E guardandomi allo specchio non facevo altro che maledire la me di gennaio per non essere andata in palestra.
Ma comunque, non potevo lamentarmi.
Avrei dovuto iniziare a correre, magari sollevare qualche peso e fare pilates.
E tutti questi complessi mi venivano soltanto quando uscivo con qualcuno di cui avevo paura il giudizio, ma nessuno mi veniva in mente.
<<Sei pronta?>> Dal telefono usciva la voce di Arthur, che mi stava aspettando sotto casa da almeno dieci minuti.
<<Si, adesso scendo.>>
E diedi solo un'ultima occhiata al mio riflesso prima di uscire dalla mia camera.
Avevo indossato dei semplici pantaloncini e un top blu scuro, che si abbinava bene alla mia carnagione ancora chiara, date le poche ore di sole.
Chiusi la chiamata e infilai il telefono nella tasca posteriore, appoggiai una felpa sulle spalle e salutai mio padre con un bacio sulla guancia.
<<Andrew è quasi pronto, aspettalo.>> annuii silenziosamente, e nel frattempo occupai i minuti sciacquando i piatti e infilandoli nella lavastoviglie, un gesto che poco spesso mi veniva spontaneo.
<<Grazie.>> mi disse mio padre, ed io rilassai le spalle rigide.
<<Non ho fatto nulla.>> sorrisi, senza mostrare i denti.
<<Fai più di quello che pensi.>> appena provai ad aprire bocca, Andrew uscì dalla sua camera e fummo costretti ad uscire.
Scesi le scale velocemente per evitare qualsiasi tipo di discorso e poi aprii il grande portone di legno, mostrandomi Arthur impegnato a smanettare sul telefono.
<<Thur!>> lo chiamai, avvicinandomi a lui, senza curarmi del biondo alle mie spalle.
Lui mi sorrise quando mi notò.
<<Finalmente!>> si lamentò, come solo lui sapeva fare alla perfezione.
<<Sta zitto.>> lo ammonii.
<<Stasera che facciamo?>> chiesi.
<<Charles ha invitato dei suoi amici a stare da noi, penso che andiamo in discoteca.>>
l'unica discoteca che c'era nel piccolo paese era a dieci minuti di macchina.
Alzai le spalle, essendomi quella decisione indifferente.
<<Okay.>> dissi, poi guardai Andrew e gli chiesi <<Per te va bene?>> ottenendo una risposta positiva.
<<Ah e.. ho una buona notizia!>> esclamò Arthur, facendomi subito alzare l'umore.
<<Parla.>> ordinai. <<C'è la fidanzata di uno dei suoi amici, fortunatamente.>>
Sorrisi, euforica.
<<E cosa facciamo ancora qui?>> domandai, prendendo sotto braccio entrambi e dirigendomi verso casa Leclerc.
Dopo che Arthur aprì la porta con le chiavi, un odore di casa di fece spazio nelle mie narici, e mi riscaldò completamente.
Abbracciai Pascale e salutai Lorenzo, chiacchierando con loro in cucina, mentre Arrhur e Andrew erano andati a chiamare gli altri.
<<Ciao!>> Charles mi salutò, quando ero ancora di spalle.
Io sorrisi prima di girarmi, notando il moro accanto ad una ragazza.
<<Ciao, sono Olivia, piacere di conoscerti.>> mi avvicinai a lei.
<<Io sono Alexandra, il piacere è tutto mio.>> mi sorrise ed io pensai di aver appena visto un angelo.
Indossava un vestitino azzurro, abbinato perfettamente alla sua carnagione abbronzata e ai suoi capelli scuri e lunghissimi.
Il sorriso era contornato da delle fossette e i suoi occhi erano dolci.Poi guardai il monegasco e realizzai il modo in cui la guardava.
Era la sua fidanzata.
A me, però, non importava. O almeno, non doveva importarmi.
Mantenni il sorriso a tutti i costi, guardando alle loro spalle e notando un'altra coppia.
<<Ciao! Tu sei Olivia! Finalmente ti conosco, mi parlano di te da quando siamo arrivati.>> sorrisi, guardando Arthur ma lui, dalla sua espressione, mi dimostrò di non centrarci niente.
<<Sono io! Per me è stata una sorpresa invece, ma sono davvero felice di non essere più l'unica ragazza.>> sorrisi, guardando poi l'abbigliamento costoso di entrambi.
Lei indossava una gonna e un top scuro, lui un jeans e una camicia di lino.
<<Io sono Kika, lui è Pierre.>> si voltò per indicare il suo ragazzo, ed io annuii, tenendo a mente i nuovi tre nomi che avevo imparato quella sera.
Beh, avere altre due ragazze, ma a che costo?
E mentre si presentò anche Arthur guardai un l'ultima volta Pascale, che sorrideva forzata, ma mi intimava di stare dritta con la schiena e di mantenere il sorriso.
La ringraziai con lo sguardo, fidandomi delle sue parole.
Le sere, lì al paese, erano monotone, si faceva sempre lo stesso percorso al viale o al lungomare. La cosa importante erano le persone con cui lo facevi, ma in quel momento ero grata di andare jn discoteca, non pensare a niente e tornare a casa con il mal di stomaco.
<<Io vado in macchina con Kika!>> esclamai, prenotando il mio posto nella macchina della coppia, e automaticamente anche quello di Arthur.
<<Allora io, Alex e Andrew andremmo nella mia.>> fu Charles a parlare dopo di me, con un tono di sfida.
<<Okay.>> dissi, aumentandolo.
<<Okay.>> disse, dopo di me.
Ci guardammo negli occhi ma fui la prima a girarmi per aprire lo sportello della macchina, attenta anche solo a farle un graffio.
<<Tu e Charles non andate molto d'accordo?>> mi chiese Pierre.
<<Dipende.>> risposi. Non ero di molte parole quando dovevo parlare di Charles.
<<Mi sembra assurdo che venga qui ogni estate, e non ci abbia mai fatto conoscere!>> Kika, cambiò discorso, forse era stata un intuizione femminile a farle capire che del moro non volevo spendere alree parole.
<<Vero, è geloso dei suoi amici, credo. Soprattutto perché Pierre è un suo nemico in piata il vostro rapporto sarà speciale. Da quanto vi conoscete?>> chiesi al biondo, lui sembrò pensarci su, prima di rispodermi.
<<Tanto, sicuramente più di dieci anni, dai tempi dei kart.>> sorrise, al ricordo.
Charles, ai tempi dei kart, lo vedevo meno che quando gareggiava in Formula 1.
Il viaggio fu breve, anche grazie al braccio di Arthur che mi circondava le spalle, facendomi sentire protetta.
Uscimmo fuori dall'auto, entrando nel locale poco dopo.
Ordinammo un paio di bottiglie e spavaldo, Charles, fece mettere tutto sul suo conto, procurandoci anche un tavolo.Il primo drink fatto lo presi io, buttandolo giù velocemente.
E se Kika si sentiva libera di ballare, Alex sembrava un pesce fuor d'acqua. Era rigida e se ne stava seduta composta sui divanetti, costringendo anche Charles a fare lo stesso.
E chi più di me sapeva che Charles amava ubriacarsi e ballare in mezzo alla pista.
Io e la portoghese ci divertimmo come matte quella sera, riuscii a non pensare a niente e soltanto allora riuscii a dire che, finalmente l'estate era cominciata.
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If I Could Fly [Charles Leclerc]
FanfictionÈ finalmente estate, e per Olivia significa soltanto una cosa: Famiglia Leclerc. Lei e Arthur sono migliori amici da sempre, sono cresciuti insieme, estate dopo estate. Il loro rapporto continua a distanza, tranne che durante i tre mesi caldi, quell...