0. Gelato

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<<Tra quanto arriviamo?>> chiesi per la milionesima volta, tenendo gli occhi chiusi e beandomi del calore che il sole mi dava.

<<Adesso.>> Mio padre fermò la macchina ed io feci un balzo, aprendo la portiera e uscendo fuori.

Osservai la casa da fuori, la mia casetta. Sospirai e poi pensai a scaricare le valigie.

<<Andiamo Lucky.>> liberai il mio cane dalla pettorina e camminai davanti a lui per fargli strada. Era la prima volta che veniva alla nostra casa d'estate, e dopo un viaggio caldo ed estenuante si sedette davanti la porta prima di entrare.

Posai la mia valigia lilla nella mia camera e mi cambiai indossando il costume e un vestito floreale da sopra.
Presi la borsa con l'asciugamano ed indossai gli occhiali da sole.

<<Vai a mare?>> mi chiese papà, ed io gli risposi affermativamente.

<<Sì.>> gli lasciai un bacio sulla guancia e salutai Lucky prima di uscire.

Ero sicura di trovare la famiglia Leclerc già a mare, beh, non ero certa di trovarla tutta, ma speravo di trovare almeno Arthur.

<<ThurThur!>> lo chiamai da lontano. Il biondo si girò sorridendomi. Corsi verso di lui, attenta a non inciampare nella sabbia, che mi avvolse tra le sue braccia.

Anche se i suoi capelli erano bagnati e stesso era il suo corpo, non mi negai un lungo abbraccio con il mio migliore amico.

<<Lily.>> sussurrò felice.

Ed io confermai l'amore che provavo per l'estate.

Il sole splendeva sempre, il mare ti rinfrescava, esisteva il gelato e la scuola era soltanto un ricordo.

Poi, c'era Arthur con me.

<<Non ci vediamo da un sacco di tempo.>> dissi, realizzando.

<<Da natale.>> lui mi rispose, ed io mi staccai dalle sue braccia per guardarlo in faccia.

Non eravamo più bambini.

<<Lilly!>> qualcuno chiamò il mio nome, ed io mi girai verso la voce, trovando Pascale e Lorenzo venire verso di me.

<<Zia! Lollo!>> corsi, abbracciando entrambi.

Abbracciai prima il maggiore dei tre e poi la madre, che mi accolse tra le sue calorose braccia, nonostante i trenta gradi di mezzogiorno.

<<Amore.>> mi chiamò Pascale, portandomi i capelli dietro le orecchie per osservarmi meglio.

<<Sei diventata una donna ormai.>> mi strinse le guance tra le dita, facendomi sorridere così tanto da farmi male.

<<Mi sei mancata tanto.>> dissi, e lei mi sembrò essere un po' nostalgica.

<<Anche tu, lo sai. Adesso sei finalmente grande da poterti fidanzare con uno dei miei figli.>> disse, facendomi sgranare gli occhi.
<<Pascale!>> esclamai, facendola ridere.

Sicura di essere arrossita mi coprii il viso con le mani, e per la prima volta da quando ero arrivata pensai a dove era finito il figlio di mezzo, che ancora non avevo visto.
Guardai alle spalle della donna, sperando di trovarlo lì pronto per salutarmi.

<<Sta lavorando al simulatore, quest'anno la macchina fa schifo e ha molto lavoro da fare anche in estate.>> capii subito, come se mi avesse letto nel pensiero.

Mi prese sotto braccio e andammo sotto l'ombrellone, dove non c'era niente se non le magliette e i telefoni dei due fratelli.

Levai il mio vestitino floreale e lo lasciai sotto l'ombrellone, avvisai velocemente colei che chiamavo zia che sarei entrata in acqua e mi diressi verso Arthur e Lorenzo.

<<Miss!>> il più piccolo si avvicinò a me con una mano tra i capelli.

<<Thur. Non mi schizzare sennò le prendi.>> lo minacciai, alzando una mano in aria per enfatizzare il tutto.

<<No, no.>> Arthur alzò le mani in alto posizionandosi accanto a me.

Io mi bagnai fino al bacino, tirai in dentro la pancia quando i brividi mi cosparsero il corpo.

Due mani mi afferrarono i fianchi e prima che potessi girarmi mi sollevarono e catapultarono verso il largo, che non era molto distante, facendomi fare un tuffo.

Tornai in superficie senza fiato, sistemandomi velocemente i capelli e aprii gli occhi.

Il fratello di mezzo mi aveva finalmente deliziato con la sua presenza.

Aveva un sorriso furbo sul volto, coperto dagli occhiali da sole e a petto nudo.

Feci due veloci passi per raggiungerlo e placcarlo, facendolo cadere in acqua di schiena.

Non era mai stato così semplice affogarlo.

<<Dio mio, ti odio.>> sibilai tra i denti.

Charles Leclerc, il fratello con cui vado meno d'accordo.

Risalii velocemente da sotto l'acqua e si sistemò i capelli.

Incrociai le braccia al petto e aspettai un suo saluto.

<<Sembri Brontolo dei sette nani.>> disse, facendomi imbronciare ancora di più.

<<Certo che Pascale poteva farti più simpatico.>> dissi, dandogli le spalle.

<<Adesso basta.>> chiarì, spingendomi di nuovo verso il largo, senza farmi affondare quella volta.

Lo schizzai con il piede, e feci lo stesso con gli altri due fratelli, impegnati a guardare la scena.

<<Ah si?>> Arthur mi guardò con sguardo da sfida. <<Eh si.>> dissi.

E come quando eravamo bambini iniziammo una piccola gara di schizzi, come sempre interrotta da me che stavo quasi per affogare.

<<Devi migliorare. Fai schifo da sempre.>> mi disse Lorenzo, prendendomi in giro.

Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.

<<Voi siete sempre i soliti idioti, invece. Ma quando mi presentate le vostre fidanzate? Non voglio essere l'unica femmina qui.>> mi lamentai.

<<Charlotte ha la prossima settimana di ferie, ci raggiungerà.>> Lorenzo era quello che mi dava più soddisfazioni.

Io ero figlia unica la maggior parte dell'anno, ma d'estate eravamo tutti una grande famiglia e a quanto mi raccontava Arthur questo periodo era come pace.

<<Carla dovrebbe venire tra un paio di giorni, ma già la conosci.>> Arthur alzò le spalle. Sapevo che i due erano in un periodo no, ma che lui stava mettendo tutto se stesso per salvare quella relazione.

Guardai Charles per ultimo, che alzò finalmente gli occhiali da sole per guardami negli occhi e alzare le spalle.

<<Io non ho una ragazza.>> trattenni il sospiro di sollievo.

<<Inutile come sempre.>> lo insultai, ricevendo uno schizzo in cambio.

<<Va beeene.>> iniziai. <<Ho freddo quindi salgo, chi vuole un gelato?>> chiesi ai tre, ma soltanto uno rispose affermativamente.

<<Andiamo, offre Lollo.>> Io e Lorenzo uscimmo dall'acqua e ci avviammo sotto l'ombrellone.
Indossai il vestito che avevo usato per venire e ci dirigemmo al bar per prendere il solito gelato alla menta che era ormai abitudine prendere.

Fresco, buono, perfetto.

Poi era come una tradizione, l'estate non iniziava se non prendevamo tutti e quattro il gelato alla menta al chiosco del gelato.

Io presi una coppetta, mentre Lorenzo un cono con tanto di panna montata sopra.

<<Perché non prendi mai il cono?>> mi chiese.

<<Non voglio correre il rischio di sporcarmi.>> spiegai.

<<Cos'è la vita senza il rischio?>> mi chiese retoricamente.

Ed io non riuscii a rispondergli, la mia vita era fatta di scelte sicure, odiavo i rischi.

If I Could Fly [Charles Leclerc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora