La verità.

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Mi svegliai di soprassalto e guardandomi attorno, cercando di osservare oltre al buio, notai con piacere che mi trovavo in una camera da letto. Ma purtroppo non la mia.
Un tessuto morbido era appoggiato sopra il mio corpo e mi scaldava particolarmente. Cercai di muovermi nonostante la comodità del letto, per provare a scrutare ciò che prima non avevo potuto vedere.
Notai che, a differenza del soggiorno disordinato e poco curato, la sua stanza era perfettamente pulita, integra e ordinata.
Le pareti erano di un blu scuro, così almeno credevo, e un grande mobile riempito di libri mi affiancava.
Davanti a me c'era una scrivania con varie penne e schizzi posizionati sopra, ma dal letto non riuscivo a focalizzare cosa fossero. Dall'altro lato, una parete più chiara rispetto alle altre completamente vuota.
Tutta la stanza in sé sembrava troppo vuota. Mentre continuavo a guardarmi attorno, una fitta alla testa mi fece ricadere sul cuscino e portai le mani sulla fronte per provare ad alleviare il dolore. Mi massaggiai le tempie per un paio di minuti, finché non sentii la porta aprirsi e dei passi giungere fino alla fine del materasso.
Guardai verso quella direzione, per trovare il mio aggressore che mi osservava curioso e preoccupato allo stesso tempo.

- Come ti senti? -

Okkey, secondo i miei calcoli, lui ha dei problemi seri. È lui che mi ha imprigionata e frustata, è lui che ha fatto riaffiorare nella mia testa troppi ricordi dimenticati, è lui che mi continua a perseguitare.

- Come dovrei sentirmi? - chiesi con un filo di sarcasmo.

Gemetti dal dolore quando le fitte al cranio aumentarono.
Lui andò verso la scrivania e mi portò un bicchiere d'acqua.

- Bevi. - suonò più come un ordine che come un invito.

Ma non mi importò, avevo la gola secchissima.. Sembrava non bevessi da settimane.
Così afferrai in fretta il bicchiere colmo di acqua fresca e lo bevvi senza staccarmi da quello nemmeno un secondo.
Tirai un sospiro di sollievo.
Lo guardai affascinata. La luce della luna illuminava e schiariva i suoi lineamenti e per la prima volta mi soffermai a guardarlo come si deve, senza paure. Era veramente un bel ragazzo. Uno dei più belli che avessi mai visto. Ma il suo carattere strambo, rovinava tutto.
Mi accorsi dopo pochi minuti di averlo fissato troppo a lungo, così abbassai lo sguardo arrossendo.
Poco dopo, quando lo rialzai per dire qualcosa, notai che lui stava facendo esattamente ciò che io avevo eseguito precedentemente: mi stava osservando molto attentamente. Chissà a cosa stava pensando.
Quando i suoi occhi incontrarono i miei, si avvicinò per rubarmi di mano il bicchiere d'acqua. Si alzò di nuovo e lo posò dove l'aveva preso.
Poi si mise di fianco a me, mi prese le mani e mi aiutò a sdraiarmi.. Ero girata dalla parte opposta a lui quando sentì delle forti braccia stringermi la vita da dietro.
Mi stava abbracciando.
"Perché ora fa così?"

- Perché... F-fai quello che fai? - sussurrai delicatamente avendo paura della sua risposta.

Il suo fiato mi solleticò l'orecchio.

- A volte... La voce nella mia testa mi dice di farti del male. -

"La voce nella sua testa? Mio dio."

- A volte sono consapevole di ciò che faccio, ma non mi importa e continuo. Sono io a volerlo. Perché se sono stato male io devi stare male anche tu. -

Mi irrigidii all'udire di quelle parole.
Anche se ormai ero pienamente consapevole della sua pazzia.
Ma poi, come mai è stato male? Cosa è successo a quel bellissimo ragazzo con quello scintillio maligno negli occhi?

- A volte invece... - si bloccò.

Mi girai verso di lui, aspettando il continuo.. Ma non voleva proprio arrivare.

- A volte invece..? - lo spronai ad andare avanti.

Mi guardò intensamente.

- A volte invece penso che tu sia così bella.. Così forte ma così sensibile... Che l'idea di farti male mi sembra irragionevole. - mi spiegò.

- Ora è uno di quei momenti? - chiesi.

Annuì lentamente continuando a fissare le mie iridi verdi.

- Perché non puoi essere sempre così? -

Si incupì.

- Io sono come sono. E nessuno deve dirmi cosa devo fare o cosa devo essere. - esclamò severamente.

Mi spaventai un attimo e poi annuii.

- S..scusa. -

In risposta mi strinse forte, come a dire 'non preoccuparti, ma non provare a dirlo mai più'.

- Perché oggi mi sembravi preoccupato? Tanto dovrò morire no? - chiesi cercando di recuperare le forze.

- Si, morirai te lo garantisco. - disse con voce quasi triste ma convinta - Ma bisogna dare tempo al tempo e non affrettare le cose. - disse.

- Come mai? -

Alzò le spalle con noncuranza: - Lui dice che è meglio così e lui ha sempre ragione. -

La voce nella sua testa.
Come fai a combattere una cosa che non esiste? Che non puoi nemmeno sfiorare e che non sai nemmeno quello che dice, i suoi progetti?

- Posso.. Posso sapere cosa è successo a tuo fratello? - chiese titubante.

Quasi risi alla sua esitazione, era completamente incoerente e totalmente lunatico. Ma almeno in parte avevo capito il perché, anche se non sapevo la causa del suo dolore più grande. Poi mi riconcentrai sulla sua domanda e la voglia di ridere, svanì all'istante. Passarono alcuni attimi prima che la mia voce si facesse sentire.

- È morto in un incidente. - non aggiunsi altro, cercando di fargli capire che non era il luogo e il momento adatto.

Mi strinse forte e, inaspettatamente, mi baciò la guancia.
Sbadigliai profondamente e sentii le mie palpebre improvvisamente pesanti.

- Buonanotte T... - mormorai, ormai entrata in uno stato di dormiveglia.

- Buonanotte Jess. -

Lo sentii sospirare profondamente prima che una voce che sembrava ormai lontana dicesse:

- E comunque, mi chiamo Thomas. -

Non sentii nient'altro e quasi mi chiesi se quel nome me lo fossi sognato.

Probabilmente era così.
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Eccomiii ;)
Finalmente è stato rivelato il nome, o forse no? L'ultima frase lascia molto a desiderare in effetti.
Una domanda però sorge spontanea: cosa è successo a questo povero ragazzo?
Tempo al tempo. E buonanotte.

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