16. La festa

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«Allora, che si fa sabato sera?» Chiedo a Luigi, una birra davanti a me sul tavolo e i piedi appoggiati alla sedia di fronte. Stamattina ero a pezzi, avrei preferito continuare a dormire e l’avrei anche fatto, ma dovevo assolutamente vedere Chri.

Ieri sera mi aveva detto che ci saremmo visti al bar, invece non si è presentato. E oggi non era a scuola. L’ho aspettato a casa tutto il pomeriggio, per il solito ripasso e invece niente, nemmeno un messaggio. Non so davvero se dovrei preoccuparmi o incazzarmi. Inizio a capire la povera Elena, stare con lui deve essere un delirio.

Il bar è deserto, come al solito. Ancora non sono arrivate le ragazze, Alex, ma soprattutto Chri. Lui stacca alle dieci, dovrebbe essere qui da un momento all’altro. Sempre che venga, a questo punto.

«Una super festa alcolica, amico mio,» mi risponde Luigi, mentre il mio sguardo vaga alla ricerca di Chri. Lo ascolto appena.

«Preparati psicologicamente perché sarà grande!» Continua «e quest’anno la gara la vinco io!»

Si volta verso Luca, che scuote la testa con aria di compatimento. «Non ci provare, non ho voglia di trascinarti a casa come l’anno scorso e passare il giorno dopo a ripulire i tappetini della macchina dal tuo vomito.»

Faccio una smorfia di disgusto. Non mi sembra proprio allettante. «E per uno che non beve?» Chiedo. Mi guardano come fossi una specie sconosciuta di insetto. Esotico e un po’ schifoso.

«È una bella festa.» La voce di Elena. Mi volto e la vedo che trascina una sedia e si siede accanto a me, sorridente come al solito. «Una festa per salutare l’estate.»

«Qui l’estate si saluta spesso.» Il mio tono non vuole essere polemico, ma forse esce un po’ petulante.

«È vero,» mi concede ridendo.

«Allora, che si fa a questa festa?»

«Un tempo era una festa in maschera. Ora la consuetudine si è persa. È difficile descriverla, bisogna vederla. Ci sono le bancarelle...»

«Che regalano il vino,» la interrompe Luigi.

«Sì, di cattiva qualità,» ribatte lei.
Lui la liquida con un’alzata di spalle.

«Il vino è vino,» sentenzia. Un concetto metafisico.

Elena scuote la testa e continua «e poi c’è la musica, gli spettacoli di artisti di strada, si mangia, si balla e si gira per i negozi, che restano aperti fino a tardi. E a mezzanotte c’è la fiaccolata in mare.»

«Sembra bello,» commento, e sono sincero.

«Oh, non ne hai idea,» ribatte Luca «È una figata!»

Immagino che chi vive qui non sia troppo abituato a questo tipo di cose, o non si spiegherebbe il loro entusiasmo. Un po’ li invidio. A loro basta davvero poco per passare una serata memorabile. Intanto, arrivano anche le ragazze e Alex. Si siedono tutti al tavolo con noi.

«Ma dove si tiene? Qui?» Chiedo. Luca ride. Ha già capito di cosa sto parlando, anche se è arrivato ora.

«Mava’,» dice «in questo posto di merda non abbiamo neanche l’ospedale! Figurati se fanno una festa. Si tiene a C., dove andiamo a scuola.»

«Ma come ci andiamo, scusate?»

«In macchina, naturalmente,» risponde Luca. «Sempre se viene Chri. Perché nella mia non ci stiamo tutti.»

«Già,» interviene Cosmary «ma su Chri non si può mai contare.» Vorrei dirle qualcosa di molto velenoso, ma mi trattengo. In cambio, le lancio un’occhiataccia di cui sembra non accorgersi. Meglio così, ho già destato abbastanza sospetti.

Mi pare di sentire gli occhi di Elena puntati su di me, ma quando mi volto sta parlando con Alex. Sono paranoico, senza dubbio l’ho soltanto immaginato.

«E se lui non viene come andiamo?» chiede Luigi, preoccupato.

«Ma sì che viene,» lo tranquillizza Elena. «Altrimenti, qualcuno di noi si dovrà accontentare di salire con mamma e papà. Si sposta tutto il paese, un passaggio lo troviamo, no?»

Gli altri borbottano un assenso, solo in parte sollevati. Nessuno ha voglia di andare con i suoi.

«Parlate di me?» Chri si siede accanto ad Elena e lei gli posa una mano sul braccio. «Vieni sabato, vero?» Gli chiede, seduttiva.

«Dove?» Finge di cadere dalle nuvole, ma sa benissimo di cosa sta parlando, glielo leggo negli occhi.

Anche lei lo sa perché lo colpisce con un pugno. «Ahia, begli amici che siete! Lo so che mi volete solo per la macchina.»

«E smettila di fare la vittima,» replica Elena «Tanto lo sappiamo che vieni!»

«E allora che me lo chiedete a fare?» Sorrido. E non vedo l’ora che sia sabato.

Come sempre, la serata trascorre in chiacchiere e qualche bicchiere di troppo. Chri beve una Coca e ride alle battute dei ragazzi. Ogni tanto, si volta verso Elena e le lancia sguardi d’intesa, facendo ridere anche lei. A volte, ho la netta sensazione che vivano in un mondo tutto loro, quei due, che parlino una lingua sconosciuta, una specie di codice. Resto lì a guardarli, pensando a quanto mi piacerebbe condividere quella complicità, non solo perché lui mi piace da impazzire, ma soprattutto perché io, un rapporto così, non l’ho mai avuto con nessuno. O meglio, una volta sì, una volta soltanto. E l’ho mandato a puttane, come tutto il resto.

«Ehi, tutto okay?» Mi volto e mi accorgo che Chri mi sta fissando con un piccolo sorriso inquisitorio. «Sei stranamente silenzioso, stasera» aggiunge, approfittando di un momento in cui gli altri sono distratti dalla conversazione.

Si avvicina appena, trascinando la sedia senza far rumore. «Non è che la storia ti è già entrata sottopelle?» Conclude enigmatico, in un sussurro.

Mi acciglio. Non afferro immediatamente il senso delle sue parole, senza contare che la sua vicinanza inattesa mi manda discretamente nel pallone. «Allora? L’hai letto?»

Improvvisamente capisco. Il diario. Lascio andare una risatina nervosa. «Sì, no…cioè. L’ho iniziato.»

«E?» Mi incalza, impaziente.

«E niente. È un po’ una palla…» Azzardo, non senza una punta di imbarazzo. Non voglio offenderlo, ma è un mattone scritto a mano in un corsivo praticamente illeggibile, le pagine sbiadite dal tempo e decine di termini tecnici di cui non capisco praticamente nulla.

«Non hai trovato il mio biglietto dentro?»

«Sì, ma…»

«Ehi, fidati. Merita sul serio.»

«Mi dici perché ci tieni tanto che lo legga?» Fa un mezzo sorriso.

«Te ne accorgerai da solo.» Conclude, ammiccante, poi distoglie l’attenzione da me per concentrarsi di nuovo sui discorsi del gruppo. Un senso di euforia, come una specie di tempesta elettrica, mi si accende dentro.

Devo finire assolutamente quel diario.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora