11. Non avrei mai rinunciato a te

694 40 37
                                    

Capitolo 11: "Non avrei mai rinunciato a te"

Quando la vita si blocca, quando la mente non fa che pensare a determinate cose, è lì che scatta qualcosa dentro di te. Inesorabilmente.

Sono passati due giorni dall'incontro con Dusan.
La mia mente mi ha giocato brutti scherzi in questo periodo.

Di notte vengo svegliata da incubi, gola secca e quel maledetto gioiello che mi fissa dal comodino.


Di giorno non ne combino una giusta, dato il poco sonno della notte.

Per questo motivo, ho preso una decisione drastica.

È domenica mattina, in casa mia regna il silenzio, sia mio fratello che i miei genitori dormono ancora, mentre io, appena svegliata dall'ennesimo incubo, mi perdo ad osservare il gioiello tra le mie mani.

Dusan ha buon gusto. È la prima cosa che penso, mentre lo rigiro tra le dita.

Da quando Dus mi ha parlato, dicendomi che Federico mi ha riaccompagnata a casa, altri chiodi fissi si sono insinuati nella mia testa.

Cosa sarà successo in questa camera? Ho fatto qualcosa di inappropriato? Avrò detto qualcosa di sbagliato? E lui? Ha detto o fatto qualcosa?

Sospiro rumorosamente. Troppe sono le domande e troppe poche sono le mie risposte.

Non mi resta che fare solo una cosa.
Parlare direttamente con Federico.
Ma la vera domanda è: posso piombare a casa sua come se nulla fosse? Come se la nostra relazione non fosse mai esistita? Come se Lucia non esistesse?

Decido di alzarmi. Tanto ormai non riprenderò sonno.
La sveglia segna le otto di mattina.

Scendo in cucina e inizio a preparare la colazione per tutta la famiglia. Mi distrarrò sicuramente, sempre meglio che continuare a farmi torturare dalle mie domande.

Aziono la macchina del caffè, che inizia a riscaldarsi. Nel frattempo, mescolo tutti gli ingredienti per creare i miei pancake speciali.

Quando l'impasto è pronto, recupero una padella antiaderente e la faccio scaldare con una noce di burro. Inizio a cuocere i miei pancake, soffici e di un profumo inconfondibile.

Il caffè inizia a salire e la cucina si riempie subito del suo aroma.

«Buongiorno. Che buon profumo» mia madre fa il suo ingresso in cucina, stretta nella sua vestaglia bordeaux.
«Buongiorno mamma, la colazione è quasi pronta» dico. Mi arresto per qualche secondo, il tempo per depositarle un bacio in guancia.
«Bene, allora vado a svegliare quei due dormiglioni» ridacchia lei.

Completo la cottura dei pancake, che deposito nei piattini e li porto in tavola.
La mia famiglia mi raggiunge, mio padre e Noah, a differenza di mia madre che è pimpante di prima mattina, sembrano due bradipi. Raggiungono il tavolo a piccoli passi, Noah mi fa un debole sorriso e mio padre mi scompiglia i capelli, già abbastanza disordinati.

«Buongiorno tesoro, che bella colazione, sta per cascare il mondo?» mi prende in giro mio padre. In effetti non capita spesso che prepari la colazione per tutti.
«Simpatico» forzo un sorriso e mi siedo accanto a Noah.

Facciamo colazione in silenzio.
Io taglio i miei pancake a piccoli pezzi, giocherellandoci più che mangiarli.

Ho lo stomaco chiuso e un macigno su di esso.
Noah, sempre attento e premuroso nei miei confronti, sembra accorgersene e mi poggia una mano sulla gamba.

L'intervista • Come tutto è cambiato || F.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora