé una carica di introspezione. "Sogno la libertà, Ellen. Sogno di essere libero dalle catene del passato, di sfuggire alle trappole della vita che sembrano stringersi attorno a me."

La sua confessione apre una finestra sulla sua anima, rivelando il peso che porta con sé. "So cosa intendi," dico con empatia, "ognuno di noi ha il suo bagaglio da portare, il suo cielo da attraversare. Ma forse, nelle notti stellate come questa, possiamo trovare un po' di consolazione e speranza nel sapere che siamo parte di qualcosa di più grande."

"Che senso diamo a tutto questo, Justin?" chiedo, la mia voce è lieve, ma la domanda è pregnante di significato. "A volte sembra che siamo solo piccoli puntini in un vasto universo, senza un vero scopo."

Justin mi guarda intensamente, le sue iridi scure si perdono nel mio sguardo. "Penso che il senso sia quello che decidiamo di dargli. La vita è un susseguirsi di scelte, di momenti che definiscono chi siamo. Forse non c'è un destino predefinito, ma la bellezza risiede nella libertà di creare il nostro significato."

Rifletto sulle sue parole, cercando di decifrare il loro significato più profondo. "Quindi, in un certo senso, siamo architetti delle nostre stesse storie?"

"Sì, esattamente," risponde Justin con un sorriso sottile. "Le stelle possono essere la guida, ma siamo noi a decidere la direzione del nostro viaggio. Nonostante tutto ciò che è successo, possiamo ancora forgiare il nostro destino."

La quiete della notte sembra amplificare il peso delle sue parole. Continuiamo a guardare il cielo, ciascuno perso nei propri pensieri. La conversazione si dirige verso territori più profondi, scavando nelle nostre anime e cercando una connessione al di là delle superficiali tensioni della serata.

"Sai," dico dopo un po', "a volte penso che la bellezza delle stelle sia proprio nella loro eterna presenza. Sono lì, immutate nel loro splendore, indipendentemente da ciò che accade sulla Terra. Forse c'è qualcosa di rassicurante in questo, qualcosa su cui possiamo contare anche quando tutto sembra incerto."

Justin annuisce, come se le parole avessero toccato una corda dentro di lui.

Dopo un breve silenzio, rompo la quiete notturna con un sospiro. "Justin, c'è una cosa che non riesco a capire. Perché ti comporti come uno stronzo? So che c'è di più in te di quello che mostri. Cosa nascondi dietro questa facciata distante?"

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